L'integralismo cerca di sminuire il milione di persone in piazza. Per Adinolfi erano mille, Malan dice 500
Il successo della manifestazione per i diritti civili è sotto gli occhi di tutti. Un successo così evidente che nel tentativo di negare l'accaduto l'integralismo omofonico è immediatamente ricorso all'unico linguaggio che conosce: la falsificazione e l'insulto gratuito.
Fra i più agguerriti figura Lucio Malan, il parlamentare noto per la sua omofobia e per la sua ostentata convinzione nel sostenere che Berlusconi pensasse davvero che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Rispondendo alla solita sedicente cristiana, il senatore nega l'evidenza numerica nel sostenere che quella foss oceanica fossero poche decine di persone. Dal suo profilo Twitter scrive: «È l'aritmetica gender no? Se organizzazioni LGBT dicono che 100x500 (questa credo sia la media) fa 1mln, così è!».
Dinnanzi a piazze traboccanti di manifestanti, nelle quali a fatica era possibile passare, c'è da domandarsi dove il senatore abbia visto 500 persone. Ma, si sa, chi vive di propaganda e di odio difficilmente sarà in grado di vedere la bellezza di cento città che si sono riunite per celebrare i diritti di tutti e non solo dei propri elettori o dei poteri forti. In fondo si parla di un uomo che continua a sostenere che il 20 giugno, nella sua piazza, ci fossero un milione di persone dinnanzi all'evidenza matematica che dimostra l'impossibilità fisica di una simile cifra (molto più probabilmente attestata sulle 250-300mila presenze).
L'impressione è che c'è chi ritiene che i sostenitori della propria ideologia siano da moltiplicare, gli altri da svilire. Peccato che il ruolo di senatore dovrebbe richiedere un po' più di imparzialità, a fronte di un impegno che dovrebbe essere assunto dinnanzi a tutti i cittadini e non solo quelli che si intende sfruttare per cercare di ottenere una nuova poltrona alle elezioni successive.
Alla voce di Malan si è presto aggiunta anche quella del guru dell'omofobia, Mario Adinolfi, che pare non saper far di conto nel sostenere che sia compito dei giornalisti spiegare che «c'erano mille persone». Insomma, un vero e proprio insulto da chi pare non accontentarsi sdi aver speso gli aultimi mesi a raccontare bugie sulla gpa, e che ora pare voler insultare gli avversari attraverso la negazione della realtà.
Ma a farci capire la reale problematica di chi marcerà al Family day è chi si inserisce nella discussione per esprimere chiaramente come l'uno reale motivo della loro battaglia ideologica sia la più bieca omofobia. Ed è così che c'è chi scrive: «Il problema è che son ricchioni». E dinnanzi a chi chiede pari dignità, ironizza in modo offensivo: «È ora di comprarsi mutande di latta».
Un altro aggiunge: «Oggi in piazza stanotte nei privee a dare il meglio di loro: il culo!». Insulti gratuiti tipici di chi non ha ragioni e spera di poter imporre il proprio pensiero attraverso l'insulto e la violenza....
Leggi l'articolo completo su Gayburg