La Consulta boccia la discriminazione istituzionalizzata della Lombardia
La Lombardia è una regione ormai in declino. Le tasse salgono, i servizi diminuiscono e sembrano lontani quei tempi in cui vivere in quelle terre era un vanto per i cittadini. L'istruzione non è più quella di una volta, la sanità è ormai al collasso. Il tutto con l'aggravante di un presidente come Maroni che era così occupato ad accedere e spegnere le luci del Pirellone da non accorgersi che il suo vice era immischiato in un enorme giro di tangenti legati alla sanità. Non poteva sapere, dice. Eppure in quell'ospedale le voci giravano da più di un anno.
In questo scenario disastroso pare che la politica abbia deciso di rispondere con la discriminazione: si palesa come ai cittadini resteranno solo le briciole, ma si cercano voti sostenendo che quelle briciole verranno suddivise solo fra un popolo eletto. Nascono i loro slogan: prima il nord, prima i cristiani, prima gli etero, prima chiunque mi dia un voto in cambio della promessa di un vantaggio a danno del prossimo.
Così i soldi pubblici vengono spesi per allestire i presepi viventi della Cappellini, le mozioni omofobe, i call-center "anti-gender", le conferenze anti-eguaglianza, i palazzi luminosi con messaggi contro le minoranze o i cartelli contro l'uso del burga affissi in ogni angolo delle strutture pubbliche (anche quelle in cui di burga non se ne sono mai visti). Insomma, si legittima l'odio senza fare alcuna politica serie e il costo di queste buffonate viene messo in conto alla cittadinanza.
Ora la Corte Costituzionale ha annullato una di quelle innumerevoli discriminazione: la mozione con cui la giunta intendeva impedire la costruzione di luoghi di culto che non fossero cattolici (anche ai protestanti venivano imposti grandi limiti). Forse l'ennesimo regalo all'arcivescovo Scola, ma una palese violazione dei diritti costituzionali di alcuni cittadini.
Maroni dice che non gliene frega nulla e che lui perderà altro tempo a fare una nuova legge che calpesterà i diritti dei mussulmani al solo fine di compiacere i suoi elettori. Ma una simile posizione pare solo voler sottolineare come la sua Lombardia non sia più una terra di tutti, ma una regione assente che cerca ritorno elettorale attraverso il commercio della discriminazione.