L'Uganda approva una legge anti-ONG: a rischio gli enti che aiutano i gay o che dissentono dal governo


Ancora una volta l'Uganda ha scelto la via liberticida attraverso l'approvazione una vergognosa legge che rischia di mettere a repentaglio la salute e la sicurezza dei cittadini lgbt. Se lo scorso anno si tentò di incarcerare a vita tutti i gay del Paese (la legge fu poi invalidata a causa di un vizio procedurale), questa volta il parlamento ha pensato bene di proporre la chiusura di tutte le organizzazioni non governative che forniscono aiuto alla popolazione lgbt, anche in materia di prevenzione dell'HIV.
La nuova legge, approvata all'unanimità, amplia enormemente i poteri del governo sugli enti di beneficenza e ONG che operano nel paese, offrendo ai funzionari la possibilità di approvare, ispezionare, multare e sciogliere tutti i gruppi che non rispettano una serie di criteri.
Tra questo anche una clausola che obbliga a «non intraprendere alcuna attività contraria alla dignità del popolo dell'Uganda». Nonostante si tratti di una formula alquanto fumosa, è quasi certo che l'obiettivo sia quello di potersi appellare a quel cavillo per reprimere tutti i gruppi che lavorano per aiutare le persone lgbt. E se ciò non bastasse, un'altra clausola prevede lo scioglimento di tutti i gruppi «in cui è nel pubblico interesse il rifiuto della registrazione dell'organizzazione, o per qualsiasi altra ragione che il Consiglio ritenga rilevante». In altre parole, le autorità avranno piena autonomia decisionale riguardo a chi potrà operare o meno sul territorio.
A finire nel mirino delle autorità potrebbero essere anche tutte quelle organizzazioni critiche verso il governo o che, comunque, siano ritenute un ostacolo alla politica. E forse non è un caso che l'approvazione della norma sia giunta ad un anno di distanza dalle nuove elezioni, forse anche con lo scopo di reprimere le opinioni divergenti che dovessero essere reputate un ostacolo al voto.
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