Riro risponde al linciaggio mediatico messo in atto dall'integralismo anti-gay
Che si concordi o meno con l'iniziativa, innegabile è la strumentalizzazione con cui l'integralismo cattolico ha tentato di cavalcare ed ingigantire il caso di Riro, un sito nato con l'intento di collezionare segnalazioni di casi si omofobia. Dinnanzi ad una semplice paginetta che si limitava a dire che Adnolfi è omofobo (ossia un qualcosa che giù tutti sappiamo bene), l'integralismo ha iniziato a parlare di «liste di proscrizione», problemi per la sicurezza degli omofobi, interventi legali, mozioni parlamentari... insomma, si è creato un caso dinnanzi a un sito che ancora nessuno conosceva attraverso il solito processo alle intenzioni..
L'intento evidente era di cavalcare l'onda per alimentare l'omofobia (al punto che tra i lettori de Il Giornale c'è chi ha pubblicamente dichiarato l'intento di bruciare vivi i gay come ripicca per la creazione del sito). Il tutto sottolineando quella che è la nuova forma di intimidazione messa in atto dai gruppi integralisti, sempre più impegnati nella strumentalizzazione e reinterpretare qualsiasi parola venga pronunciata da un gay. C'è ormai da aver paura a parlare, perché quanque vrigola fuori posto viene tramutata in una "colpa" che si provvede poi a far ricadere su tutta una comunità (un po' come se bastasse ascoltatore una conferenza di Amato per poter dire che tutti glie eterosessuali sono integralisti).
Ed è forse in questa ossessiva ricerca di cavilli che si percepisce il perché quei gruppi siano ricolmi di avvocati e non certo di esperti che abbiano un qualcosa da dire alla comunità. Il tutto con il supporto di una macchina mediatica controllata dalla loro potente lobby, pronta a processare chiunque abbia espresso il proprio pensiero senza interpellare un avvocato che verificasse l'assenza di cavilli a cui appigliarsi per reinterpretare il tutto.
Evidente è poi la logica a senso unico di queste rivendicazioni: a loro va benissimo che i leghisti compilino le loro liste di libri proibiti o che ProVita creai liste degli istituti che osano proporre visioni del mondo che non contemplino la supremazia di una sorta di razza ariana... poi si urla allo scandalo se qualcuno fa lo stesso. In fondo il punrto di partenza di questi movimenti è proprio la legittimazione della violenza contro il prossimo, con la promessa che nessuno toccherà mai i propri privilegi o la propria dignità (nessuno rischia nulla, si cerca solo di distruggere le famiglie altrui per un puro piacere personale!).
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Per questo motivo pubblichiamo qui di seguito la lettera inviataci dai creatori di Riro, certi che sia doveroso poter permettere una difesa a persone che sino ad oggi si sono trovate a dover leggere ciò che altri dicevano loro pensassero.
Giorno 30 Ottobre, di sera tardi, veniva al mondo: “Riro – Registro Italiano Razzisti e Omofobi.”
Lo scopo di Riro è quello di accumulare notizie su fatti pubblici di cronaca e quotidiani riguardanti omofobia e razzismo, per farlo quindi, raccoglie le segnalazioni spontanee da parte del web, corredate di foto, documenti audio/video, interviste e link da giornali online, piattaforme video e social network. Senza queste prove, ogni nominativo viene scartato.
Va da se dunque che ogni protagonista del nominativo pubblicato ha dato sfogo ad un qualsiasi atto omofobo/razzistico in pubblico, davanti a qualche telecamera, giornalista o semplicemente ha manifestato queste cose sul web, curandosi poco di tenere per se, le cose che poi non avrebbe voluto mostrare altrove.
I primi ad aver appreso la notizia della nostra esistenza, a quanto sembra sono i membri di una piccola testata online solitamente poco nota (informarexresistere.it) che ha scritto un piccolo articolo in preda ad una rabbia a quanto pare necessaria per “l’incontrollabile atto d’odio” che sarebbe stato, raccogliere notizie di un certo tipo e raggrupparle, salvo poi in uno strano quanto simbolico e un po’ ingenuo atto di spavalderia, autosegnalarsi e segnalare compagni di lavoro da parte di una ragazza (forse una giornalista, visto che scrive articoli, non siamo stati in grado di appurarlo) dello staff del giornaletto.
