L'omofobia di Giancarlo Cerrelli premiata con il patrocinio del Comune di Cosenza
Giancarlo Cerrelli, avvocato e vicepresidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, è più volte finito alla ribalta delle cronache per la sua ostentata omofobia. In particolar modo è difficile è dimenticare come si lanciò nel sostenere che l'omosessualità fosse una malattia durante una diretta di Rai Uno, sostenendo che: «Dire che è una malattia non è accertato ma sicuramente è un disordine. Noi dobbiamo essere liberi di dire che è un disordine. Perché se viene meno questo non c'è neppure più la possibilità di fare catechismo».
In quel mondo parallelo dell'integralismo cattolico, fatto di scuole in cui i bambini sarebbero costretti a mettersi il rossetto o a scambiarsi i vestiti per distruggere l'umanità, non è raro che l'integralismo cattolico si legittimi a vicenda o che si attribuisca premi per l'impegno mostrato nel tentare di rovinare la vita a migliaia di persona sulla base del loro pregiudizio.
Ma tutto ciò diventa intollerabile se a premiare quelle persone è un'istituzione. Stando a quanto dichiarato dallo stesso Cerrelli sul suo profilo Twitter, l'uomo avrebbe infatti ricevuto il Premio Alarico premio nella categoria "famiglia e tutela dei minori" secondo quello che gli organizzatori sostengano sia una «la difesa della famiglia contro il gender». Il tutto con l'inaccettabile patrocinio della Città di Cosenza.
I fatti sono dunque questi: un uomo è stato premiato per aver combattuto qualcosa che non esiste attraverso richieste che hanno però impatti molto gravi sui minori e su delle minoranza a lui non gradite. Si sostiene che sia importante evitare il contrasto alla violenza di genere (schierandosi inevitabilmente a favore della violenza) e si considera «tutela dei minori» un'azione politica volta ad imporre stereotipi di genere e ruoli sociali in cui la donna valga meno dell'uomo ed i gay siano resi vittima di violenze.
Dinnanzi a queste evidenze, la città di Costenza può davvero permettersi patrocinare tutto questo?
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