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L'integralismo spaccato sul partito di Adinolfi ed Amato: «Rischiamo una condanna all'irrilevanza»

Alla fine l'integralismo cattolico si è tolto la maschera ed ha mostrato a cosa gli sia servito creare isteria attorno a fantomatiche «ideologie gender» e folli teorie sulla «sessualizzazione precoce» dei bambini: si è creata una paura per fondare un partito che potesse ottenere voti in cambio di una promessa di protezione. Più meno quello che fa la mafia nel chiedere il pizzo in cambio di protezione da atti che loro stessi commettono.
Se poi si considera come la minaccia sia falsa, sicuramente sarà semplice far finta di voler risolvere un problema che non c'è. Il tutto, per giunta, con l'aggravante di come si sia trovati dinnanzi al primo partito politico che ha potuto fare propaganda elettorale con tanto di patrocini da parte di enti e comuni. Indirettamente c'è poi anche la promozione della Donazzan, che ha inviato lettere politiche a tutti gli studenti veneti, così come anche Maroni ha illuminato il Pirellone a sostegno del nuovo soggetto politico.
Non c'è che dire, Adinolfi è stato bravo a sfruttare la credulità popolare per ottenere una campagna elettorale pagata dalla collettività. Avrà anche sacrificato la vita di migliaia di persone, ma ha ottenuto esattamente quello che voleva: una leadership politica che nel 2007 non era riuscito a trovare all'interno del Partito Demcratico.

Eppure i malumori non si sono fatti attendere. Tuona la sentinella in piedi Capellini (che sarebbe anche un assessore lombardo quando non è troppo occupata a discriminare le famiglie gay): «Il Partito della famiglia c'è già». Insomma, la Lega non avrà mica fomentato quell'odio per regalare voti ad Adinolfi, dato che sono loro a volersi proporre come il partito che perseguiterà le minoranze nel nome del fanatismo religioso. La leghista ha poi aggiunto: «Il partito che rappresento era presente in forze al Circo Massimo con i capigruppo di Camera e Senato oltre che dal presidente Roberto Maroni e dai rappresentanti regionali di Lombardia, Veneto e Liguria. Siamo stati l'unico partito a mantenere la promessa fatta al popolo del Family day, l'unico partito in Senato a votare compatto contro, senza se e senza ma, le unioni civili. La famiglia non deve rischiare di diventare patrimonio assoluto di un unico simbolo o di un'unica sigla, ma deve continuare ad essere patrimonio di tante realtà diverse, che lavorano insieme, ogni giorno per una grande battaglia comune».

A favore del patito è invece Simone Pillon, pronto a candidarsi per una posizione nella dirigenza «a condizione che venga riconosciuta la leadership di Massimo Gandolfini». In altre parole, l'avvocato sarebbe favorevole a ottenere un lauto stipendio pagato dalla collettività ma non vuole Adinolfi fra i piedi.
L'ipotesi non pare però plausibile dato che Gandolfini si è espresso contro il nuovo soggetto politico, sostenendo che «Esperienze passate di partiti di questo tipo hanno dato risposte deludenti, mi auguro ci sia il tempo per discuterne. Anche a me arrivano richieste di discesa in campo, ma bisogna essere ragionevoli».

La Nuova Bussola Quotidiana commenta la notizia parlando di una «strana coppia» formata da Mario Adinolfi e Gianfranco Amato che avrebbero agito di testa loro, motivo per cui non nasconde che «il movimento è diviso». Il giornale integralista aggiunge poi che «l'obiettivo sembra Roma, dove Adinolfi potrebbe candidarsi a sindaco e Amato entrare comunque in lista. Più evanescente lo scenario di Milano dove si sta pensando ad intercettare il bisogno che il candidato civico Nicolò Mardegan ha di uscire dalla morsa di Parisi e Sala».
Malumore viene espresso anche dal periodico ciellino Tempi, pronto a dichiarare che «non è intelligente sognare una ricomposizione cattolica su base partitica e per di più sfruttando la gratuità di un fenomeno come il Family Day. D’accordo, senza gli Adinolfi e le Miriano, senza Gandolfini e, sopratutto, senza l’impegno di certi movimenti, in particolare, del movimento fondato da Kiko Arguello, il Circo Massimo non ci sarebbe stato. Però, di lì a pensare che questo avvenimento possa essere trasformato in partito, ce ne passa. Innanzitutto, si rischia il bagno di sangue. Fuor di metafora, la sconfitta che condanna all'irrilevanza».

Uno dei problemi pare infatti quello. L'integralismo cattolico basa la sua popolarità su un gioco di specchi che moltiplica l'opinione di pochi soggetti che parlano nome di innumerevoli associazioni incastonate in un gioco di scatole cinesi. E se oggi sostengono di rappresentare una parte considerevole della popolazione, alle urne si conterà davvero quanta gente si identifica nella sua ideologia. Se dovesse uscirne un qualche numero decimale della popolazione, difficilmente potranno continuare chiedere apparizioni televisive dei vari Adinolfi e della varie Miriano. Infatti neppure la potente lobby vaticana può fare miracoli tali da cambiare la rilevanza politica di un gruppi dinnanzi a numeri certi e non solo millantati.
Forse è per questo che anche l'associazione ProVita appare scettica, al punto da polemizzare con quelli che sino a ieri presentava come eroi: «Benché i due fondatori de “Il Popolo della Famiglia” siano membri del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, non risulta che il nuovo partito sia nato da un accordo che abbia coinvolto anche gli altri membri del Comitato». dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana definisce poi quell'iniziativa politica «un suicidio».

Un plauso incondizionato giunge invece dai gruppi di preghiera del Rinnovamento dello Spirito, in cui l'articolo di presentazione del nuovo partito (scritta da Amato ed Adinolfi sulle pagine del giornale di quest'ultimo) viene enfatizzato ancor più dei messaggi che sostengano giungano dalla cocca della Madonna in persona. Di questo passo c'è da chiedersi se a breve inizieranno a dire che è la Madonna di Medjugorie a volere che si voti il partito di Adinolfi.


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