Quelli del "Non sono omofobo ma i gay vanno bruciati nei forni"


Come prevedibile, la solidarietà espressa al Telefono Rosa dinnanzi al vile attacco da parte dell'integralismo cattolico ci ha portati ad essere inondati di messaggi d'odio volti a sostenere che la fantomatica «ideologia gender» esista, sia pericolosissima e che il sistematico annientamento delle minoranze sia l'unica via perseguibile per «difendere» i propri figli (sempre ammesso che non siano gay, altrimenti si invita a ucciderli nei forni crematori). Al solito le uniche tesi ripetute a pappagallo sono le teorie espresse da personaggi come Gianfranco Amato o Mario Adinolfi, personaggi che non hanno alcuna competenze in materia ma che i loro seguaci amano elevare al grado di massimi esperti in grado di contrastare qualsiasi tesi scientifica elaborata in decenni di ricerca con i loro semplice pregiudizio misto ad un po' di fanatismo religioso (è classico il loro sostenere che sia Dio a volere qualcosa quando non si hanno argomentazioni in merito).

Fa un po' sorridere, dunque, che qualcuno possa gente paragoni la scienza alla «Santa Inquisizione», parlando di «arroganza, supponenza, opinioni spacciate per certezze apodittiche e verità rivelate». Al solito si sostiene che «in questo modo, non solo non fuga i sospetti che l' ideologia gender esista, ma li conferma in pieno! Conferma il fatto che siamo in mano a dittatori».
Poi, dato che Amato va in giro a dire che i gay sono nazisti, c'è anche chi dice: «anche Hitler diceva che non esisteva nessun forno crematorio». Peccato che migliaia di gay siano stati uccisi in quei forni e che il paragone fra un genocidio e il contrasto alla propaganda non siano equiparabili. ma soprattutto fa effetto che a scrivere queste cose siano le stesse persone che frequentano i numerosi gruppi d'odio presenti su internet per sostenere che i gay debbano essere picchiati dagli squadristi o bruciati proprio nei forni. C'è persino chi pensa sia divertente pubblicare immagini in cui Hitler e Mussolini cercano di far entrare i gay in un campo di sterminio (poi sostenendo che l'omofobia non esista e che si debba temere una fantomatica «eterofobia»).

Tra i commenti c'è chi attacca il Telefono Rosa sostenendo che: «Ci avete presi per fessi? Chi ha detto che l'unico modo per combattere il bullismo contro i "diversi" sia affermare che la diversità non esiste? Chi ha detto che l'unico modo per combattere il bullismo verso le persone grasse sia negare che sono grasse o dire che essere grassi è bello e giusto? Invece il rispetto degli altri non nega le diversità e i difetti. Anzi, il concetto di rispetto degli altri si basa proprio sul riconoscimento delle differenze. Invece voi avete la pretesa (assurda) che l' unico modo per vietare le discriminazioni sia far sparire le differenze. Così le create le violenze e le discriminazioni, anziché combatterle. Perché poi la gente non è scema e capisce che le diversità esistono».
Interessante è notare come, dinnanzi a chi sostiene che nessuno vuole annullare le differenze, c'è chi prosegue sulla propria strada e come un sordo afferma che qualcuno vuole introdurre un qualcosa che tutti sostengono sarebbe pura follia (dacché nessuno, ma proprio nessuno, vuole appiattire le differenze).
L'unica eccezione è rappresentata dall'integralismo cattolico, dato che è proprio nei gruppi Facebook di istigazione all'odio che possiamo incontrare persone pronte ad affermare che i gay devono uniformarsi agli eterosessuali se vogliono essere accettati: «accettare le nostre diversità -dicono- è tanto più facile quanto maggiori sono le similitudini che ci accomunano». A scrivere queste frasi è chi si dichiara al fianco di Amato e di Provita nella loro guerra ai diritti civili dei gay.

Questo dualismo nell'attaccare l'altro ed assolvere sé stessi non è certo un caso isolato. In altre pagine c'è chi attacca Arcigay, sostenendo che un sindaco che non trascrive le nozze fra persone dello stesso sesso contratte all'estero stia solo «rispettando la legge». Si sorvolano come alcuni Tar abbiano espresso perplessità sul fatto che la circolare si Angelino Alfano sia conforme alla legge e si presenta come dato oggettivo che la legge italiana preveda la sistematica discriminazione dei gay. Ma se a calpestare i diritti costituzionali dei cittadini è un'impiegata statale cattolica che si appella Dio per chiedere di non adempiere ai suoi doveri, allora si versano fiumi di inchiostro per sostenere che si sia dinnanzi ad «una vittima». Si afferma che il rispetto delle legge sia contrario «alla libertà di culto» e si accusano i discriminati di aver compito «una prova di forza» nel denunciare chi ha cercato di negare i loro diritti. Tutti i tribunali hanno dato alla donna, ma per i cristiani il solo fatto di dichiararsi tale deve garantire la piena libertà di discriminazione anche a scapito dei diritti costituzionali altrui (e la Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiaramente sancito come il matrimonio fra persone dello stesso sesso sia un diritto costituzionale).

A far riflettere è però come tutte queste rivendicazioni non solo siano sempre riconducibili ai soliti gruppi noti ed organizzati che vivono sull'isteria gender, ma anche come i documenti offerti si basino costantemente su falsificazioni. Si arriva persino a citare il codice penale per sostenere che i partecipanti ai gay pride debbano essere arrestati e si cerca di legittimare la richiesta presentando una foto che si sostiene sia stata presa da una manifestazione dell'orgoglio gay. Peccato che sia sufficiente una semplice verifica per constatare che la foto non ritragga un pride ma un Folsom Street organizzato a Barcellona, ossia una fiera del sesso che si è svolta in aree private e che è stata riservata ad un pubblico adulto interessato al tema.
Vien sa sé che sarebbe come mostrare l'immagine di un'attrice porno che si esibisce sul palco del Bergamo Sex per poi sostenere che si tratti di una processione religiosa e che i partecipanti si comportino così in onore di un qualche santo. È una bugia, è una menzogna ed è una falsità creata al solo fine di alimentare disinformazione ed odio.
Grave è anche come questa gente si senta legittimata dalla politica. Non è forse un caso se un gruppo d'odio che attacca i gay pride attraverso la pubblicazione di insulti e falsità, poi sia in prima fila nell'auto-legittimarsi attraverso le posizioni omofobe del sindaco di Venezia.

Ma forse il post che può racchiudere l'intero pensiero che si nasconde dietro agli idologi dell'isteria gender è quello in cui un gruppo d'odio commenta una manifestazione lgbt a favore dell'accoglienza dei migranti e scrive: «Lesbiche e gay supporteranno pure i migranti mussulmani, ma dibuito fortemente che i mussulmani supportino anche gay e lesbiche». Poche parole bastano a capire che per loro i diritti non sono da ritenersi tali a priori, ma tutto dovrebbe essere misurato sulla base del guadagno personale che ci si può trarre dal rispetto verso l'altro.
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