Un nuovo studio suggerisce un'origine genetica all'omosessualità
La scienza continua a portare prove a favore di un'origine genetica dell'omosessualità. Questa volta l'ipotesi verrebbe confermata da uno studio condotto dalla Ucla eseguito su un campione di 47 coppie di gemelli. In 37 casi solo uno dei due era gay ed in 10 entrambi erano gay. I risultati hanno portato all'identificazione di cinque marker epigenetici più comuni tra i soggetti omosessuali e più rari tra quelli eterosessuali. Su quella base è stato messo a punto un algoritmo che pare sia in grado di prevedere correttamente l'orientamento sessuale nel 67% dei casi.
I ricercatori hanno già chiarito che il campione della ricerca è stato piuttosto ridotto, anche se ciò ha comunque permesso si seguito gli standard qualitativa tipici di questa tipologia di analisi. La loro speranza è di poter ripetere i test con un campione più ampio.
Allo stesso tempo hanno sottolineato come i loro risultati non debbano essere utilizzati per la produzione di test sull'omosessualità o per fantasticare su improbabili "cure" che esistono solo nella mente dei più fervidi omofobi: insistono infatti nell'asserire che non esista modo di manipolare l'orientamento sessuale di una persona e, dall'altra parte, notano come sarebbe assurdo bloccare le ricerche sulle origini dell'omosessualità per paura di ipotetici abusi.