Quando Buttiglione voleva che lo stato "acquistasse" i bambini a 12 milioni l'uno

«I figli non si pagano». È questo uno degli slogan con cui l'integralismo cattolico cerca di alimentare disinformazione sulla gpa con l'unico obiettivo di sfruttare i bambini come carne da macello utile ad una campagna politica di legittimazione della discriminazione.
Sappiamo bene che i veri rischi per le donne si corrono in paesi come la Russia o l'India, i quali assicurano l'accesso alla maternità surrogata solo alle coppie eterosessuali. In Paesi come il Canada, dove anche le coppie gay possono acceder a quella pratica, è espressamente vietato qualunque passaggio di denaro.
Ma al si là dei tecnicismo che smentiscono le bugie dell'integralismo cattolico, curioso è osservare come siano stati loro ad inventarsi l'idea di "pagare" l'utero alle madri che volevano abortire. Un termine sicuramente indegno ed offensivo, inadatto a qualunque cosa possa riferirsi a degli esseri umani, ma purtroppo usato dalla propaganda integralista (motivo per cui in questo articolo lo si userà in quell'ottica, non certo attribuendo liceità a simili termini)
La proposta giunse da Buttiglione che, nel giugno del 2001, avviò una crociata contro la legge 194. La sua proposta di legge prevedeva il pagamento di dodici milioni di lire alle donne che avessero deciso di non abortire. La legge prevedeva anche che il minore venisse poi strappato dalle mani della madre per essere affidato ad un istituto di assistenza in attesa di essere adottato o affidato a una nuova famiglia.
Ora che si cono famiglie che vorrebbero prendersi cura di quai bambini, pare che l'integralismo voglia rendere quei bambini inadattabili dopo aver preventivamente impedito qualunque altra modalità che permetta alle famiglie omogenitoriali di dare una casa a dei bambini bisognosi. Il tutto nell'ottica in cui i figli devono essere imposti a chi non li vuole e debbano essere negati a chi li vorrebbe.


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