Tempi accusa l'Unhcr di incitare i profughi a dichiararsi falsamente omosessuali per ottenere lo status di rifiugiato
Il linea con la sua linea politica di estrema destra, il settimanale integralista Tempi dedica sempre ampio spazio alla denigrazione di gay e immigrati. Ma ora pare che un articolo firmato da Rodolfo Casadei abbia tentato di istigare all'odio di ambi i gruppi in un col colpo.
La premessa, punto cardine di qualunque discotrso volto a stigmatizzare l'omosessualità, è il sostenere i gay dovrebbero smetterla di chiedere diritti, dato che la loro «ferita» li renderebbe immeritevoli di poter essere paragonati agli eterosessuali:
Si fa credere a queste persone che si ha a cuore la loro felicità, che si vogliono riparare le ingiustizie di cui sono state vittime, e per questo si offrono loro una parodia del matrimonio e possibilità di paternità e maternità del tutto artificiali e artificiose.
Il vero obiettivo in realtà non è curare le loro ferite, ma distruggere matrimonio e famiglia, conquistare dall'interno e svuotare di senso la Chiesa cattolica, trasformare l’umanità in una folla di individui isolati alla mercé della condiscendenza repressiva e dell’assistenzialismo castrante dello Stato e delle multinazionali.
Emessa una sentenza di condanna nei confronti della comunità lgbt in generale, Casadei inizia così a lanciare gravi accuse verso gli immigrati, sostenendo che "un suo amico" gli abbia rivelato che mentano tutti per ottenere l'asilo:
Il mio amico parla le lingue dell’area compresa fra Iran, Afghanistan e Pakistan: farsi, pashtu e urdu. E mi racconta una storia incredibile: «Le commissioni concedono lo status di rifugiato a decine di persone che dichiarano falsamente di essere degli omosessuali perseguitati in patria; all’inizio a suggerire ai richiedenti di dichiararsi gay sono stati alcuni componenti delle Commissioni; adesso la voce si è sparsa e arrivano pakistani, iraniani e afghani che dicono di essere omosessuali e raccontano false storie di persecuzione. La veridicità di quello che raccontano non viene verificata, facilmente ottengono lo status di rifugiati, e poi nessuno fa controlli successivamente. Ne conosco personalmente un paio che qui in Italia hanno la fidanzata. Di passaggio a Roma, amici mi hanno raccontato di pakistani che nel paese di origine hanno moglie e figli, e che qui in Italia hanno ottenuto asilo dichiarando di essere omosessuali».
A quel punto si passa ad accusare i funzionari dell'Unhcr di incitare i profughi a mentire, sostenendo che l'omosessualità sia una scusa buttata lì solo per generare pietà (tanto si sa che Tempi nega l'esistenza dell'omofobia e di qualunque violenza contro gli omosessuali). Grave è il sostenere che:
Il mio amico interprete ha lavorato per le Commissioni territoriali in varie città italiane, e mi dice che lui ha personalmente riscontrato abusi a Milano. A indirizzare gli aspiranti rifugiati sulla pista della persecuzione omofoba sarebbero stati i rappresentanti dell’Unhcr. «Ricordo il caso di un afghano che aveva un’aria molto mesta. “Nei tuoi occhi vedo una profonda tristezza perché non puoi esprimere quello che sei”, gli ha detto il rappresentante dell’Unhcr. “Sono triste per le violenze e i lutti della guerra nel mio paese”, ha risposto il giovane. “C’è dell’altro: tu non puoi esprimere liberamente il tuo amore per le persone del tuo stesso sesso”, ha aggiunto. Il giovane non capiva, per spiegargli il concetto c’è voluto del tempo. Quando ha capito, ha risposto che lui non era omosessuale. Il commissario insisteva su quella linea. Allora io gli ho fatto notare: “Ha già risposto, sta dicendo che lui non è omosessuale”. “Tu limitati a tradurre quello che io dico e quello che lui risponde, sei qui come interprete, non hai altri ruoli”. Alla fine il giovane ha capito che se si dichiarava omosessuale la sua richiesta di asilo sarebbe stata accettata, e ha fatto quello che gli era stato suggerito».
Un altro trafiletto è poi volto al sostenere che il preconcetto che vedrebbe il meridione maggiormente omofobo sia un valore da tutelare, dato che nel sud Italia la polizia non prenderebbe neppure in considerazione l'ipotesi di fornire assistenza ad un gay:
«Quella volta sono stato testimone diretto della scorrettezza del rappresentante dell’Unhcr, ma sono sicuro che non è stato l’unico caso, perché altri profughi che ho conosciuto qui in Italia mi hanno detto di avere fatto la stessa esperienza: nel corso dell’udienza il commissario dell’Unhcr ha suggerito di dichiararsi dei gay perseguitati, loro lo hanno fatto ed è così che hanno ottenuto lo status di profughi. Nel frattempo la voce è girata, e molti richiedenti che omosessuali non sono hanno cominciato a raccontare storie di persecuzione contro di loro per quel motivo. Nei miei quattro anni di lavoro come interprete calcolo di essere stato testimone di una ventina di casi di questo tipo, riguardanti iraniani, pakistani e afghani che hanno ottenuto asilo raccontando false storie di persecuzione omofoba. I casi si sono verificati principalmente, ma non esclusivamente, a Milano. Nel Sud Italia, invece, m’è capitato varie volte di assistere a scene in cui il rappresentante del ministero degli Interni, che poteva essere un agente di polizia, si arrabbiava quando il richiedente tirava fuori la storia dell’omosessualità, gli diceva che stava mentendo. Allora lo straniero cambiava discorso, portava altri motivi per dimostrare che era minacciato in patria».
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) è l'Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati; fornisce loro protezione internazionale ed assistenza materiale, e persegue soluzioni durevoli per la loro drammatica condizione. È stata fondata il 14 dicembre 1950 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, iniziando ad operare dal 1º gennaio del 1951. Ha assistito oltre 60 milioni di persone[1] e ha vinto due premi Nobel per la pace, rispettivamente nel 1954 e nel 1981.
Casadei li attacca senza voler fornire alcuna informazione sulla sua presunta fonte. Anzi, sostiene pure di avere un altro amico avvocato a cui degli egiziano chiederebbero se sia meglio dichiararsi gay per ottenere lo status di rifugiati. Insomma, pare che l'intera cerchia di amici di Casadei siano tutti coinvolti in un giro di menzogne, così come pare che l'uomo reputi il Governo italiano incapace di analizzare la veridicità delle dichiarazioni rilasciate.