Le cinque menzogne con cui i cattolici alimentano l'isteria gender
È il numero di settembre de "Il Cammino" ha cercare di istigare paura nei genitori bigotti asserendo sia necessario non firmare il patto di corresponsabilità educativo «perché la vostra firma auttorizza la scuola ad imparire lezioni di gender a vostro figlio e non potrete più opporvi».
A corredo il giornale integralista propone cinque falsità che servono ad alimentare paura. Quelle frasi non sono certo una novità, dato che da più di un anno circolano di parrocchia in parrocchia, manco si trattasse di verità rilevate. Originariamente scritte da "Noi genitori & figli" di febbraio 2015, quelle cinque falsità sono poi state riproposto da Avvenire, dal bollettino della parrocchia di Marcallo, sul giornalino della parrocchia di Bibione, sui volantini della parrocchia di san Fedele Martire in Roma, sul notiziario della parrocchia SS. Annunziata di Montecarotto... insomma, da un'infinità di realtà di per sé ininfluenti ma che nel loro insieme formano una forza di propaganda politica da non sottovalutare. E ad esse vanno poi aggiunti i 151 siti che hanno riprodotto integralmente quel testo e le 1.250 pagine che ne hanno parlato.
Tutti noi sappiamo che non esiste alcuna fantomatica «ideologia gender», tant'è che l'uso del termine stesso è decisamente scorretto. Ne è testimonianza il fatto che sul forum di Wordreference ci si possa imbattere in messaggi in cui alcuni statunitensi chiedono lumi sul perché in italiano il termine "gender" venga usato come sinonimo di "gay"...
Eppure la propaganda anti-gay (o anti-gender come amano definirsi per non incorrere nell'accusa di omofobia) ha creato un enorme castello di carte attorno ad un concetto che in ambiente accademico non è mai esistito. Ed è così che i singoli parroci cercanno di convincere i fedeli sulla veridicità di queste cinque menzogne:
1) Gender, che cos'è?
Un insieme di teorie fatte proprie dall'attivismo gay e femminista radicale per cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. Vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad usa costrizione culturale. L’identità sessuata, cioè essere uomini e donne, viene sostituita dall'identità di genere (“sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico). E si può variare a piacimento, anche mantenendo immutato il dato biologico.
In realtà il vasto campo degli "studi di genere" propone teorie un po' diverse, principalmente focalizzandosi sugli stereotipi che conducono a ritenere che l'uomo sia superiore alla donna o che non siano tollerabili identità di genere diverse da quelle della maggioranza. Da qui a sostenere che una persona possa cambiare genere ogni cinque minuti ne passa...
2) Generi secondo il gender? 7, O forse 56… Non più solo maschile e femminile. Ai generi (non corrispondenti ai sessi) esistenti in natura, andrebbero aggiunti quelli previsti dall'acronimo LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, cioè chi rifiuta un orientamento sessuale definito e si ritiene libero di variare a suo piacimento o di rimanere “indefinibile”). Ma il governo australiano ne ha riconosciuti ufficialmente 23. E Facebook USA permette di scegliere il proprio “genere” tra 56 diverse opzioni. Sembra comico ma è tragico.
In realtà l'essere gay o lesbica è un orientamento sessuale, non un genere. Si comprende dunque come si cerchi di propagandare dati che neppure si comprendono. Ma soprattutto, questi ragionamenti non prendono mai in considerazione l'aspetto più evidente: se ci sono persone che hanno la necessità di definirsi in 56 modi diversi, perché mai dovrebbe essere loro vietato un'identificazione solamente perché a loro non servono?
In alcuni casi i termini proposti sono stati coniati dagli stessi omofobi per insultare e bollare determinati atteggiamenti, perché dovrebbe essere accettabile un'identificazione discriminatoria e non quella identitaria? Anche il colore degli occhi può essere definito con il binomio "chiari o scuri", ma non c'è motivo per cui uno non dovrebbe poi entrare nel dettaglio e specificare se siano verdi o azzurri...
3. Cosa dice la scienza?La scienza ci dice che la differenza tra maschile e il femminile caratterizzano ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale. La “varietà” pretesa dalle associazioni LGBTQ non ha alcun fondamento scientifico e anzi confonde patologie (i cosiddetti stati intersessuali) con la fisiologia (normalità).
Si sostiene dunque che le diversità siano patologie e che l'eterosessualità sia la norma, sorvolando a più pari qualunque riferimento al rapporto tra natura e cultura nel determinare il vissuto umano rispetto alla sessualità e alla dimensione psicologica.
4. Cos'è l'omofobia?Un neologismo inventato dai media per definire gli atti di violenza, fisica o verbale, contro gli omosessuali –che vanno sempre e comunque condannati, come ogni altra violenza– e contro chi, come le associazioni LGBTQ, promuove la teoria del gender. Oggi l’accusa di omofobia è diventata però un vero e proprio strumento di repressione nei confronti di chi sostiene un’antropologia diversa rispetto a quella del gender.
Anche qui siamo molto lontani dalla verità. Il termine "omofobia"è stato coniato nel lontano 1972 dallo psicologo George Weinberg per definire l’insieme di atteggiamenti che esprimono emozioni quali ansia, paura, disgusto, disagio, rabbia, ostilità nei confronti delle persone omosessuali. Il termine è utilizzato da decenni in campo psicologico.
5) perché il gender è pericoloso?Perché pretende non solo di influire sul modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua (decreto legge Scalfarotto); impone atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” di cui parliamo a pagina XX per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi dei modelli familiari normali): è un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia).
In realtà i documenti citati parlano di contrasto all'omofobia e alla violenza di genere e non certo di fantomatiche teorie. Anzi, se dovessimo prendere per buona la definizione fornita al primo punto, allora possiamo asserire con assalta certezza che è una menzogna il sostenere che in uno di quei documenti eista una qualche teoria volta alla desessualizzazione degli studenti. Allo stesso modo non si capisce perché si ritenga necessario utilizzare etichette che definiscano ruoli materini o paterni al solo fine di mettere in difficoltà i ragazzi che non hanno due genitori (magari perché affidati a tutori o perché orfani). Possibile che si tema che una madre non possa sentirsi più tale se non dovesse veder scritto "madre" su un documento?