Maurizio Blondet su Foffo e Prato: «Ecco quanto è normale la vita degli invertiti»

È il pensionato Maurizio Blondet, un tempo redattore per testate come Gente, Il Giornale, Avvenire e La Padania, a firmare un vergognoso articolo dal titolo "Ecco quanto è normale la vita degli invertiti". In quella pagina d'odio, immediatamente rilanciata alche dal circolo Christus Rex, si esordisce asserendo:

La mattina dopo l’omicidio, Prato ha tentato il suicidio rivelando in alcune lettere il desiderio sempre nutrito di operarsi e “diventare” donna. Lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, docente presso l’Università di Chieti,ha spiegato che «in questi casi ci troviamo di fronte ad un disturbo grave dell’identità di genere unito a una omosessualità egodistonica, elementi che incidono sull’equilibrio psicopatologico e possono portare l’individuo a un tentativo di ‘automedicazione’ con sostanze psicoattive come la cocaina».

Che a scrivere quelle parole sia un sedicente "cristiano" lo si evince già dall'uso smodato delle virgolette poste sui termini che si vogliono far percepire come inadatti ad essere utilizzati dalle persone verso cui provano avversione, così come la volontà di sfruttare a scopo propagandistico un omicidio è ciò che in questi giorni accomuna tutti quelli che sostengono di essere mossi da uno spirito cristiano. Così cristiano che non ci si fa problemi neppure ad utilizzare un ragazzo morto per i propri fini.
L'articolo parte poi con uno sproloquio di inammissibile violenza, forse inutile da riproporre dato che è identico a quell'orrido articolo apparso sul sito dell'Unione Cristiani Cattolici Razionali di cui ci siamo già occupati. E quando si dice che è identico, si intende che non c'è una sola parola diversa.
Eppure l'articolo è stato pubblicato a nome della "redazione" dell'Uccr il 12 marzo 2016, è stato ripubblicato a nome di Maurizio Blondet il 16 marzo 2016 ed è stato poi ripreso da Christus Rex sempre il 16 marzo (peraltro nella categoria "Mani pulite").
È questo il gioco di specchi dell'integralismo cattolico, con articolo infamanti che vengono riproposti da più fonti in modo da renderli credibili quasi provenissero da più fonti, anche se dietro c'è un'unica regia o comunque un'unica mante.

Ma, soprattutto, questo è l'ennesimo esempio di uno stato che non protegge i suoi cittadini dalla costante aggressione da parte di personaggi che mettono il loro nome e cognome nel firmare gli insulti. Perché se questa gente può permettersi di insultare i gay senza ritrovarsi a dover rispondere di ciò che dicono, ecco che si legittima e si incentiva questo genere di atteggiamento. Il tutto mentre sedicenti associazioni cattoliche non si farebbero un problema a usare i soldi dell'8 per mille per denunciare chiunque dica che cosa pensa veramente di Blondet.


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