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La Regione Umbria respinge la mozione di centro-destra sulla "famiglia naturale"

Nella sessione pomeridiana di oggi, l'Assemblea Legislativa della Regione Umbria ha discusso una mozione presentata dai consiglieri di centro-destra sul tema del riconoscimento della "famiglia naturale" quale unico punto di riferimento per le politiche regionali. Come già avvenuto in altre regioni, il testo proponeva di riconoscere e tutelare la sola «famiglia naturale costituita da uomo, donna e figli» attraverso una modifica dell'articolo 9 dello statuto regionale in vengono riconosciute e tutelate anche le coppie di fatto.
La mozione è stata respinta con 8 voti contrari e 6 favorevoli.

I voti contrari alla mozione sono stati quelli della presidente Marini, degli assessori Guasticchi e Paparelli e dei consiglieri del Partito Democratico Leonelli, Solinas, Chiacchieroni, Casciari e del socialista Rometti. Un atteggiamento ambiguo viene rivelato da parte del Movimento 5 Stelle che, pur intervenendo contro la mozione ritenuta discriminatoria, ha poi deciso di non partecipare al voto. Lo stesso hanno fatto alcuni consiglieri del Partito Democratico che hanno deciso di lasciare l'aula e di non partecipando alle operazioni di voto, mettendo a serio rischio il respingimento della mozione stessa.

«Le argomentazioni presentate a sostegno di questa mozione -commenta Emidio Albertini, co-presidente di Omphalos- dichiarano a parole di non essere contro le persone e le famiglie omosessuali, ma nei fatti chiedono alla Regione di tutelare solo quella che alcuni vogliono imporre come “famiglia naturale” e creare così nei fatti famiglie di serie A, riconosciute e tutelate istituzionalmente, e famiglie di serie B, completamente ignorate e discriminate».
«Ora si passi velocemente all’approvazione della legge regionale contro l’omofobia –dichiara Patrizia Stefani, co-presidente di Omphalos– sabato 23 gennaio saremo in piazza insieme ad oltre 35 associazioni del territorio umbro anche per questo e ci aspettiamo risposte e tempi chiari. Il tempo delle responsabilità è arrivato. Dal Parlamento al Consiglio Regionale è giunto il momento di sanare un’assenza di diritti e di tutele per le persone omosessuali non più rinviabile».


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