Ma di che gender stiamo parlando?


Ieri a Isola delle Femmine, con l'evento "Ma di che gender stiamo parlando", abbiamo dimostrato che la democrazia e il dialogo sono possibili, che chi diffonde odio e semina terrore per qualche oscuro interesse non ha vinto, che si può informare senza urlare e sbeffeggiare la dignità delle persone, additandole come mostri creati dalla scienza e da una società pervertita.
Gli esperti Chiara Oliva, Gaetana D'Agostino e Claudio Cappotto con un tono pacato hanno proposto una visione completa e approfondita dello spauracchio Gender, analizzandone le origini e le pericolose decontestualizzazioni, che portano a creare allarmismi ingiustificati, che creano isterie collettive su questo fantomatico pericolo Gender. Con la professionalità che li contraddistingue, hanno parlato al pubblico, senza l'arrogante pretesa di voler impartire lezioni, quasi fossero analfabeti da educare. Loro, invece, hanno invitato chi ha partecipato al convegno ad andare alla fonte delle informazioni, a cercarle e a capire, senza farsi dire da nessuno ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto o sbagliato, ma a conoscere i fatti e a rifletterci su in maniera autonoma e cosciente. Non hanno urlato, non hanno evocato regimi totalitari, bombe atomiche e altri flagelli, non hanno strumentalizzato i bambini per impaurire i genitori, non hanno sbeffeggiato la dignità delle persone mostrando foto irreali solo per mostrificare degli esseri umani, che hanno intrapreso un percorso di vita differente da quello di altri. Da professionisti quali sono hanno semplicemente rassicurato le famiglie, dimostrando attraverso studi scientifici seri, documenti ufficiali presi per intero ed esperienze professionali quanto educare al rispetto sia essenziale e utile per far crescere serenamente questi bambini, affinché siano persone libere e coscienti domani.

L'intervento, poi, della mamma Agedo ha toccato il cuore di tutti i presenti. Con la commozione tipica di una mamma che teme per il dolore del figlio, ha detto semplicemente: «Non mi uccide la sua omosessualità, non me ne vergogno. Mi uccide la sua sofferenza e la cattiveria di chi incita all'odio!». Non è servito aggiungere altro.
Tra il pubblico c'erano tante mamme, tanti papà, numerosi insegnanti e anche tante persone LGBT. C'erano anche i supporter di quel signore che gira la piazze italiane quotidianamente, proponendo uno show itinerante sempre uguale a se stesso e sempre carico di odio e omofobia per sua stessa ammissione. Con i toni esasperati e apocalittici urla che si vogliono manipolare bambini inermi e altre amenità, ma con una retorica violenta che, alla fine, pare dire il vero. Ma i fan di questo signore ieri hanno potuto esprimere il loro dissenso, senza ricevere neanche un fischio o un mormorio. Perché questa è la vera differenza tra noi e loro: noi non abbiamo bisogno di urlare le nostre idee, né abbiamo bisogno di creare allarmismi, facendo leva sui sentimenti di protezione che naturalmente ogni genitore nutre per i propri figli.
Anche altre persone hanno espresso in piena libertà le loro opinioni, più o meno condivisibili, ma non sentendosi mai minacciati o aggrediti. Nessuno è stato fischiato, nessuno ha strappato il microfono di mano a qualcuno: noi amiamo la democrazia.

Spero che a questo possano seguire altri incontri in altre piazze, perché il rispetto e la verità rendono liberi, perché dei bambini sereni saranno delle persone migliori quando diventeranno adulti. E, se avremo donne e uomini sereni e che non hanno paura della diversità, allora potremo dire di aver contribuito a rendere migliore questa società.
E alla fine "ma di che gender stiamo parlando?".

Articolo di @idrossido - Foto di Diletta Di Simone
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