ProVita cita un articolo di vent'anni fa, scritto da un dentista, per sostenere che l'omosessualità possa essere "curata"
In un articolo intitolato "Orientamento omosessuale e la teologia del corpo", l'associazione ProVita rispolvera un suo vecchio articolo del 2013 in cui sostiene che la sessualità abbia valore solo se basata sull'eterosessualità. Come qualsiasi notizia pubblicata sul sito integralista, anche in questo caso la Chiesa viene utilizzata come scusa per le sue battaglie ideologiche e politiche. Dicono:
Uno dei più evidenti problemi della nostra società è il rapporto che il mondo occidentale vive con la sessualità: è diventata un’attività ginnica, una valvola di sfogo, un bisogno, un diritto. E ha perso il suo vero scopo, l’amore per l’altro.
Quest’amore la Chiesa propone all’uomo nel suo duplice significato unitivo (amore per il coniuge) e procreativo (amore per la prole). Ma questi due significati sono ormai rigettati dalla società attuale, persino dentro la Chiesa (la pubblicazione dell’Humanae vitae, nel ’68, coincise infatti con tremende manifestazioni di dissenso).
E perché l'associazione avrebbe dovuto trattare tale argomento? Semplice. Perché quello è il punto di partenza da cui si sostiene che «tra i vari uomini di scienza che hanno aderito a questo insegnamento, ricordiamo oggi il professor Bruto Maria Bruti». Ed è grazie a un suo scritto che l'associazione di Brandi può tornare ad accomunare l'omosessualità ad una malattia nel riportare un passo tratto da "Omosessualità: vizio o programmazione biologica?" nel quale l'uomo afferma:
“L’orientamento omosessuale”, scrive Bruti, “non è dovuto a una malattia fisica, né a una malattia mentale ma può essere il risultato di […] certi fattori ambientali, dove non vengono soddisfatti alcuni bisogni emotivi dell’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso […]” (p. 105). Essendo un orientamento socialmente costruito, è necessario riconoscere a chi vive quest’orientamento in modo distonico (cioè indesiderato) la possibilità di tentare il cambiamento: “Le persone hanno diritto di mantenere un orientamento omosessuale o di sviluppare il loro potenziale eterosessuale. Il diritto di ricorrere a una terapia per cambiare il proprio orientamento omosessuale deve essere considerato naturale e inalienabile” (ibidem).
Nonostante la pomposa presentazione, pare che l'associazione ProVita si sia dimenticata di citare alcuni dettagli importanti. Ha sorvolato su come Bruti sia stato militante di Alleanza Cattolica per oltre trentanni o come fosse collaboratore della rivista "Cristianità", così come non precisa che la professione dell'uomo fosse quella di dentista. Magari sarà anche stato bravo a curare le carie, ma la sua specializzazione non è certo ciò che attribuisce autorevolezza alle sue teorie sulla "cura" dell'omosessualità.
Poche sono anche le tracce della sua opera, dato che il saggio in questione risulta citato praticamente solo da realtà cattoliche. L'indicazione di un estratto dalla pagina 105 lascerebbe pensare ad un qualche volume, eppure si può facilmente appurare che in realtà si tratti di un articolo di sette pagine pubblicato nel 1995 sul numero 243-244 di "Cristianità". In altre parole, ProVita sta riproponendo un articolo di vent'anni fa quasi come se da allora le evidenze non avessero sufficientemente screditato tali teorie.
E se ciò non bastasse, su alcune pagine omofobe il nome di Bruti compare per ben altri motivi: Bruto Maria Bruti si sarebbe infatti occupato della recensione e promozione dei libri di Joseph Nicolosi. Quindi, in altre parole, avrebbe semplicemente rilanciato le sue screditatissime tesi.