La Chiesa Polacca vuole imporre l'obbligo di parto in caso di stupro o di rischio di vita per la madre

La Polonia ha una fra le leggi sull'aborto più restrittive d'Europa. L'interruzione di gravidanza è oggi consentita solo in caso di stupro, di grave disabilità del feto o di rischio per la vita della madre.
Dopo aver assistito il lancio di una crociata contro la libertà all'esistenza di gay e lesbiche (che peraltro ha visto l'italiano Massimo Gandolfini pronto a volare in Polonia per alimentare l'estremismo) è ora la Chiesa Cattolica in prima fila in una battaglia contro i diritti delle donne. Ottenuto l'appoggio del premier del governo di destra, si vuole introdurre per legge il più completo divieto all'aborto.
le donne vittime di stupro saranno obbligare a mettere al mondo il frutto della violenza subita, sarà imposta la nascita di bambini con gravissime disabilità e nel caso di complicazioni durante il parto, la donna non avrà possibilità di scelta: lo stato e la Chiesa Cattolica hanno già deciso che sarà lei a dover morire.
Dinnanzi all'ennesima limitazione alla libertà personale e all'imposizione per legge di regole scelte dai vescovi, è nella cattedrale di Varsavia che si è registrata una grande protesta da parte dei fedeli. Mentre dal pulpito veniva letta una lettera dei vescovi polacchi a sostegno del progetto di legge, alcune donne si sono alzate ed hanno iniziato ad abbandonare la chiesa.
L'impressione è ormai quella di una Chiesa che pare aver deciso di non proporre più i suoi messaggi, preferendo cercare di imporli per legge anche a chi ha idee o convincimenti diversi dai loro. Il rischio di un simile atteggiamento è però sotto gli occhi di tutti, dato che l'ultimo gruppo che ha scelto una politica simile è quello noto con il nome di Isis.

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