Sulle pagine di Tempi risuonano i saluti fascisti: «Onore a Kiko Argüello e a Massimo Gandolfini»
Prosegue senza soste la campagna di demonizzazione e istigazione all'omofobia da parte del settimanale integralista Tempi. Ed è così che, in un articolo firmato dal direttore Luigi amicone, è possibile sentir risuonare nuovamente l'antico saluto fascista in riferimento a chi osteggia i diritti altrui nel nome di un profitto personale. Ed è così che Amicone scrive:
Onore a Kiko Argüello e a Massimo Gandolfini, alle mamme e papà del 20 giugno; onore alle Sentinelle e a Le Manif, alla Croce e anche un po’ a noi di Tempi, a Maroni e alla Lombardia, alla Lega, Ncd (se manterrà la promessa di uscire dal governo se Renzi porrà ai voti il Cirinnà). E onore anche a quei parlamentari Fi, Pd e Cinque Stelle che stanno prendendo coscienza di una legge che non è fatta per dare i diritti alle persone gay (diritti che nessuno nega), ma è fatta per sovvertire l’istituzione primaria di ogni società, stabilita per proteggere il naturale avvicendarsi delle generazioni e per garantire una mamma e un papà a ogni nuova vita che viene al mondo.
Amicone non manca poi di sostenere che l'amore non centri nulla con il matrimonio e che l'unica cosa importante è che il matrimonio risulti un'esclusiva riservata alle sole persone eterosessuali (magari pedofile come gli ospiti dei loro convegni, ma eterosessuali). Lui deve avere la pensione di reversibilità, un gay no.
Per argomentare questa assurda discriminazione, si lancia nel sostenere l'insostenibile, ossia che:
Togliere l’esclusiva matrimoniale a un uomo e a una donna non lo si fa per amore, ma lo si fa per far fuori una faccenda millenaria e peculiare della specie umana. E lo si fa per soldi. Infatti, con l’istituto giuridico dell’unione tra persone dello stesso sesso, si apre la porta non ai diritti dei singoli, ma della coppia, cioè a una istituzione che per diritto avrà accesso alla procreazione assistita. Questa è la grande menzogna: utilizzano le persone omosessuali come teste di legno per promuovere i loro commerci umilianti l’amore umano. Stabiliscono il «same-sex marriage» o forme di equiparazione al matrimonio per essere autorizzati a vendere sperma e ovociti, provette ed embrioni umani, uteri di donne povere e bambini alla carta, come nei ristoranti. È lo sfruttamento capitalistico fin dentro l’intimità delle persone. È la spinta alla trasformazione dell’amore in affare cosmetico-farmaceutico.
Cosa c'entri la procreazione assistita lo sa solo lui, ma è ovvio la volontà di alimentare odio citando argomenti completamente scollegati dalle norme in discussione. Sarebbe come dire che non è giusto pagare l'Iva perché si ha paura delle scie chimiche: le due cose non hanno alcun legame, ma la seconda può permettere di ottenere maggiori consensi fra un pubblico ignorante e disinformato sul tema.
Ma per alimentare ulteriore paura, Amicone non manca di aggiungere:
Se ci pensate, è un movimento analogo a quello dei titoli tossici che la finanza anglo-americana riversò sul mercato mondiale e che hanno messo in moto quella spaventosa crisi economica che oggi ci portiamo ancora sul groppone. Con la “finanza creativa” si è separata l’economia dal lavoro. Con il relativismo del gender e l’unione degli equivalenti si riversa nel mondo la moneta falsa e tossica della separazione della procreazione umana dalla sua sede naturale, si introduce la confusione delle generazioni, gli orfani di padre o di madre fin dalla nascita, il mondo indifferenziato dei genitori A e B.
È un disegno disgustoso, perché prospetta una società dove lo Stato, con i suoi apparati giuridici e tecno-scientifici, sarà il padrone della nuova umanità. La famiglia precede lo Stato. È stato troppo reale per millenni. E così adesso attaccano questa realtà perché il servaggio allo Stato e alla produzione sia totale. No, grazie. Non in nostro nome.
E qual è dunque la soluzione prospettata da Amicone? La sua proposta è di prendere i figli delle famiglie omogenitoriali e di renderli orfani nonostante abbiano due genitori, infierendo sul minore e calpestando i suoi diritti. Insomma, si sostiene che la cosa fondamentale sia colpire i gay, anche a costo di danneggiare i più deboli. Fra le righe pare proprio che Amicone sostenga che suo figlio abbia il diritto alla sua eredità, il figlio di un gay no (perché il padre sarà come un estraneo agli occhi della legge).
La cosa più imbarazzante è come il direttore di tempi si permetta pure di definire "fascisti" chi ci batte per garantire pari dignità a tutti (lui compreso, dato che nessun gay ha mai chiesto che i diritti dei suoi figli siano calpestati).