Poco dopo (questione di ore), spuntò l’articolo di un tale Matteo Carnieletto a scrivere un articolo per il giornale di Sallusti (in prima pagina!) che titolava: “Il libro nero dei presunti omofobi – Marchiato chi nega le unioni gay”. Un titolo senz’altro ad effetto che è servito a lanciare l’allarme-bomba contro un’iniziativa particolarmente pacifica che si prefigge come unico scopo quello di raccogliere notizie pubbliche (non mi stancherò mai di ripeterlo: pubbliche) in un unico posto, per facilitarne la consultazione online. Poco dopo, seguirono un gruppo su facebook (sembrerebbe aperto dallo stesso Carnieletto) che inneggia alla chiusura della piattaforma, articoli su “la zanzara”, “il foglio.it”, fino a giungere a “Radio Vaticana” che addirittura scomoda con una intervista un professore di filosofia del diritto per sapere cosa farne di noi, sottintendendo (a nostro avviso piuttosto faziosamente) che l’iniziativa avrebbe portato a veri e propri atti criminali, tentando volontariamente o involontariamente (diamo il beneficio del dubbio, in fondo siamo umani) di generare ulteriore panico nel web riguardo un sito neonato, dalle intenzioni dichiaratamente pacifiche.
A questo punto si rompe la diga: La prima persona di una certa importanza a venire a sapere di questa iniziativa è Michaela Biancofiore (ex ministro per le pari opportunità del governo Letta) che tuona: «Un sito dietro al quale si nascondono vigliacchi di ogni tendenza che non hanno nemmeno il coraggio di firmarsi e metterci la faccia». E poi: «Che omofobia si nasconderebbe infatti nell'aver asserito che le unioni civili non sono la priorità del Paese?« Pensando probabilmente che avremmo trascurato il fatto che l’ex ministro per la pari opportunità divenne tale dopo due soli giorni di mandato, proprio per aver rilasciato dichiarazioni palesemente omofobe, e d’altronde, tra giornali e wikipedia c’è una lunga lista di atti considerati omofobi che l’hanno sempre portata in conflitto con la comunità LGBT (di cui noi, come già detto in più posti non siamo affatto rappresentanti, così come non rappresentiamo alcun partito politico, associazione o simili).
L’occasione però è ghiotta, e tenta di sfruttarla per cominciare ad impastare per una eventuale opinione pubblica, un’improbabile disegno di legge dove vorrebbe parlare della creazione del reato di “Eterofobia”…nel paese dove ad un omosessuale basta stare seduto in un autobus per i fatti suoi, incrociare per sbaglio lo sguardo di altre persone giunte lì per caso, ed essere malmenato con l’accusa di essere un “frocio di merda”, di fronte ad un autista che preferisce guardare altrove, piuttosto che rischiare di difendere un altro essere umano e altre decine di decine di casi simili. Insomma, in un paese sanzionato per 120 milioni di euro dall’UE per le chiare tendenze discriminatorie nei confronti degli omosessuali, cerca quasi di far passare questi ultimi per squadristi pronti a picchiare i poveri omofobi che hanno soltanto la colpa di dare dei contronatura a ‘sti quattro finocchi in santa pace. Siamo giovani, non sappiamo precisamente quanto costa un disegno di legge, non siamo certo dei parlamentari o ex ministri licenziati, ma ci è parso di capire che possa costare dalle centinaia di migliaglia di euro addirittura a milioni di euro nei casi più gravosi per le casse dello stato.
Successivamente è la volta di Giorgia Meloni. La Meloni è persino più caustica e decisamente minacciosa dicendo precisamente sul suo profilo Facebook: «In tantissimi mi avete segnalato che il mio nome e quello di altri esponenti di Fratelli d’Italia sono pubblicati online in un fantomatico “registro razzista e omofobo”. Ovviamente il sito è gestito in forma rigorosamente anonima con nomi che risultano essere falsi, a dimostrazione che questi “cuori di leone da tastiera” sono vigliacchi oltre che bugiardi. E visto che in Italia la diffamazione è un reato, Fratelli d’Italia si sta muovendo per denunciare questi squallidi personaggi. Non solo: visto che li consideriamo anche pericolosi, perché le liste di proscrizione ci sembrano non un deterrente ma un incitamento alla violenza, FdI presenterà un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno per fare chiarezza».
