La professoressa di Moncalieri sarà capolista di Adinolfi. Disse ad uno studente gay che l'omosessualità può essere "curata"
Il partito di Adinolfi non ha alcun programma politico e la sua unica ragione di esistere è la propaganda dell'odio e dell'omofobia. In questo scenario non stupisce come uno dei soggetti scelti a rappresentare quel movimento sia Adele Caramico, la professoressa di religione di Moncalieri che dichiarò candidamente di aver suggerito ad un suo alunno la possibilità di "curare" la sua omosessualità. Fu la donna stessa a raccontare i fatti in un'intervista a Repubblica, anche se poi le dinamiche vennero un po' ridisegnate ed ammorbidite quando Gianfranco Amato le offrì una consulenza legale.
Ovviamente la ricostruzione di Adinolfi è prettamente ideologica e lontana da qualsiasi realtà. Sulla sua pagina Facebook, scrive:
Adele Caramico, la prof ingiustamente accusata di omofobia all'Itis di Moncalieri, sarà capolista del Popolo della Famiglia al fianco di Gisella Valenza candidato sindaco di Torino. Adele fu accusata, sbattuta su tutti i giornali come si fa sempre con il "mostro omofobo", ha subito un'indagine e poi quando chiesero ai suoi allievi se la prof era omofoba non ce ne fu uno che non sottolineò la sua perfetta correttezza testimoniata da una carriera intera al servizio della formazione dei giovani. Le accuse di un ragazzino strumentalizzato dalla lobby Lgbt si sciolsero come neve al sole. All'Itis di Moncalieri poi un prof tra gli organizzatori del Gay Pride è stato condannato a 11 anni per pedofilia. La notizia non è circolata sui quotidiani nazionali. Il Pdf sta con le donne come Adele, che scelgono di non subire più.
Come sua consuetudine, Adinolfi se la prende con un minorenne e cerca di strumentalizzarlo per la sua propaganda politica (alla faccia i quello che dice di voler «difendere i bambini» visto l'uso strumentale che è solito fare delle sue figlie e dei figli altrui). Ma bene è sottolineare anche che cosa Adinolfi intenda per «formazione dei giovani».
È la stessa professoressa a raccontare di aver sostenuto in classe che i gay si possono essere "curati": «Quando mi hanno fatto una domanda specifica ho spiegato che chi vive con sofferenza la propria condizione vuole cambiare talora si è rivolto a terapisti che, con un accompagnamento psicologico e spirituale, possono venire incontro al suo desiderio. Ma parlavo solo di questi e non degli omosessuali soddisfatti del loro orientamento. Ho detto più volte che l'omosessualità non è una malattia o una patologia».
E nonostante quest'ultima precisazione, è la donna a raccontare di conosciuto un dottore "guarito" dalla sua omosessualità: «Mi sembrava giusto raccontare la vicenda realmente accaduta di un giovane medico che aveva superato, attraverso un adeguato percorso psicologico, il disagio che provava per le persone del sesso opposto».
È invece in una lettera inviata ad Avvenire che la donna ha aggiunto di aver sostenuto che non si sia certo se l'Oms abbia ragione o se abbia ragione chi vuole sostenere che l'omosessualità sia una malattia. Ed infatti dice che «per completezza ho raccontato loro che in merito al problema molto dibattuto dell’origine dell’omosessualità esistono due teorie, una che la vede come un dato naturale, l’altra che la riconduce a problemi e traumi subiti di solito durante l’infanzia». Sarà, ma il solo fatto di mettere sullo stesso piano una teoria scientifica e un pregiudizio screditato da tempo non pare un atteggiamento troppo consono per chi si trova in un'aula a ricoprire il ruolo di insegnante.
Ma non è finita lì. La donna è ricorsa pure alla figura del papa per sostenere che il pontefice «chiede di non giudicare le persone in quanto tali, ma un conto sono le persone un altro i comportamenti che, per evitare forme di relativismo etico, possono e devono essere oggetto di giudizio morale». Insomma, lei non giudica i gay come persone, ma giudica come omosessuali.
Ecco. Quell'episodio, secondo Adinolfi, è il motivo che renderebbe quell'insegnante di religione adatta a rivestire un ruolo pubblico e a fare politica. Certo, se è pur vero che l'ufficio scolastico del Piemonte non ha preso provvedimenti, per farsi un'opinione di quanto accaduto parrebbero sufficienti anche solo sulle parole che la donna ha pronunciato durante le sue interviste (quindi giudicabili per i loro contenuti, indipendentemente da quanto sia capitato in aula). E che qualcosa sia realmente accaduto pare confermato anche da come Amato l'abbia più volte invitata ai suoi convegni o da come l'integralismo cattolico l'abbia disegnata come un eroe (peraltro sulla base delle stesse evidenze di chi la criticava, dato che l'assunzione e la beatificazione hanno preceduto le decisioni dell'ufficio scolastico).
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Nella foto Adele Caramico durante uno dei convegni organizzati da Gianfranco Amato.