Mi chiamo Abdi
«Mi chiamo Abdi. Chiamate questo numero, è la mia mamma». Nessuno dovrebbe essere costretto a mettere i propri figli su un barcone, ma per chi scappa dalla guerra non c'è altra scelta. E quello non è uno dei tanti messaggi che sono stati ritrovati scritto sul giubbitto salvangente di un profugo salvato dalle navi di Medici senza frotiere. In tanti scrivono messaggi, preghiere e numeri di telefono di parenti e amici da chiamare in caso di morte. Si è consapevoli dei rischi che comporta il tentare di attraversare il Mediterraneo ma spesso una labile speranza di un futuro è preferibile ad una morte certa.
Seppur in altri contesti, anche noi ci siamo ritrovati spesso a sottolineare come «le barriere uccidono». Ed è poprio quello lo slogan con cui Medici senza frotiere ha lanciato la campagna #safepassage per chiedere ai 28 capi di Stato e di Governo europei l'apertura di vie legali e sicure per tutte le persone in fuga verso l'Europa, in modo da porre fine alle politiche indifendibili che stanno trasformando un prevedibile afflusso in una vera tragedia umana.
L'associazione sottolinea anche come «barriere e identificazioni forzate non fanno che spingere le persone a ricercare rotte più pericolose e clandestine. Si continuano a perdere vite in mare, sui camion, nei campi di fortuna dove le persone vivono in condizioni inaccettabili, proprio nel cuore dell'Unione Europea. È ora di porre fine a politiche di deterrenza che mettono in discussione lo stesso diritto di asilo».
Perché non si può voltare la testa quando si è di fronte a bambini che testimoniano il terrore di Boko Haram attraverso disegni pieni di armi, elicotteri e persone decapitate. Ed è forse questo che l'Erupa troppo spesso dimentica, consentrandosi sui numeri senza tener conto che è di persone che si sta parlano.
Attraverso una campagna online, Medici senza frotiere chiede di immedesimarsi nei profughi e di domandarsi che cosa ognuno di noi scriverebbe sul suo giubbotto di savataggio. Una domanda così semplice rischia però di essere terribile, perché ci costringe a metterci nei panni di chi sta abbandonando tutto ed è pronto a mettere la propria vita a repentaglio nella speranza di poter avere un futuro.
Inoltre è anche possinile partecipare ad una raccolta firme volta a rafforzare la richiesta all'Europa perche offra un'alternativa agli scafisti attraverso l'immediata creazione di passaggi legali e sicuri.