I cristiani lgbt di Cammini di Speranza per una Chiesa cattolica casa di tutti
Cammini di Speranza è la prima associazione nazionale delle persone lgbt cristiane. Alla vigilia del Family Day, lancia la campagna #chiesaascoltaci che a cadenza periodica racconterà la storia di una persona gay o lesbica cattolica (ma anche di genitori, parenti, amici) che possa lanciare un messaggio rivolto alla chiesa intera perché diventi finalmente casa per tutti, finalmente capace di inclusione e accoglienza.
«L’idea è di far riscoprire le piazze, reali ma anche quelle virtuali offerte dai social network come luoghi di incontro –spiega Andrea Rubera, portavoce di Cammini di Speranza– in un momento in cui sembra che la logica delle barricate, della contrapposizione ideologica sia l’unica via percorsa. Siamo nell’anno del giubileo della Misericordia e ci sembra che nella luce di questa della Misericordia debba trovare spazio ogni persona, ogni storia, ogni affetto, con uguale dignità, uguale rispetto, senza pregiudizio.
Papa Francesco ci invita a costruire ponti e noi siamo qui a raccogliere questo invito. Vogliamo che i pastori si vestano anche della nostra “puzza di pecore” che per tanti anni è stata puntualmente evitata una puzza sconosciuta».
Cammini di speranza è un’associazione composta da persone cristiane, di varie provenienze, percorsi, età, orientamento sessuale e identità di genere che si impegnano nell'accoglienza di chiunque sia interessato ad approfondire le tematiche riguardanti la fede e l’omosessualità per promuovere il rispetto, la dignità e l’uguaglianza delle persone lgbt nelle chiese e nella società, sia una corretta informazione. La campagna partirà oggi con la storia di Giulia e sarà attiva, fino alla fine del Giubileo della Misericordia, su Twitter e Facebook attraverso gli account social del gruppo.
Scrive Giulia: «Papa Francesco, Dio non commette errori, ma chi vive l’omosessualità è, a parer Tuo, "in errore oggettivo". Eppure, se io non fossi lesbica, la mia fede sarebbe scialba perché è la mia omosessualità che mi ha portata a fare una ricerca spirituale e a cercare di vivere in Cristo. Se io non fossi lesbica non avrei conosciuto la paura di essere giudicata e quindi non avrei imparato il rispetto per ciò che non conosco. Se io non fossi lesbica non avrei conosciuto l’amore perché è il Signore che mi ha mandato la persona che amo. Vedi, papa Francesco, per me Dio non commette errori: mi ha resa una persona “diversa” perché sapeva che per me sarebbe stata la strada della felicità. E sapeva anche che la diversità è ricchezza per la Chiesa Cattolica ossia, ricordiamolo, la Chiesa universale, di tutti».