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I diritti dei gay calpestati da un giudice fan di Adinolfi e delle Sentinelle in piedi

Carlo Deodato è il giudice del Consiglio di Stato che ha redatto la sentenza con cui è stata bocciata trascrizione dei matrimoni contratti all'estero. Classe 1967, su Twitter si presenta come «Giurista, cattolico, sposato e padre di due figli».
Basta sfogliare i suoi post pubblici per osservare come l'uomo sia solito ritwittare i post di Tempi in cui si sostiene che le scuole siano invase dalla fantomatica «ideologia gender» o quelli in cui gli integralisti de La Nuova Bussola Quotidiana lodano le Sentinelle in piedi dichiarando che «la nuova resistenza si chiama difesa della famiglia». Non mancano poi citazioni volte a sostenere che l'unica famiglia ad aver diritti sia quella «feconda» o che in francia non esista più libertà religiosa in Francia (dove i matrimoni gay sono stati approvati).
Da quelle pagine è possibile appurare anche quale sia il presunto pensiero del giudice in merito al riconoscimento dei diritti gay, dato che fra i profili seguiti c'è praticamente tutta l'omofobia organizzata: il Centro Cultura Lepanto di Fabio Bernabei, il gruppo No Gender Central, il Comitato Articolo 26, l'Osservatore Romano, Avvenire, il cardinale Angelo Scola, Corrispondenza Romana, l'Opus Dei Italia, i Templari S. Bernardo, il gruppo Mai più cristianofobia, la Nuova Bussola Quotidiana, Tempi, la Manif Pour Tous Italia, Civiltà Cattolica, Mario Adinolfi, il gruppo Non si tocca la famiglia e l'associazione omofoba ProVita.
Ed è sempre lui ad aver stabilito che non sia possibile registrare i matrimoni contratti all'estero fra persone dello stesso sesso, sostenendo che alle coppie omosessuali manchi il requisito essenziale (che definiscono «ontologico») rappresentato dalla diversità fra i sessi. Ed è così che il consiglio di Stato ha sostenuto che l'eterosessualità garantisca automaticamente dei diritti inviolabili, mentre ai gay toccherà attendere che lo stato introduca un nuovo principio che permetta il riconoscimento delle loro unioni. In assenza di un'apposita legge, i giudici potrà ignorare qualsiasi atto celebrato all'estero se contratto da persone non eterosessuali (in altre parole, il solo fatto di calpestare il suolo italiano annullerà gli atti e i diritti riconosciuti nel resto d'Europa).
Se è pur vero che un giudice può emettere sentenze imparziali anche in presenza di opinioni personali assai discutibili, è altrettanto vero che una sentenza simile pronunciata da un ultras dell'omofobia rischi di minare la credibilità stessa dello stato. Perché se a sostenere le regioni delle Sentinelle in piedi viene scelto un giudice che sostiene le Sentinelle in piedi, un dubbio sull'imparzialità diviene più che lecito...


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