Quel profitto che conta più dei diritti umani


Il ministro Gentiloni ha incontrato a Milano il presidente della Repubblica dell'Uganda, Yoweri Museveni, per «fare il punto sulle ottime relazioni bilaterali e sulle principali questioni internazionali regionali». Questo, quantomeno, è ciò che afferma il sito della Farnesina.
Pare che nessuno abbia avuto da ridire sul fatto che Museveni sia in carica dal 29 gennaio 1986 o che abbia condannato il popolo ad una lunga serie di leggi discriminatorie, violazioni costanti dei diritti di parola e di associazione, persecuzioni per gli attivisti per i diritti umani, una gestione predatoria delle ricchezze naturali del paese e una corruzione dilagante (come ampiamente denunciato da Amnesty International).
Anzi, forse è per farlo sentire maggiormente a agio che si è deciso di ospitarlo in quegli stessi palazzi che fra meno di un mese ospiteranno un convegno omofobo patrocinato dalla regione (i proclami ideologici dell'assessore Cappellini saranno pur poca cosa rispetto a chi si è messo a dibattere se uccidere i gay o se limitarsi a metterli in carcere a vita, ma sicuramente sottolineano una certa similitudine nella gestione dei diritti umani).

Ma se negli incontri istituzionali l'Italia si limitata a mostrarsi senza spina dorsale e incapace di parlare di diritti civili, lo scandalo è nato dall'invito che ha portato Yoweri Museveni all'Università di Bergamo per tenere una conferenza intitolata titolo "Uganda: land of opportunities".
Nella fattispecie pare che la giunta regionale guidata da Roberto Maroni abbia ravvisato quell'opportunità nel progetto per la costruzione di una struttura sanitaria a Lubowa, in Uganda. L'ospedale Papa Giovanni XXIII (l'ex Riuniti di Bergamo) dovrà garantire supporto tecnico mente la costruzione verrà affidato alla multinazionale italiana Finasi. Quel nome potrà risultare sconosciuto ai più ma, così come ben argomentato da Bgreport, si tratta di un'azienda coinvolta in alcune vicende di tangenti, che ha ottimi rapporti con le dittature africane e non manca di vantare collegamenti con l'ex tesoriere leghista Francesco Belsito (oggi sotto processo per reati come truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato, appropriazione indebita aggravata e riciclaggio).

Ecco dunque che c'è una politica pronta a far affari con chi non sa cosa siano i diritti civili. Si fa finta di nulla dinnanzi a chi espropria ai contadini i loro campi al fine di costruirci pizzi petroliferi, si ignora di come gay e lesbiche siano perseguitate e non si fa una piega dinnanzi chi usa l'ignoranza e il cristianesimo ultra-conservatore come arma di propaganda politica. Vien da sé che sia più complicato dare il pane ai cittadini piuttosto che promettere loro protezione da false minacce, motivo per cui ci potrebbe essere un guadagno nell'opprimere una minoranza dopo aver fatto credere che i gay possano rendere omosessuali i propri figli (soprattutto in uno stato dove la capacità riproduttiva è considerata una ricchezza in virtù di come i bambini possano essere mandati a lavorare). È così che un genocidio può essere promesso come «un regalo di Natale», tanto ci sarà sempre chi sarà disposto a voltare la testa e a continuare a fare affari.

C'è poi chi non ci sta, motivo per cui la visita bergamasca di Museveni non è stata contesta da alcuni attivisti lgbt, ma anche i giovani di Caritas, Acli e Operazione Mato Grosso si sono organizzati per accogliere il presidente ugandese con una protesta.

Via: Il grande colibrì
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