Tempi palesa la bufala dell'utero in affitto: il problema sono i gay, non gli etero che "comparano" i bambini


Pur di trovare una scusa ad una palese discriminazione nei confronti delle coppie gay, l'integralismo cattolico si è inventato la bufala dell'«utero in affitto». Attraverso al ricorso a termini dispregiativi e a un linguaggio che mira a definire i bambini come «merce», il loro tentativo è quello di far leva sui più bassi sentimenti della gente per cercare di ottenere facili consensi al loro progetto politico. Un progetto politico che si disinteressa alla maternità surrogata, ma particolarmente interessato a negare i diritti alle persone lgbt.
Ovviamente non c'è alcun legame tra il ddl Cirinnà e la maternità surrogata, ma loro vogliono far credere il contrario, negando persino l'evidenza dinnanzi ad una legge che non cita neppure tale pratica. Ed è in questo quadro di propaganda e di disinformazione che il solito Tempi si lancia nel sostenere che la legge sulle unioni civili debba essere ritirata perché condurrebbe alla «mercificazione dei bambini». Scrivono:

Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento, l’istituto della stepchild adoption, contenuto nel DDL, apre la strada alla pratica abominevole dell’utero in affitto, per cui due persone adulte che decidono di volere un figlio, unicamente in funzione di questo desiderio, avrebbero il diritto di fabbricare lo stesso con ovuli, utero e seme esterni, sfruttando il corpo di altre donne (che avvenga a pagamento o meno, resta inaccettabile) all'estero, di tornare in Italia e di vedersi riconosciuto quel bambino come figlio, quando figlio non è, ma un minore trattato come un oggetto di diritto.

Come consuetudine, i termini utilizzati sono tutti duri e volti a creare un senso di repulsione in chi le legge. Si sottolinea come loro ripetano quello slogan, ancora una volta senza spiegare quale dovrebbe essere il legame fra la legge e quella pratica (e difficilmente potrebbero far altro, dato che quel legame non c'è). Ma, soprattutto, si sostiene che tutto ciò sarebbe colpa del riconoscimento delle coppie gay.

Tutto ciò è falso, dato che la legge non cambierebbe nulla. Oggi la maternità surrogata è vietata in Italia e legale in altri Paesi e così rimarrebbe. Chi volesse andare all'estero (al 90% coppie eterosessuali) potrà continuare a farlo ed anche il direttore di Tempi potrebbe prendere oggi stesso un aereo e avere un figlio in Russia attraverso la maternità surrogata. Tornato in italia e una legge del 1983 gli garantirebbe la stephild adoption che garantisca dei diritti al figlio. La differenza è tutta lì: i figli delle coppie omogenitoriali hanno minori tutele di quelli nati in coppie eterosessuali, ed è questo ciò che Tempi chiede sia preservato. La discriminazione, nulla di più.
Inoltre, anche sul fatto del presunto sfruttamento delle donne ci sarebbe da ridire: ad oggi tutti i Paesi più poveri offrono quei servizi solo alle coppie eterosessuali e, di conseguenza, solo loro possono fare leva sulla povertà (e potranno continuare a farla anche se la legge non passasse). Anzi, nel caso della loro amata Russia, avrebbero anche la garanzia di non veder indicato il nome della madre biologica sull'atto di nascita (come invece avviene in Canada o negli Stati Uniti).

Forse consci di come la loro favoletta non stia in piedi, ecco che l'articolo passa a palesare come la loro teoria sia prettamente ideologica, sostenendo che i bambini non sono mercificati se quella medesima pratica è richiesta da una coppia eterosessuale. Dicono:

Inoltre la mancanza della bipolarità sessuale, del padre o della madre, creerebbe ostacoli allo sviluppo normale dei bambini. Ma è chiaro che non basterebbe eliminare dal DDL la stepchild adoption, perché qualora il nostro paese varasse una legge sulle cosiddette “unioni civili”, anche senza adozione, l’Europa ce la imporrebbe (vedi la sentenza contro l’Austria) o lo farebbe la magistratura a colpi di sentenze. Inoltre, anche senza figli, queste unioni indebolirebbero l’istituto matrimoniale, svilendone il significato, facendo passare l’idea che il compito procreativo ed educativo sono solo delle opzioni. Il matrimonio non servirebbe più a garantire l’ordine delle generazioni e ciò sarebbe dannoso per la stabilità della società.

Insomma, la cosa da tutelare sarebbe solo il matrimonio eterosessuale e non tanto quei "diritti di bambini" che usano a loro uso e consumo al solo fine di danneggiare le minoranza attraverso l'esclusione dalle tutele giuridiche dei loro figli. Il tutto sostenendo criminalmente che una coppia gay non potrebbe crescerli altrettanto bene o che la società si disgregherebbe se ci fosse maggiore uguaglianza. Peccato che migliaia di studi smentiscano la loro tesi, evidentemente basata sullo sul più biseco pregiudizio.
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