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Arcigay querela Gandolfini. Andava in giro a dire che l'associazione approvasse la pedofilia

La strategia propagandistica adottata dall'integralismo cattolico non è nuova al tentativo di mettere parole mai pronunciate nella bocca altrui, basandosi poi su esse per argomentare le proprie teorie. Ad esempio dicono che ci sia un imprecisato «loro» che vorrebbe introdurre una fantomatica «ideologia gender», quasi come se non fossero stati loro a teorizzare quella folle teoria con lo scopo di andare in giro a dire che vogliono contrastarla contrastare. I, ancora, i gay vengono genericamente accusati di voler «desessualizzare» i bambini per sostenere che «sia uguale essere maschi o femmine». Anche qui è curioso come si cerchi di sostenere che a sostenerlo siano quelle persone che si battono per rivendicare che non sia uguale sposare un uomo o una donna, motivo per cui si vuole veder riconosciuta la relazione con una persona che si ama e non su quella che altri preferirebbero al suo posto. Poco può essere fatto anche contro chi va in giro a dire che l'orientamento sessuale venga «liberamente scelto» dai gay o che accomuna un orientamento sessuale come l'omosessualità con una patologia come la pedofilia. Ma quando si fanno i nomi e si diffama qualcuno, finalmente si è in una situazione in cui diviene possibile chiedere l'intervento dall'autorità giudiziaria.

È così che Arcigay, nella persona del presidente Flavio Romani, ha querelato per diffamazione Massimo Gandolfini, portavoce del comitato "Difendiamo i nostri figli" ed organizzatore del Family Day. In vari incontri aperti al pubblico e documentati da video pubblicati su YouTube, il leader integralista ha infatti indicato Arcigay come un'associazione che, tra le identità di genere, approverebbe «la pedofilia».
In ognuno dei casi presi in considerazione, Gandolfini è intervenuto come relatore sul cosiddetto "tema dell'ideologia gender" ed ha ha mostrato al pubblico una diapositiva intitolata "Sesso e Genere: due concetti non più coincidenti". Sul basso c'era scritto: «Sesso fluido: 58 generi, valutando tra essi anche la pedofilia», a cui si faceva seguire un riferimento ad un articolo pubblicato lo scorso 4 luglio 2014 da un importante quotidiano nazionale.
L'articolo in questione racconta dell'introduzione nel social network Facebook di 58 termini per descrivere il genere, operazione per la quale Facebook Italia si è avvalsa della consulenza di Arcigay. Ma l'oratore travisa evidentemente il contenuto dell'articolo. Innanzitutto ne declama l'intestazione: «da oggi il social network permette di optare tra 58 identità diverse. Tutte approvate da Arcigay, inclusa una destinata a suscitare dibattiti». Nel titolo e nel testo dell'articolo si chiarisce senza ambiguità alcuna che la categoria «destinata a suscitare dibattiti» è quella del femminiello, identità tipica della tradizione napoletana. Ma Gandolfini al suo pubblico dice che la categoria in questione, approvata da Arcigay, sarebbe la pedofilia.

«Quando sono venuto a conoscenza della circostanza ho deciso di querelare il professor Gandolfini -dichiara Flavio Romani- perché ritengo che le sue parole infanghino in maniera irricevibile ed estremamente grave la storia, il buon nome e le persone di cui è fatta Arcigay. Accostare la nostra associazione alla pedofilia offende nel profondo tutti i nostri iscritti e mette in cattiva luce il senso del lavoro che quotidianamente, da più di trent'anni, portiamo avanti in questo Paese per abbattere il pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans. Come Presidente di Arcigay non ho alcuna intenzione di tollerare le gravi e false affermazioni che Gandolfini ha fatto e reiterato più volte nell'ambito delle numerose conferenze sulla cosiddetta ideologia gender. Con le sue parole il professor Gandolfini ha provocato uno sfregio insanabile all'immagine di Arcigay e procurato incalcolabili danni al nostro lavoro. La pedofilia è un reato che giustamente prevede punizioni pesanti, ma è prima di tutto una pratica aberrante che si accanisce su chi è più indifeso, provocando spesso traumi irreparabili. Il professor Gandolfini ha più volte affermato e fatto credere che Arcigay "approvasse" la pedofilia, e di questo dovrà rendere conto all'Autorità Giudiziaria», conclude Romani.

Clicca qui per ascoltare il passaggio incriminato in una delle conferenze di Gandolfini.


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