L'arresto del consigliere di Forza Italia fa saltare il bando, ma Il Giornale preferisce attaccare i gay contrapponendoli ai presepi
Che alla redazione de Il Giornale non piacciano i gay è cosa risaputa, ma intollerabile è come non perdano occasione di diffamarli con illazioni al limite delle legalità.
A Roma il prefetto Tronca ha annullato per irregolarità il bando di gara che riguardava l'assegnazione degli spazi alle bancarelle che ogni anno vendono materiale di ogni tipo ai bambini che transitano da Piazza Navona. Fra le 55 bancarelle assegnate nel vecchio bando, 24 erano risultate riconducibili alla famiglia Tredicine e a Giordano Tredicine, l'esponente di Forza Italia in Campidoglio che è stato arrestato nella inchiesta su Mafia Capitale la scorsa estate. Si è dunque deciso di annullare quelle assegnazioni e di far scendere in campo alcune onlus romane.
Tanto è bastato perché Francesco Curridori firmasse un articolo dal titolo "A Piazza Navona gay center al posto dei presepi". Curioso p come la commercializzazione di oggetti sacri venga presentata come la massima espressione della cristianità, provvedendo poi ad opporla ai gay quasi come se le due cose non potessero essere compatibili. Il tutto cavalcando una polemica politica ben precisa, nella quale Salvini ha indicato come massima priorità del suo operato la distribuzione di presepi da imporre al chiunque osi non essere cristiano e voglia frequentare luoghi che sono laici solo di nome.
Nella sua ricostruzione, Curridori scrive:
Presepi no, gay center sì. È questo il risultato della decisione del prefetto-commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca che ha annullato per presunte irregolarità il bando di gara sulle tradizionali bancarelle che ogni anno a Natale abbellivano piazza Navona.Al loro posto arrivano i banchetti "laici" di varie onlus come la Croce Rossa, la mezzaluna islamica Emergency, l'Unicef e Greenpeace ma in mezzo a loro c'è anche il gay center.
Da notare è come il nome del Gay Center venga scritto in minuscolo, forse perché ritenuto immeritevole di rispetto. Ed è sempre cercando di opporre la religione al diritto all'esistenza ci chi ha un orientamento sessuale diverso dal suo, che il giornalista aggiunge:
Il banchetto dovrà secondo la deliberazione n. 16 di Tronca, "promuovere le proprie attività statutarie e nel contempo offrire un programma di animazione ai bambini, nonché iniziative di intrattenimento ludico/culturali per le famiglie". Nell'anno del Giubileo, dunque, i bambini che visiteranno la famosa piazza non troveranno giocattoli, dolciumi, befane e venditori di presepi ma potranno avvicinarsi, attraverso il gioco, alla conoscenza dei nuovi 'modelli di famiglia' che il governo Renzi vorrebbe introdurre con il ddl Cirinnà.
Insomma, si punta il dito contro un'unica onlus quasi come se i gay non dovessero aver diritto a poter partecipare alla cita sociale del Paese. Il tutto continuando a citare in modo decontestualizzato presepi e giubilei, quasi a voler sfruttare la religione per cercare di alimentare odio da parte dei bigotti.
E solo pochi giorni prima, un altro articolo pubblicato da Il Giornale (questa volta a firma di Francesco Curridori) titolava: "Se la Rai e il Tg3 fanno lo spot alle adozioni gay".
In quel caso il tema non erano le citate adozioni (che purtroppo in Italia non sono possibili) ma un bellissimo video realizzato dalle Famiglie Arcobaleno per raccontare le loro famiglie. Immagini che loro sostengono non debbano poter essere mostrare, dato che il servizio pubblico deve riservare spazi solo ai deliri omofobici di Mario Adinolfi o alle interviste in cui l'avvocato Cerelli si lancia nel sostenere che l'omosessualità sia una malattia. Ma evidentemente qualunque opinione contrari alla loro è da considerarsi uno spot pubblicitario, quasi come se i diritti delle famiglie dovessero essere venduti.
Scrivono:
Non bastava Biagio Antonacci. Con una ricerca sui social ci siamo accorti che sotto le vacanze natalizie anche il Tg3 ha dato il suo contributo a favore del ddl Cirinnà trasmettendo uno spot girato dall'associazione Famiglia arcobaleno che si occupa di 'difendere' i diritti delle coppie Lgbt.
Nel video andato in onda il 22 dicembre nell'edizione pomeridiana delle 14,20 si vedono inizialmente dei bambini intervistati che raccontano come passeranno il Natale. Con una serie di interviste fatte sulla strada, poi, alcuni passanti esprimono la loro opinione su alcuni disegni fatti da figli di famiglie "non tradizionali" per far passare il messaggio che "famiglia è dove c'è amore" e poco importa se i genitori siano omosessuali o eterosessuali.
Esatto, poco importa se siano omosessuali o eterosessuali. Quindi non si capisce su cosa si basi la loro polemica, se non sulla volontà di impedire il diritto di espressione a chiunque la pensi diversamente da loro. E per farlo, tante sono le parole decontestualizzata e qualcuna è stata inserita fra virgolette forse con l'unico scopo di offendere.
Immediata è la reazione compiaciuta dei lettori, tra cui chi scrive: «Nello stato pietoso in cui si trova oggi la scuola, ci manca solamente di dare in adozione bambini ai culattoni. Poveri noi». Un altro aggiunge: «Ma che cazzo fa la Rai. Con tanti problemi che ci sono in Italia, vanno a pensare a queste persone. Queste persone si devono curare per diventare normali».
Insomma, perché pensare ai diritti dei bambini quando ci sono tanti presepi da distribuire e maiali sgozzati da appendere all'esterno delle moschee per alimentare odio verso i mussulmani? Possibile che si spensi al bene comune anziché al male auspicato a chi vive nel pregiudizio?
Alla fine la certezza è solo una. Se i lettori di un giornale sono convinti che i gay debbano "curarsi" perché anormali, allora è evidente che qual giornale ha fallito il suo compito di fare cultura. Solo un fallimento potrebbe giustificare una simile ignoranza fra i propri lettori e simili articolo rischiano solo di alimentarla e legittimarla.
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