Prosegue il terrorismo di Amato: «Nelle scuole c'è un reale e concreto pericolo di propaganda ideologica omosessualista»
È attraverso un articolo pubblicato su La Croce che Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, è tornato a fare terrorismo riguardo ai corsi di educazione alla diversità nelle scuole italiane. Nel suo articolo asserisce che «il problema oggettivamente esiste: c'è un reale e concreto pericolo che si allarghi il numero di istituti scolastici che intendono introdurre corsi ispirati alla teoria gender». Afferma anche che «la preoccupazione stavolta ha un nome inglese: gender».
Non mancano poi delle citazioni decontestualizzate con cui si cerca di legittimare la sua posizione, come il sostenere che «molti si chiedono se e come verrà realizzata anche nelle scuole italiane quella pericolosa forma di "sperimentazione educativa" sulla teoria gender, duramente condannata da Papa Francesco», così come domanda se «anche le nostre scuole rischiano davvero di trasformarsi in campi di rieducazione che ricordano gli orrori della manipolazione educativa delle dittature genocide del XX secolo e la colonizzazione ideologica della Gioventù Hitleriana, come ha denunciato il Santo Padre?».
Forse per deformazione professionale, Amato non manca di inserire anche un piccolissimo disclaimer che pare buttato lì solo per tutelarsi nel caso qualcuno lo accusi di fare del terrorismo. Una breve frase afferma che «di fronte a questo rischio, occorre che i genitori reagiscano in maniera razionale, lucida e serena. Non servono inutili allarmismi, ma occorre vigilanza nel prevenire e coraggio nel denunciare». Peccato che quelle parole appaiano poca cosa dopo i toni da terza guerra mondiale da lui scelti.
Non a caso si torna presto ad affermare che ci sia da aver paura dello Stato e della scuola pubblica dato che:
Il Cardinal Angelo Bagnasco, con un’espressione efficacemente evocativa, ha denunciato come “cavalli di Troia”. Si tratta di titoli di corsi ingannevoli – a volte veri e propri specchietti per le allodole – attraverso cui passa in maniera fraudolenta la teoria gender. Molti genitori li conoscono bene. I nomi che vanno per la maggiore sono: «corso sull’identità di genere», «lotta al bullismo omofobico», «corso sull’affettività», «lotta agli stereotipi di genere», «corso sulla parità di genere» e la ormai nota «lotta alla violenza di genere», introdotta nel sedicesimo comma dell’art.1 della legge sulla cd. “Buona Scuola”, la cui natura di “cavallo di Troia” è stata, peraltro, dimostrata dall’ordine del giorno n. 9/2994-B/5 approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 8 luglio. Con quel documento parlamentare, infatti, la Camera dei Deputati, dopo aver preso atto, nella premessa, del fatto che proprio il concetto di “violenza di genere” del citato comma sedici, «ha comportato una serie di storture applicative, che sono andate ben al di là dell’istanza, da tutti condivisa, di prevenire la violenza di genere e le discriminazioni», ha impegnato il Governo «in sede di applicazione del comma 16 del provvedimento in esame, ad escludere ogni interpretazione che apra alle cosiddette “teorie del gender”».
In realtà appare curioso come si possa sostenere che lo stato abbia confermato l'esistenza della fantomatica «idologia gender» su cui si basa la sua intera propaganda del terrore. la frase citata è presente nelle premesse di una mozione presentata da quattro parlamentari di Forza Italia noti per la loro indole omofoba (Pietro Laffranco, Trifone Altieri, Alessandro Pagano e Eugenia Maria Roccella) ma la documentazione parla di una rinunzia alla votazione dell'emendamento (quindi non esattamente di una sua «approvazione»).
L'avvocato suggerisce così ai lettori sette "consigli" per per poter «affrontare in maniera concreta e operativa la questione». Si tratta di consigli che paiono volti a suggerire l'intimidazione degli insegnanti e la richiesta di una legittimazione ai gruppi omofobi organizzati di poter parlare a nome della popolazione in cambio di "protezione" da una minaccia inventata a tavolino.
Si parte con il chiedere ai genitori di far capire ai dirigenti scolastici che è meglio evitare cordi di educazione alla diversità se non vogliono avere grave, suggerendo l'invio di «una lettera con cui chiedere di essere dettagliatamente informati per iscritto su eventuali progetti relativi all’educazione sessuale ed affettiva, all'identità di genere, o comunque connessi a forme di propaganda ideologica omosessualista, subordinando la partecipazione del proprio figlio minore ad un consenso scritto» Si afferma che «l'informazione della scuola dovrà riguardare, in particolare, il programma e il contenuto delle relative attività didattiche, i materiali e sussidi utilizzati, la data, l'ora e la durata di tali attività, e ogni informazione necessaria a identificare le persone e gli enti coinvolti nella organizzazione, al fine di valutarne anche i titoli».
Si passa poi a invitare a non firmare alcun patto di corresponsabilità, in modo tale da non assumersi alcun impegno in un'educazione congiunta con le istitìituzioni e per poter così affermare che il proprio parere debba essere ritenuto legge anche se in contrasto o a danno die figli altrui. Se sei omofobo, allora puoi imporre alla scuola di educare tuo figlio a essere un criminale che proovi piacere a picchiare i ragazzi gay e la scuola non può dirgli nulla anche se gli altri genitori (magari anche quelli delle vittime che rischiano di essere spinte al suicidio) chiedessero provvedimenti. Per l'integralista cattolico il figlio è una proprietà privata, da educare ad immagine e somiglianza del genitore attraverso un'informazione a senso unico che tanto ricorda gli orrori della manipolazione educativa delle dittature genocide del XX secolo (ma dato che la dittatura è quella cattolica e non quella dei diritti per tutti, allora in questo caso va va bene).
Nel caso di dubbi, l'invito è a coinvolgere gli organizzatori del Family Day, in modo tale che siano loro a strumentale la situazione.
Un altro punto riguarda l'invito a colonizzare tutti gli spazi ddegli organismi rappresentativi della scuola, in modo tale da poter imporre più facilmente il proprio pensiero e per poter mettere a tacere igenitori che la pensano diversamente riguardo all'educazione dei propri figli. Amato sostiene infatti che «l'esperienza ha dimostrato che in molti di tali organismi oggi sono presenti genitori totalmente indifferenti o addirittura favorevoli alla teoria gender. Occorre quindi recuperare quella concreta possibilità di presenza, e tentare di incidere, per quanto possibile, nelle scelte didattiche in modo da ridurre al minimo i rischi di indottrinamento».
Il lungo elenco va avanti suggerendo la partecipazione a tutti i convegni di propaganda del terrorismo (che lui sta provvedendo ad organizzare) e si chiede una massiccia partecipazione alle loro «manifestazioni di piazza».
Ovviamente non viene suggerito di leggere la documentazione ufficiale (che potrebbe mostrare come la sua intera propaganda si basi sul nulla), ma si auspica che «i genitori si tenessero costantemente aggiornati sui pericoli dell'indottrinamento gender nelle scuole, attraverso i pochi ma efficaci mezzi di comunicazione che consentono un'informazione libera su questo delicato tema. A cominciare, ovviamente, da questo giornale». E forse il solo sostenere che La Croce sia un giornale obiettivo e non ideologizzato queivale a una confessione della propria malafede...
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