L'integralismo cattolico vuole vietare la De Filippi ai minori


La macchina del fango e l'insulto gratuito sono gli strumenti con cui l'integralismo cattolico spera di attaccare e screditare chiunque non si uniformi al loro pensiero unico. Gente come Cascioli o Brandi partono dal presupposto di essere i detentori del sapere ultimo e la loro intera opera è volta ad imporre con la forza la loro ideologia. Il dissenso non è tollerato.

Ed è così che se la De Filippi annuncia la partenza di un trono gay nel programma televisivo Uomini e Donne, ecco che Cascioli la accusa di voler normalizzare ciò che lui vorrebbe resti fonte di stigma sociale e di discriminazione. Ed è sulle pagine della Nuova Bussola Quotidiana che scrive: «Normalizzare è la parola chiave: l’omosessualità da fenomeno eccezionale e bizzarro da accettare dovrà diventare come l’aria che respiriamo. Qualcosa che è così normale che non ci facciamo nemmeno più caso che esista».
Difficile è comprendere come si voglia far ironia su un'affermazione che sarebbe anche sacrosanta, dato che sarebbe l'ora che anche gli integralisti inizino a pensare alla loro vita piuttosto che dedicare la loro inutile esistenza al tentativo di danneggiare quanto più possibile la vita altrui. Il fatto che il suo sito sia un ricettacolo di rigurgiti nazisti volti a sostenete che l'omosessualità non debba essere accettata non è certo una ragione valida per tramutare quelle menzogne in un qualcosa di accettabile o, peggio ancora, di propagandabile.

Sulla stessa lunghezza d'onda è la solita associazione ProVita, sempre in prima linea nel difendere la violenza omofobica e all'assicurare che gay e lesbiche vengano discriminatene nome di Toni Brandi (il massimo esponente di quella teoria sulla nuova razza ariana basata sull'eterosessualità che loro vorrebbero imporre alla società). Con il solito linguaggio tipico della peggiore propaganda politica, è la solita Anastasia Filippi a lanciarsi nell'asserire che «la celebre trasmissione di Maria De Filippi si è piegata alla pressioni gay».
Ovviamente la premessa è che la decisione non sia della conduttrice, dato che la loro propaganda deve convincere i loro lettori che i gay sono persone cattive pronte ad imporre la loro presenza: se non passasse tale messaggio, in che modo potrebbero cavalcare la paura per cercare di imporre la loro visione politica basata su distinguo di stampo fascista?

Si passa così alla solita finta ironia di chi vuole legittimare l'insulto attraverso semplificazioni ignobili, motivo per cui la Filippi ice che la trasmissione abbia un «un po’ omofobo e di certo arretrato… Uomini e Donne? Il mondo, vorrebbero alcuni, non si limita più a questo (fecondo) schema: ci sono anche i transgender, i gender fluid, gli agender, eccetera eccetera».
In poche righe si è passati dal sostenette che la presunta fecondità data dall'eterosessualità (anche se non sempre presente) sia fonte di maggior privilegi. E nonostante la trasmissione non parli né di famiglie né di figli, è attraverso i soliti slogan che l'associazione integralista tenta di sostenere che gay e lesbiche debbano andare a cercare l'amore in un qualche ghetto e non certo di una trasmissione televisione che deve mostrare solo l'eterosessualità quale unico orientamento sessuale possibile. Sia mica che le nuove generazioni non nascano con tutti quei pregiudizi e tutta quell'ignoranza di cui ProVita è la massima espressione. Poi aggiunge:

Così finalmente anche la signora Maria De Filippi ha deciso di darsi un certo tono e di istituire un “trono” gay. Il “trono”, per chi non cosce i meccanismi della trasmissione, è il posto dove siedono uomini o donne che vengono corteggiati da diversi pretendenti. Fino ad oggi questo meccanismo si era svolto in chiave eterosessuale ma, dalla prossima edizione, verrà inserita anche una versione gay del corteggiamento.
L’obiettivo, secondo le parole proprio della conduttrice, non è quello di creare scandalo bensì “normalità”. Ovvero di far passare come normale, esattamente al pari di una relazione eterosessuale, una relazione gay. Il che è un buon punto programmatico, se messo in atto dal palcoscenico di una delle trasmissioni più seguite della tv italiana.

Ma come? Ora la De Filippi «ha deciso» quello che nell'introduzione veniva spacciata come un'imposizione? Sarà che il lettore medio di ProVita non è certo rinomato per le sue doti culturali, ma qui pare di essere dinnanzi ad un vero e proprio insulto all'intelligenza del lettore. Come si può sperare che non si noti come uno stesso articolo sostenga tesi opposte senza nemmeno provare ad argomentare qeul cambiamento? Ancor più se quelle assurdità servono a concludere:

Insomma, si vuole sfatare il tabù dell’omosessualità (che poi dove sia questo tabù proprio non lo si capisce) e rendere il corteggiamento tra individui dello stesso sesso una questione normale e alla portata di tutti.
E quello che più desta preoccupazione è che tutto questo viene fatto in un orario in cui gli spettatori televisivi sono essenzialmente giovani adolescenti, ossia persone che stanno attraversando una fase di crescita molto delicata, durante la quale avrebbero bisogno di tutto tranne che di assistere a un vero e proprio inno alla vita gay.
È quindi proprio il caso di rivolgere ancora una volta due distinti appelli: ai genitori, affinché tutelino i loro figli; e a tutte le persone di buon senso, affinché tengano il più possibile la televisione spenta.

Di tutto questo assurdo discorso solo un punto pare condivisibile: speriamo che i genitori tutelino i loro bambini e li tengano ben lontani dalla propaganda di ProVita, una propaganda che mira ad indottrinare all'odio i giovani e a danneggiare in modo irreparabile gli adolescenti che dovessero avere un orientamento sessuale a loro non gradito.
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