L'integralismo se la prende anche con gli etero: «Il 90% dei matrimoni è sacrilego»

Giovanni Zenone, classe 1968, è sposato e padre di sei figli. Lavorava come professore di religione cattolica prima di essere sollevato dall'incarico dalla Curia di Verona. Oggi risulta fra le rirme di Cultura Cattolica e Il Timone, nonché direttore di Fede & Cultura edizioni (ossia la casa editrice che stampa i libri di Gianfranco Amato).

Volti in primo piano nella lotta contro il riconoscimento delle unioni gay, è attraverso un articolo pubblicato sul blog "La voce di don Camillo" che Zenone si scaglia anche contro i matrimoni eterosessuali, sostenendo che i preti dovrebbero selezionare chi sia meritevole di poterlo fare o meno. In particolar modo, il metro di giudizio sarebbe rappresentato dalla disponibilità nel tentare di mettere incinta la moglie ad ogni occasione. Scrive:

Il Matrimonio cattolico è una cosa seria, per volere la quale è necessaria e imprescindibile una fede cattolica d'acciaio. Non è opzionale, per sposarsi in Chiesa, volere ed essere capaci di volere tutto quello che è incluso nel Matrimonio sacramentale, vale a dire per esempio l'indissolubilità, la fedeltà, l'apertura alla vita, ai figli che Dio manda, non solo a quelli che si progettano o si è disposti ad avere. Chi non sa e non vuole queste cose fa un matrimonio nullo. Cioè almeno il 90% di chi si sposa in Chiesa. Ma allora perché i preti celebrano così tanti matrimoni? Per stolta benevolenza, per i soldi dell'offerta che i coniugi danno alla parrocchia, perché essi stessi non hanno fede e non credono davvero nel Sacramento del Matrimonio con tutti gli annessi e connessi...? La simonia credo che non sia un elemento marginale. Ma allora il problema non è la facilità con cui si faranno le dichiarazioni di nullità, ma la facilità con cui i preti celebrano il sacrilegio del matrimonio per motivi poco nobili. È a questo livello che si deve intervenire. Non basta obbligare i fidanzati a frequentare un corso prematrimoniale, è necessario che sia accertata la loro fede e la loro volontà di contrarre davvero il Matrimonio come lo vuole Dio e la Chiesa. E se non lo vogliono non deve loro essere possibile cambiare di parrocchia e sposarsi lo stesso. La Chiesa cattolica avrà la forza di fare questo?

Dinnanzi a chi parla di «obbligare» qualcuno a fare qualcosa in cambio della possibilità di poter celebrare la propria unione dinnanzi a Dio, è difficile non osservare come la religiosità personale venga considerata ininfluente a fonte di dogmi che si vorrebbe imporre con violenza.


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