Provita, tra «plastiche ai genitali» e una libertà di educazione che non vale per Angelina Jolie
«Si è diffusa la moda ideologica di considerare il sesso biologico irrilevante ai fini di considerare il proprio genere». È quanto afferma l'associazione omofoba Provita, una fra le principali fomentatici di quell'isteria gender che sta seriamente mettendo a rischio la sicurezza di migliaia di adolescenti attraverso le minacce che l'integralismo cattolico ha ricolto a qualunque struttura osi contestare la violenza di genere nei confronti di ragazzi lgbt.
Attraverso moduli prestampati, alcuni genitori hanno minacciato cause legali verso qualunque scuola osi dire ai propri figli la verità (ossia che l'omosessualità è perfettamente normale) ed è buffo che ora siano quelle stesse persona a lamentarsi se il ministro si è detta pronta a denunciare chiunque metta in giro false notizie volte a creare tensione sociale ed odio nelle scuole.
L'associazione integralista, istruita da Alexey Komov in persona al fine di cavalcare l'omofobia per garantire potere politico all'estrema destra pro-Putin, pare ormai alla canna del gas dato che per spergiurare l'esistenza del fantomatico «gender» ha dato vita ad un articolo fra i più imbarazzanti mai apparsi su loro sito (e di imbarazzanti ne sono tanti! ndr). Già, perché la fonte che dovrebbe testimoniare la veridicità delle loro affermazioni non sono altro che gli articolo che loro stesso hanno provveduto a scrivere per fomentare quell'isteria. Sarebbe un po' come scrivere un articolo per sostenere la reale esistenza di Babbo Natale e poi linkarlo come prova inconfutabile di quel fatto.
Solo in merito ad alcune dichiarazioni di personaggi come Miley Cyrus, vantano a caratteri cubitali come la fonte «fonti non siano sono giornali cattolico», anche se il tema dovrebbe essere la rivendicazione con cui chiedono che una persona adulta non possa definirsi al di fuori di schemi da loro decisi.
Ma ciò che stupisce è come tutto sia stato fatto finire nel calderone. Si va dai 71 generi proposti da Facebook sino agli «attori, cantanti e ballerine, più o meno famosi» (poi citano solo Miley Cyrus) che «rivendicano con orgoglio per sé o per i propri figli l'essere a-gender o gender fluid». Lamentano anche come «Angelina Jolie lascia i figli travestirsi secondo il genere che si sentono» o lamentano come «secondo i tribunali italiani e stranieri, si può cambiare sesso sui documenti “secondo come uno si sente”, anche senza fare la plastica ai genitali?».
Peccato che tutte queste rivendicazioni partano da un unico punto: il sostenere che a sé stessi quelle definizioni non servono, allora le si deve vietare. Un po' come se una persona preferisse il panettone e chiedesse che il pandoro sia messo fuori legge (chissà mai che poi non ne abbia un guadagno economico attraverso una diminuzione del prezzo del panettone dinnanzi alla maggiore vendita).
Pare che agli amici di Provita non passi neppure per la mente che se Facebook introduce 71 generi è perché qualcuno ha chiesto la possibilità di identificarsi in quella maniera. A loro non interesseeranno 69 generi in elenco, ma perché mai questo dovrebbe portare ad un loro divieto?
E dato che la loro intera campagna è volta a sostenere che i figli siano una proprietà personale dei genitori e che li si debba poter indottrinare all'odio a proprio piacimento, perché mai Angelina Jolie non dovrebbe essere libera di decidere per suo figlio? La libertà vale solo per chi la pensa come loro?
L'impressione è che qui la libertà non centri proprio nulla e che la rivendicazione sia un'altra, ossia il sostenere che gay e lesbiche debbano essere discriminati e che le transessuali devono subire punizioni di stato. Non a caso quello che loro chiamano «plastica ai genitali» non è altro che una castrazione e una sterilizzazione.
Non credo che Brandi gradirebbe una «plastica» si suoi genitali sapendo che ciò lo renderebbe sessualmente impotente, eppure lui chiede a gran voce che una simile barbarie sia imposta con la forza alle persone transessuali.
L'articolo continua poi con il lamentare che «nelle cliniche inglesi e olandesi danno gli ormoni ai bambini per bloccargli la pubertà», evidentemente facendo finta di non sapere che si tratti di pochi bambini che manifestano una evidente disforia di genere. In tal modo si potrà accedere ad interventi demolitoci (quelli che loro chiamano «plastiche ai genitali» e che auspicano nelle loro rivendicazioni) senza incorrere nei rischi di chi ha già sviluppato appieno gli organi rimossi, riducendo così i rischi. L'operazione demolitiva è infatti molto rischiosa e può condurre a gravi conseguenze se non addirittura alla morte. Pare dunque che Provita chiede a gran voce che i rischi di morte dei transessuali siano aumentati per legge.
Se la prendono persino con bambole, cartoni animati e tutto il resto. Sempre dimenticandosi che se qualcuno acquista un gioco o guarda un cartone animato, lo può fare per libera scelta. Il ridurre l'offerta non è una tutela, è una censura di chi vuole imporre un'ideologia con la forza. È l'idea di chi dice che si debba essere maschi eterosessuali perché lo stato deve spaventare a morte chiunque abbia altre esigenze (sia mai che poi si nasconda e non rivendichi diritti).
Davvero impressionante è il passaggio in cui l'associazione si mette a sindacare sulle violenze, sostenendo che potrebbe essere anche accettabile la prevenzione della violenza sulle donne purché sia assicurata una passività dinnanzi alle violenze di genere (che potrebbe anche essere il bullismo verso un ragazzo ritenuto effeminato). Eppure scrivono:
E perché nell’educazione alla non discriminazione delle donne si vuole educare alla “parità di genere” , come dice anche la Buona scuola di Renzi, e non alla “pari dignità sociale, senza distinzione di SESSO”, come dice l’art.3 della Costituzione? Forse perché i sessi sono solo 2 e i generi 71? Ma davvero è normale tutto questo, o è ideologico? E se non è “ideologia di genere”, allora, come si chiama?
Probabilmente si chiama "ignoranza", ma ad esprimerla è che ostenta la propria incapacità nel capire che il mondo è grande e che non dev'essere giudicato sulla base del proprio vissuto senza comprendere che le differenze sono una ricchezza e non una minaccia.