La propaganda russa arriva su Retequattro
Quanto avvenuto lo scorso 7 dicembre è un fatto che non può e non deve passare inosservato. Su Retequattro è andato in onda un documentario intitolato "Il presidente" dedicato alla figura di Vladimir Putin, prodotto dal canale Rossiya1.
Ed è proprio qui che nasce il problema: quel filmato non è un documentario indipendente ma è stato prodotto da realtà direttamente legate a Putin con scopi prettamente propagandistici. Vien da sé che non si sarebbe mai ritrovati dinnanzi ad una lettura critica della figura dell’inquilino del Cremlino, ma dinnanzi ad una sua lode proposta attraverso un'informazione a senso unico.
L'agenzia stampa Sputnik (creata da Putin per rilanciare la sua immagine nel mondo dopo la guerra in Ucraina e vicina a realtà come l'associazione leghista Lombardia-Russia o a siti omofobi di disinformazione come LoSai?) spiega come il documentario sia stato «proiettato in anteprima a Roma alla presenza dell'Ambasciatore russo Sergei Razov e del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri» con lo scopo di lanciare un messaggio molto chiaro:
Nonostante una stampa molto critica nei confronti del leader del Cremlino, in Italia tra i semplici cittadini Putin è sempre più popolare. Questo film rappresenta senz'altro un grande interesse per le persone che si chiedono "chi è Putin", per il pubblico che ammira il presidente russo, ma vorrebbe capire meglio l'uomo e non solo il politico. Il centro del documentario è l'intervista a Putin filmata in una sala del Cremlino, che viene completata con interviste a personalità vicine al presidente. Non mancano certamente immagini che ritraggono il Putin sportivo, giocatore di judo, il Putin alle prese con l'hockey, il pianoforte e le lingue straniere. Un ritratto biografico completo e interessante.
La versione italiana risulta essere stata curata da Carlo Gorla ed Alessandro Banfi. Quest'ultimo avrebbe poi provveduto a rilasciare un'intervista all'agenzia Sputnik per raccontare che il presidente Confalonieri si converrebbe sul fatto che la stampa italiana sia inutilmente critica verso Putim mentre tra la popolazione «la popolarità del presidente russo è sempre più forte» perché «più politici di diverso orientamento in Italia ritengono Putin un punto di riferimento, una garanzia per la stessa democrazia occidentale. L'Europa è divisa, c'è una leadership occidentale che sembra delle volte mancare, si ammirano quindi le proposte, la fermezza, la franchezza, l'essere molto diretto di Putin».
Banfi sostiene anche che «quando si passa da un sistema unipolare ad uno multipolare, ci vuole un leader forte che interpreti questo passaggio. Putin fa sperare tutto il mondo, certo chi ha meno potere nel mondo, che lui possa essere uno dei grandi della Terra ad aiutare un riequilibrio multipolare. È un'opportunità per tutti per la libertà e la democrazia».
Insomma, quel programma sarebbe stato voluto dal presidente Mediaset per santificare un uomo a cui si vorrebbe dare in mano il futuro dell'Europa e del mondo. Il tutto con un intento politico e con la volontà di cercare di propagandare un'immagine di Putin che pare andare nella direzione di quella proposta da partiti ben precisi (e molto vicini al proprietario di quelle reti).
Intanto in Russia si racconta che gli italiani amano Putin. L'agenzia Sputnik ha già iniziato a sfruttare quanto accaduto anche per la sua propaganda, spiegando ai cittadini russi come la stampa italiane menta nel suo giudizio verso il loro leader dato che «Putin ha acquisito tra i semplici cittadini una grande popolarità. In un periodo di crisi economica, disorientamento, minacce terroristiche molti vedono nel presidente russo un punto di riferimento. Putin ha un grande successo in Italia, soprattutto dopo l'intervento russo in Siria».
Il tutto attraverso quella che appare come una tattica consolidata, dato che sono ormai mesi che in Russia vengono mostrati solo politici favorevoli alle leadership di Putin (tutti curiosamente pronti ad accusare gli Stati Uniti di danneggiare l'immagine che il resto del mondo ha della Russia).
Ne è un esempio il programma propagandistico di Komov (si, proprio quello che seguiva Brandi nei suoi convegni omofobi) a cui vengono invitato solo i politici di estrema destra legati alla Russia di Putin. Tra questi c'era l'estremista tedesco Manuel Ochsenreiter, pronto a sostenere che la Germania sia ancora occupata dagli Stati Uniti, che la stampa tedesca non sia libera e che è necessario sollevarsi contro l'Islam. Ovviamente non poteva mancare un attacco ai gay, con Ochsenreiter pronto a sostenere che la "teoria del gender" imperversi in tutta l'Europa occidentale con lo scopo di distruggere la società.
Tra gli intervistati c'è stato poi anche Robert Moynihan, fondatore della fondazione vaticana Urbi et Orbi, recatosi alla corte di Komov per sostenere che ci sia una «reale possibilità» che il matrimonio fra persone dello stesso sesso nuovamente vietato negli Stati Uniti.
E per l'Italia, l'uomo che si è presentato a lanciare invettive contro Europa ed immigrati è Claudio d'Amico, il responsabile delle relazioni estere della Lega Nord. In quell'occasione il politico ha lodato l'operato della Russia ed ha sostenuto che l'Italia sia schiava degli Stati Uniti (a suo dire, il Pd sarebbe stato costretto da Obama a votare le sanzioni alla Russia) e si è lodata l'invasione della Crimea. Si è anche sostenuto che da sempre la lega creda che l'Europa includa la Russia sino all'Oceano Pacifico... non male per chi sino a ieri chiedeva voti sostenendo che Roma non fosse in Italia!
Il tutto si è concluso con un d'Amico pronto a prospettare la possibilità che Salvini divenga il nuovo premier italiano, con un Komov che si è subito augurato che ciò avvenga perché -a suo dire- con Slavini in Italia le cose andrebbe sicuramente molto meglio grazia all'amicizia russa, all'oppressione dei migranti e al divieto dei gay pride.