Perciò Giorgia Meloni si occuperà di dare la caccia a Riro? Davvero? La donna che si occupa di ostacolare in ogni modo “la teoria di gender” (che è un’invenzione totalmente omofoba, esistente solo in Italia, visto che in altri paesi europei l’omosessualità è accettata come normale e non combattuta), arrivando persino a saccheggiare la foto di una ragazzina per una campagna antigender, incurante di sapere che quella povera ragazza trans si è suicidata esattamente per la presenza nella società in cui vive di cose simili all’iniziativa della Meloni & soci. invece di occuparsi come accadrebbe altrove, di combattere REALMENTE disoccupazione, mafie o corruzione, ci ritiene una priorità tale e una minaccia al punto da sollevarsi pubblicamente contro di noi.
Poi viene Mario Adinolfi, che in un primo momento, avvertito di essere stato inserito come omofobo all’interno del nostro sito da qualche suo utente a caccia della sua attenzione, si dimostra addolorato per questo ennesimo attacco ideologico alla sua persona, povero lui indegnamente maltrattato perché al servizio di Dio, lascerà correre perché ha scelto ormai molto tempo fa di non dare seguito ad alcun attacco contro chi ingiustamente e indegnamente lo scredita. Successivamente invece ritrova la solita favella e decide di sfruttare la poca chiarezza sulla nostra iniziativa cominciando a parlare di liste di proscrizione anche lui chiedendosi cosa sarebbe successo se avessero fatto una lista di chi compra e affitta gli uteri, ben trascurando che esistono di fatto liste di scuole e professori a loro dire pro-gender che vengono divulgate per far si che i genitori “scelgano consapevolmente di non inquinare le menti del figlio con cose contro natura”.
E questo non è omofobo. Insegnare che gli omosessuali sono contro natura non è un atto omofobo. Dare del frocetto a Signorini anche piuttosto volgarmente su un social network, non è un atto omofobo. Inventarsi di sana pianta una Lobby Gay, divulgarla spargendo odio e terrore contro la comunità omosessuale, neanche questo è un atto omofobo. Povero lui umiliato e perseguitato. Scomoda persino Pier Paolo Pasolini chiedendosi a quarant’anni dalla sua morte cosa avrebbe pensato di una lista di proscrizione creata da omosessuali… probabilmente gli avrebbe risposto, conoscendo un minimo del web e della libertà di parola, d’informazione e critica e magari dando uno sguardo serio al sito, che un semplice aggregatore di notizie non è nulla di pericoloso.Da questi 4 casi un po’ bizzarri si è sparso un panico totalmente immotivato che è dimentico di alcune cose fondamentali:
- Il RIRO non è una lista di proscrizione, ma un aggregatore di notizie vero e proprio, che ordina secondo i nomi delle persone che ne sono protagoniste, le notizie pubbliche che li riguardano in determinati ambiti.
- Non siamo aperti da un mese, ma da meno di una settimana!
- Le notizie non vengono caricate dai realizzatori dell’aggregatore, ma da persone comuni iscritte al sito che per non rischiare gli attacchi mediatici di cui siamo stati vittime persino noi in questi 5 giorni di vita (oltre agli attacchi che subiscono quotidianamente), preferiscono mantenere l’anonimato (cosa garantita in rete).
- Noi non odiamo nessuno. Come risposto a tantissime persone che ci hanno scritto sia in rete che sul sito, noi perdoniamo tutte le persone inserite per esserci venute contro. E anzi, diamo un affettuoso e sincero abbraccio simbolico persino al più violento dei nostri “oppositori” (fa sorridere che ve ne siano), perché pensiamo che ogni individuo sia uomo che donna, abbia il diritto di amare chiunque voglia e di essere amato a sua volta. Che sia del suo sesso o no. Come potremmo noi, promotori d’amore, farci carico del peso di dover odiare qualcuno? Soprattutto, perché mai dovremmo?
