Più della metà dei russi vorrebbe «sopprimere» o emarginare i gay
Secondo un recente sondaggio realizzato dal Levada Center, più della metà dei russi ritengono che le persone gay dovrebbero essere «uccisi» o isolati dalla società. Il dato mostra come la politica omofoba e razzista di Putin abbia portato negli ultimi anni ad un irrigidimento degli atteggiamenti verso molti gruppi di minoranza in Russia.
Negli ultimi 15 anni si è visto un progressivo aumento del rifiuto verso gay, prostitute, senzatetto e fedeli di religiosi diversi dall'ortodossia. Parallelamente si è registrata anche una diminuzione della democrazia diminuita, un controllo sempre più stretto delle informazioni da parte dello Stato ed una crescita esponenziale del potere in mano alla Chiesa ortodossa russa.
Nel 1989, quando il sesso tra uomini era illegale e costare una condanna a cinque anni di carcere (la legge non condannava il sesso fra donne), il 35% della popolazione era favorevole all'uccisione dei gay mentre il 28 li avrebbe voluti isolare dalla società.
Nel 1990, dopo la depenalizzazione dell'omosessualità, quelle percentuali scesero rispettivamente al 15 e al 23%. Ora, però, l'omofobia di stato ha riportato i dati ad essere molto allarmanti: il 21% vorrebbe uccidere i gay e il 37% è favorevole ad una loro esclusione dalla società.
Un altro sondaggio condotto lo scorso maggio da Levada rilevò che il 37 per cento dei cittadini russi ritiene che l'omosessualità sia una malattia che necessita di cure mediche.
Il sondaggio, condotto su un campione di età compresa fra i 18 e i 21 anni, mostra anche come oltre il 57% degli intervistati sia favorevole alla soppressione di chi fa parte ci culti minori. L'unico dato controcorrente è l'intolleranza verso i bambini nati con disabilità: se nel 1989 il 23% della popolazione sosteneva dovessero essere soppressi e il 9% chiedeva la loro esclusione dalla società, oggi il dato è sceso rispettivamente al 2% e al 4%.