La senatrice Fedeli sulla bufala gender: «Amato non vuole che si usi il cervello»
La senatrice Valeria Fedeli, vice presidente del Senato, è intervenuta ad un incontro dedicato al contrasto della violenza delle donne dal titolo "Che genere di educazione?". Ed è proprio in quell'occasione che la senatrice si è ritrovata a parlare delle strumentalizzazioni che alcuni volti noti dell'omofobi aoarganizzata stanno cercando di inculcare alla società.
Nonostante non si sia mai propalato di omosessualità, non c'è voluto molto perché spuntasse il nome di Gianfranco Amato come uno dei principali oppositori ai progetti di contrasto alla violenza sulle donne e contestato per la sua strategia comunicativa volta a mostrare immagini violente che possano far leva sui sentimenti bassi delle persone piuttosto che sulla ragione (si pensi anche al suo abuso di immagini legate al nazismo che è solito proporre non appena sostiene che i gay siano nazisti nel rivendicare pari dignità a fronte di chi non vuole concedergliela).
Ed è proprio riferendosi ad Amato che la senatrice ha affermato: «Quando si applicano dei cambiamenti si alzano le reazioni conservatrici, ma la storia non resta a guardare, o si va avanti o si torna indietro. Il ddl vuole essere un passo verso l’educazione civile al rispetto e alla dignità dell’altro, non può essere utilizzato per creare terrore. Chi mostra nelle sue assemblee immagini violente, che prendono alla pancia è perché non vuole che si usi il cervello».
La Fedeli ha poi spiegato come «la base di tutta la discussione è nella Convenzione di Istanbul dell'11 maggio 2011 recepita all'unanimità da tutti i partiti, nessuno escluso, durante una votazione del 2013. Questa convenzione sancisce che ogni violenza sulle donne è violazione dei diritti umani e obbliga gli Stati europei a tradurla in concreto. La violenza sulle donne è la radice di ogni altra discriminazione, per questo si parla di studi di gender che non è altro che la traduzione inglese della parola genere. Solo per fare un esempio, è servita una legge per far entrare le donne in magistratura questi sono i pregiudizi che affermano i ruoli secondo schemi culturali e fissi. Lo sviluppo individuale parte quindi dalla tutela della diversità, questo non vuol dire che si insegnerà ai bambini ad essere psicopatici, come qualcuno sostiene, mostrando che ogni giorno possono cambiare il loro orientamento sessuale. Si insegnerà la cultura della pace, del rispetto e l’etica della comunicazione e del confronto».
Dinnanzi a ciò che dovrebbe essere semplice buonsenso dettato dalla ragione, la Senatrice ha aggiunto: «Rifiuto lo scontro cattolici versus laici. Qui si parla di rispetto e di applicazione della legge dello Stato, in particolare l’articolo 3 della Costituzione. Questo non è contrario alla religione e tra l'altro la posizione dell’avvocato Amato è minoritaria, non rappresenta la maggioranza dei cattolici. Molte manifestazioni “No gender” non sono supportate dalle principali associazioni cattoliche».
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