FlatMe, il sito che permette di scegliere se non vuoi affittare casa ad un gay


«Sono episodi inaccettabili, indegni di un paese civile e democratico come è il nostro». Così si esprimeva nel 2010 l'allora ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna in merito allo scandalo delle case e degli appartamenti negate in affitto ai gay. Notò anche come l'Unar avesse il compito di sanzionare giornali e siti web che pubblicavano annunci con clausole discriminatorie (come il classico «non si affitta agli immigrati») e si annunciò che il raggio d'azione dell'ente sarebbe stato allargato per garantire un intervento anche per chi viene discriminato in base al suo orientamento sessuale.
Cinque anni dopo, la situazione non pare assere cambiata di molto, anzi! Se ad esempio cerchiamo una casa a Roma, potremo imbatterci in un annuncio online in cui Stefano dice chiaramente che non vuole gay per casa attraverso un'icona con la scritta "gay friendly" barrata da un segnale di divieto. Ma a destare particolare indignazione è come Stefano non abbia dovuto prendere particolari iniziative, dato che è il processo di inserimento stesso a prevedere che nell'annuncio si possa indicare con un semplice click se non si vogliono animali o gay per casa.

Il protagonista di questa incredibile storia è il sito FlatMe, una piattaforma nella quale si possono affittare/subafittare stanze, posti letto o appartamenti. Questo genere di servizio viene generalmente utilizzato da studenti universitari e da lavoratori in trasferta per periodi di tempo determinati, anche se dinnanzi a questo incredibile caso di discriminazione c'è solo da augurarsi che un numero sempre maggiore di persone propenda per altri siti che offrono servizi simili, possibilmente con maggiore serietà e rispetto dei diritti umani previsti dalla nostra Costituzione.
Appare infatti incredibile che nel 2015 si possa istituzionalizzare l'omofobia al punto da ritenerla un'opzione selezionabile da un menu, permettendo a chiunque di poter discriminare una parte della popolazione sulla base dell'orientamento sessuale. Ancor più se si considera come tutto sia stato fatto a senso unico, dato che non esiste un'opzione per poter asserire di non volere per casa un eterosessuale (sarebbe stato assurdo, ma quantomeno sarebbe stato un qualcosa a cui appigliarsi per poter sostenere di non volersi limitare a compiacere gli omofobi). E se la via che si è intrapresa è quella, a questo punto ognuno dovrebbe poter rivendicare le tutte le discriminazioni che più preferisce... che so, magari con apposite icone per indicare che non si vuole per casa una Sentinella in piedi o un lettore di Adinolfi. Una volta sdoganata la discriminazione, le vie sono infinite.
Poi, quasi a voler aggiungere la beffa al danno, al punto 9 della pagina in cui il sito spiega la sua filosofia, qualcuno ha pure avuto il coraggio di scrivere che fra i loro «valori di riferimento» ci sarebbero «apertura mentale, etica d’impresa, onestà». Se questi sono i risultati, c'è da chiedersi che cosa avrebbero potuto ideare se si fossero ritenuti di mentalità chiusa...

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