- Per quanto ci stupisce, sia la Biancofiore che la Meloni, intendono spendere soldi dello stato e dei contribuenti (chi per un disegno di legge contro l’eterofobia, chi per una interrogazione parlamentare) per contrastare la terribile e incombente minaccia di un sito in cui sono inseriti poco più di 40 nominativi, molti dei quali autosegnalati da persone che fraintendendo il nostro scopo, hanno creduto di dove mostrare spavalderia un po’ ingenua, oppure capendolo, si è opposto apertamente ai diritti d’amore uguali per tutti volendolo far sapere al mondo volontariamente.
Perciò noi siamo una grave minaccia alla democrazia.- Per quanto sia assurdo da dire, la maggior parte delle persone che ha avuto a che fare con RIRO ha tuonato contro l’infamia di essere definita omofoba trascurando quasi totalmente che il sito ha anche una sezione per i Razzisti e un’altra, stavolta totalmente ignorata, contro il maltrattamento degli animali.
È quest’ultimo punto però a tenerci per davvero sulle spine: Abbiamo davvero spaventato così tanto gli oppositori “di” o “del” Gender, da spingerli ad ignorare totalmente le vere intenzioni del sito e le sue altre sezioni? Domandiamo alla Biancofiore, alla Meloni e ad Adinolfi e a tutti gli altri che hanno tuonato contro di noi ignorando totalmente finalità e interezza dell’iniziativa, vi sentite davvero attaccati, quando abbiamo semplicemente messo insieme delle notizie su di voi totalmente pubbliche e già disponibili al pubblico? Perché? Perché vi accostiamo a degli omosessuali? Sembrerà tendenzioso e sciocco chiederlo, ma stare vicino a persone che amano persone dello stesso sesso vi da forse fastidio? Suppongo di no, in fondo voi non siete omofobi, giusto? In fondo come detto dai commentatori avversi all’idea tramite messaggi privati e pubblici, siamo soltanto degli invertiti che cercano di prendersela con i normali perché vogliono essere normali. Siamo dei finocchi in cerca di vittimismo, dei pervertiti che si, a casa loro possono fare ciò che vogliono ma guai a tentare di violare i bambini. Perché siamo degli sporchi pedofili. Siamo cattive persone, perché abbiamo osato definire omofobo Vittorio Sgarbi che ha definito il matrimonio omosessuale “culimonio”, così, scherzosamente. Perché prendere in giro il sogno e la speranza di migliaglia di persone soltanto perché omosessuali, non è un atto omofobo. Il nostro è un messaggio di speranza. Così come invitiamo i nostri detrattori a calmarsi dallo spavento, e a prendere finalmente coscienza che non c’è alcuna minaccia di nessun tipo, invitiamo anche cariche politiche importanti come la Meloni e la Biancofiore e l’opinionista e giocator di poker Adinolfi, a non perder tempo a cercare di farla pagare a tutti i costi ad un sito di notizie neonato, ma magari andare ad occuparsi delle reali piaghe di un paese che tende a tenere ancora gli occhi chiusi sulle cose che teme. Ad esempio, a come possa essere possibile che nelle scuole italiane, si tema che si possa insegnare a dei bambini ad essere omosessuali, quando è stato chiarito da autorevoli fonti scientifiche (nonché dall’intera comunità scientifica) che omosessuali non si diventa. Si nasce così. E soprattutto non è una malattia. Soprattutto quando in altri paesi più evoluti già insegnano a non guardare alle diversità e che insegnare ad un bambino ad amare gli altri indipendentemente dal sesso o dalle sue preferenze non è sbagliato. E anzi un atto di civiltà che finalmente potrebbe guidarci fuori da un grottesco isolamento culturale di cui siamo vittime rispetto al resto del mondo civilizzato ormai da troppo tempo e causato da chi tenta in tutti i modi di convincere il prossimo che esiste un mostro di nome Gender pronto a fare del male. Speriamo davvero che il popolo italiano possa finalmente aprire gli occhi. Se oggi anche si parla di Lobby Gay, gaystapo, se anche un giornaletto come “il giornale” di Sallusti tuona contro di noi e altre decine di fonti minori copiano l’articolo nella speranza di ottenere visualizzazioni, se persino la Radio Vaticana fallisce il colpo nel cercare di definirci criminali, si possa presto aprire gli occhi e capire che non esiste nessuna guerra tra noi ed il mondo, ma soltanto un abbraccio da queste persone rifiutato, in attesa di essere accettato fraternamente.
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