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La corte d'Appello di Napoli riconosce i figli di Giuseppina La Delfa

Giuseppina La Delfa e Raphaelle Hodets si sono sposate in Francia nel 2013, dove sono entrambe madri delle loro due figlie. Solo varcati i confini dell'Italia, le due piccole venivano provate delle tutele giuridiche di una delle loro madri.
La storia di La Delfa non è diversa dalla quotidianità di numerose famiglie omo parentali, inesistenti dinnanzi ad uno stato che fa finta di non vederle. A rendere la loro storia più conosciuta è come la donna sia anche la fondatrice ed ex-presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno.
Da ieri la loro famiglia sarà tale anche in Italia. La Corte d'Appello di Napoli ha infatti ordinato la trascrizione di due sentenze del Tribunale civile di Lille, nelle quali si riconosce l'adozione reciproca dei figli.
«Siamo molto più avanti della stepchild adoption che volevano riconoscere in Italia -spiega Giuseppina- I nostri figli avranno tutti i diritti della normale adozione. È stata una lunga battaglia, ma finalmente abbiamo vinto e il sindaco ci deve rimborsare più di 5000 euro per le spese legali. Non è la crifra, ma il principio che conta. Non è giusto che noi famiglie per veder riconosciuti i nostri diritti dobbiamo spendere dei soldi in avvocati e processi». Ed ancora: «Ce l'abbiamo fatta. È una vittoria per tutta l'Italia e per tutta l'Europa. I cittadini europei che si muovono in Europa non possono perdere diritti e doveri passando da uno stato membro all'altro. Non è solo una battaglia politica, aggiunge, ormai i nostri figli avranno la stessa identità sui loro documenti italiani e francesi e saranno riconosciuti anche in Italia come fratelli fra loro e figli di ambedue».
La battagli legale della famiglia La Delfa Hodets è cominciata sei mesi, fa quando chiesero al Comune il riconoscimento dell'adozione incrociata dei loro figli. La loro richiesta venne respinta. «Non per cattiveria, ma perché all'Anagrafe non sanno bene come comportarsi e temono l’intervento del prefetto», si affretta a precisare. A quel punto le due donne si sono rivolte al tribunale, che ha ammesso il loro ricorso.


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