È morto Paolo Poli
Si è spento a Roma, dopo un periodo di malattia, Paolo Poli. Avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 23 maggio e fu uno dei primi personaggi famosi in Italia a fare pubblicamente coming out.
È stato un artista versatile che si è esibito come attore, cantante e doppiatore italiano, anche se la sua principale attività si è svolta in attività teatrali. Figlio di un carabiniere e di una maestra, comprese di essere omosessuale da bambino: «Ho capito di essere gay fin da piccolissimo -dichiarò- c'era il fornaio: lo adoravo. Poi andai al cinema a vedere King Kong e capii che mi garbava». Nel 1967 interpretò La Santa Rita da Cascia in abiti femminili: venne accusato di aver "mancato di rispetto a una santa" e la Polizia non si limitò a bloccare lo spettacolo, ma chiuse anche il teatro Odeon di Milano per una settimana. Ad intervenire nell'azione censoria fu Oscar Luigi Scalfaro, all'epoca Ministro dell'Interno.
«Una perdita enorme, che ci addolora immensamente». Così Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, esprime il lutto di tutta l'associazione per la scomparsa di Paolo Poli. «Salutiamo un protagonista prezioso della nostra storia e della nostra cultura. Paolo Poli non ha mai nascosto la proprio omosessualità al grande pubblico, anzi la sua visibilità di omosessuale orgoglioso ha rappresentato, negli anni in cui l'omosessualità era ancora un tabù, un pionierismo fiero e un modello per molti e molte di noi, che ne raccogliamo l'importante eredità. Poli era beffardo e irriverente, eppure elegante e mai fuoriluogo. Il suo contributo all'evoluzione di questo Paese è stato costante, si rinnovava ogni volta che prendeva parola o calcava il palcoscenico. Ci lascia una scia di geniale leggerezza, un patrimonio di sorrisi e risate che mai ha attinto nella stupidità o nella comicità facile. Poli, anzi, incastonava sempre nella sua ironia un pensiero lucido, che ha aiutato a superare paure e stereotipi ben radicati nel Paese stravolto dal fascismo. Era un intellettuale squisitamente laico, allergico a qualsiasi compiacenza coi potenti, amichevole, gioviale e generoso nelle innumerevoli occasioni in cui senza filtri incontrava il proprio pubblico. Perciò è con immensa commozione che salutiamo il grande artista, il maestro della scena, ma anche il gay orgoglioso, l'uomo senza infingimenti, il grande coraggioso che ha affrontato i suoi e i nostri tempi senza armature, forte soltanto del suo corpo gracile, del suo orgoglio, del suo sorriso contagioso e del suo sguardo iniettato di genio».
Leggi l'articolo completo su Gayburg