Secondo La NuovaBQ, è intollerabile che i cristiani debbano rispettare le leggi anti-discriminazione
Insieme al mensile Il Timone, la rivista francese l'Homme Nouveau, la testata online spagnola Infovaticana e il centro di riflessione antropologica Dignitatis Humanae Institute, La Nuova Bussola Quotidiana risulta tra gli organizzatori di un convegno internazionale volto a chiedere «la riproposizione chiara e integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia e dell'educazione» in vita del Sinodo ordinario sulla famiglia. Si prefigge così la richiesta di una chiusura a qualunque cambiamento della società, in un una Chiesa che sia sempre meno inclusiva e sempre più riservata ad un integralismo religioso.
A confermarci i rischi di quell'estremismo è anche la posizione che il giornale ha deciso di prendere nei confronti di Kim Davis, la funzionaria statunitense che si è appellata alla sua libertà religiosa per sostenere che fosse un suo diritto l'impedire la celebrazione di nozze fra persone dello stesso, ossia unioni legati e riconosciute un diritto Costituzionale di ogni americano. Il tutto, ovviamente, rifiutandosi di dare le proprie dimissioni in modo che nessun altro potesse sposare i richiedenti.
Ed è proprio riferendosi a quanto avvenuto che La Nuova Bussola Quotidiana scrive:
Il “caso Kim Davis”, la funzionaria della contea di Rowan, in Kentucky, arrestata per essersi rifiutata «in nome di Dio» di firmare le licenze di matrimonio di due coppie omosessuali, conferma (forse persino prima del previsto) la fondatezza della paure scatenate dalla sentenza con cui il 26 giugno la Corte Suprema federale ha legalizzato le “nozze” Lgbt in tutti gli Stati Uniti. Ovvero che nel Paese nordamericano vige di fatto uno Stato di polizia che nega ai cittadini americani la libertà di coscienza, di espressione, di religione e, la Davis lo sa bene, di movimento, comminando provvedimenti restrittivi a chi dissente dall'ideologia al potere.
Si sostiene dunque che la legge sua un'imposizione e che i cristiani non debbano essere tenuti a rispettarla (peraltro riprendendo una posizione già espressa dalla Manif pour tous). L'ottica è qunque quello di una religione che non è più un sentimento personale, ma come un'arma con cui ledere i diritti e la vita stessa degli altri attraversato l'imposizione violenta dei proprio volere.
Ma non solo. La Nuova Bussola Quotidiana afferma anche che la discriminazione deve essere sempre permessa a chiunque si riempa la bocca citando il nome di Dio. Ed è così che lamenta come lo stato abbia chiesto il rispetto delle leggi anti-discriminazione anche agli organismi confessionali:
Gli organismi religiosi che assistono poveri e bisognosi anche grazie ai finanziamenti pubblici saranno costretti ad accettare le domande d'impiego avanzate pure da gay, lesbiche, trans e bisex (a cui l’ultima moda aggiunge gl’“indecisi” e gl’ “intersessuali”) altrimenti si vedranno negare dallo Stato federale i fondi con cui svolgono quelle attività assistenziali che sono parte ineliminabile della loro vocazione e della loro mission. Un ricatto, cioè, che minaccia di colpire al cuore enti no-profit, Chiese e intere famiglie religiose sul filo di un triplice paradosso beffardo. Primo, lo Stato federale (centrale) negherà alle charity quei contributi che vengono dalle tasse degli americani senza né informarne né chiederne il permesso agli stessi contribuenti. Una parte (verosimilmente considerevole) dei quali non solo non è d'accordo, ma le tasse le paga anche perché cosciente del fatto che contribuiscono a realizzare la vocazione e la mission di enti no-profit, Chiese ed intere famiglie religiose. Dunque, a fare del bene pubblico a chi sul serio ne ha bisogno.
Seguendo gli standard della propaganda nazista, il giornale integralista ci tiene a sostenere che loro siano la maggioranza e che, sicuramente, tutti gli americani sarebbero favorevoli a veder legalizzata la discriminazione. Peccato che già nel caso della Davis, le percentuali di chi condivideva quell'atteggiamento violento era di molto inferiore alla metà dl campione preso in esame.
Ma a preoccupare è il tenore delle rivendicazioni. Si afferma così che le tasse dei cittadini debbano necessariamente essere date nelle mani di chi li reinvestirà solo a favore di una parte e si afferma falsamente che la libertà religiosa dovrebbe essere interpretata come una libertà assoluta, incurante di regole e leggi. Una teoria che porterebbe a legalizzare persino l'omicidio, dato che poi basterebbe sostenere chi sia stato Dio a chiedercelo per poi appellarsi alla propria fede.
Ovviamente non manca anche il solito riferimento volto a sostenere che la discriminazione porti vantaggi economici a chi discrimina:
Secondo, lo Stato federale (centrale) vieterà in questo modo a organizzazioni private che impiegano per il bene comune fondi pubblici (cioè quote di partecipazione dei cittadini all’amministrazione del Paese) di svolgere quelle attività assistenziali che lo Stato non può, non vuole, non è capace o comunque non svolge in prima persona, con aggravato danno (anche economico) certamente dei bisognosi, ma altrettanto sicuramente dell’intera macchina federale. Terzo, lo Stato federale (centrale) costringerà una parte (verosimilmente considerevole) dei propri cittadini ad agire contro la propria morale, la propria coscienza e la propria fede (tutelate costituzionalmente dal primo articolo del “Bill of Rights”) come solo i regimi totalitari hanno fatto e fanno.
Lamentano poi come l'esenzione dal rispetto della legge per i cattolici dovrebbe valere anche in qualunque ambito, dato che i diritti sono un male e una persona non deve avere il diritto al rispetto a meno che non siano i cristiani a decidere di concedergliela:
La nuova misura di Obama è del resto l'estensione al settore del “privato religioso” di quanto vale da già più di un anno per il settore statale. Nel settore statale, infatti, l’Ordine Esecutivo 13672 firmato da Obama il 21 luglio 2014, impedisce ai datori di lavoro federali di discriminare gli assunti e i richiedenti lavoro in base all'identità di genere, ampliando la portata dell'Ordine Esecutivo 11246 che, firmato il 24 settembre 1965 del presidente Lyndon B. Johnson (1908-1973), impedisce le discriminazioni di razza, colore, religione, sesso od origine, a sua volta già estesa dall'Ordine Esecutivo 11478 (8 agosto 1969) del presidente Richard Nixon (1913-1994) per includere disabilità ed età, nonché dal presidente Bill Clinton con l'Ordine Esecutivo 13087 (28 maggio 1998) per comprendere pure l’orientamento sessuale (il passo avanti sta nel dare legittimità formale e riconoscimento legislativo all'ideologica pretesa di distinguere il genere di una persona dalle sue caratteristiche sessuali).
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