Charamsa intervistato in esclusiva da un sito lgbt: «Fare coming out è un dovere morale»


Monsignor Krzysztof Charamsa ha rotto un altro tabù, rilasciando una lunga intervista ad un sito d'informazione lgbt. È l'italiano Gay.it ad aver raccolto le parole del monsignore riguardo al possibile matrimonio con il compagno, alla strumentalizzazione della fantomatica "teoria gender", l'influsso del Vaticano sulla politica Italiana e quella che l'integralismo cattolico solito chiamare "lobby gay".
Charamsa ha raccontato come «il mio compagno è catalano, appartiene alla antica Nazione Catalana, che attualmente fa parte dello Stato Spagnolo, dove sul tema dei diritti individuali delle persone omosessuali e delle loro famiglie siamo -grazie a Dio- all’avanguardia» non senza dimenticare di precisare la sua intenzione di dedicarsi «anche alla difesa dei diritti delle minoranza sessuali».
Riguardo al rapporto fra preti ed omosessualità, il monsignore ha poi sottolineato come «questo succede con molti preti che hanno la fortuna dell’esperienza della relazione d’amore etero- o omo-sessuale, ciascuno secondo la propria natura: diventano preti migliori, nonostante l’oppressione della chiesa. L’amore ha intensificato in me le migliori energie sacerdotali».
Charamsa ha sostenuto che coming out sia consigliabile per raggiungere la pace con sé stessi, ma in questo periodo sia anche «un dovere di coerenza, un obbligo».
Non sono mancate frecciate alla Chiesa: «Penso alla Congregazione per la dottrina della fede, l’antica Inquisizione, che è uno dei più importanti uffici del Vaticano e nello stesso tempo la principale agenzia dell’omofobia della chiesa». Ed ancora: «Esiste solo una azione di promozione mediatica affinché il mondo creda che la chiesa “rispetti” gli omosessuali: ma questa è una bugia».
Durante la sua esperienza vaticana, il sacerdote dice di non aver mai ravvisato l'esistenza di alcuna "lobby gay", dato che: «Ho conosciuto solo singoli preti gay [...] spaventati della loro omosessualità e in uno stress continuo. Non mi pare che siano capaci di porre in piedi una lobby: piuttosto odiano se stessi e così iniziano a odiare tutti gli altri gay. Nel clero siamo esperti di omofobia interiorizzata, quella che dall’odio verso se stessi ci porta ad odiare le persone simili a noi. È davvero un caso drammatico».

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