ProVita incita alla discriminazione di gay e lesbiche sul posto di lavoro


In Italia la discriminazione sul posto di lavoro è vietata e pesantemente sanzionata. Ne consegue, dunque, che quanto sostenuto in un articolo pubblicato dall'associazione ProVita sia un vero e proprio invito a delinquere.
Dopo aver sostenuto che i gay sono malati e che non debbano avere alcun diritti civile in quanto minoranza, l'associazione integralista passa ora a sostenere che sia doveroso impedire ai gay di poter indossare un'uniforme. Come ogni articolo di propaganda che si rispetti, già l'incipit è un ricettacolo di disinformazione finalizzata alla propaganda d'odio:

Essere omosessuali e farne una bandiera, da rivendicare con orgoglio e in maniera pubblica. È questa lo stile che contraddistingue gli attivisti gay, che ben si distinguono dalle persone che vivono la loro tendenza omosessuale nel privato, molto spesso cercando di lavorare su di sé e sul proprio passato per capirne le origini.
Uno stile prepotente, solo apparentemente ‘allegro’, che sta iniziando a colonizzare anche gli ambienti lavorativi e, nello specifico della notizia in questione, nelle caserme.

Se consideriamo come i redattori di ProVita facciano bandiera delle propria presunta eterosessualità, evidente è come sia discriminatorio il loro sostenere che agli atri debba essere negata uguale libertà. Si ha l'impressione che si reputino super-uomini che, attraverso l'uso politico del nome di Dio e grandi amicizie con i partiti di estrema destra, si reputino dotati per diritto di nascita di privilegi elusivi.
Inutile è poi ribadire che l'omosessualità sia un orientamento sessuale e non uno stile di vita, così come incommentabile è il loro riferimento alle screditate teorie di Nicolosi, ormai parte integrante di quella propaganda con cui vogliono convincere i bigotti che i gay siano malati e che l'omosessualità possa essere curata (ma solo da gruppi cristiani, beneficiari di un giro d'affari miliardario grazie al loro promettere di poter "cambiare" i figli per restituirli ai genitori così come li avrebbero voluti. Molti di quei bambini poi muoiono, ma è evidente che a ProVita non interessi nulla delle vittime della loro propaganda).

Si passa così a lamentarsi di alcuni vigili del fuoco che difendono i diritti lgbt, peraltro sostenendo che siano tutti omosessuali dato che la loro ideologia li porta pensare che un eterosessuale debba necessariamente odiare i gay (il pensiero unico funziona così: non è accettabile che qualcuno possa pensarla diversamente da Brandi):

A Trento gli omosessuali in uniforme (che poi, quanti sono?) si sono recentemente riuniti e hanno dato vita all’evento: “Forze dell’ordine e Vigili del fuoco contro l’omotransfobia“, sapientemente orchestrato da Arcigay Trentino e con l’avallo dell’assessorato alle Pari opportunità della Provincia.
Sabato 16 aprile ha avuto luogo la presentazione ufficiale, presso la Sala Rosa del Palazzo della Regione. Un momento –si legge su L’Adige– che “ha visto l’adesione di numerosi componenti delle Forze dell’Ordine e dei Corpi dei Vigili del Fuoco per sensibilizzare sull’importanza di queste istituzioni nel contrasto all’omotransfobia (!) e della visibilità e inclusione (sic!) delle persone lgbt al loro interno“.

Dinnanzi a chi promuove l'omofobia e la discriminazione, non c'è da stupirsi che si trovi gente disposta a dispiacersi se i gay vengono integrati al posto di essere discriminati. Quello che stupisce è che lo stato abbia riconosciuto lo status di "onlus" a questo gruppo d'oddio, permettendogli di accedere persino ad un 5 per mille che verrà sottratto a realtà serie che si battono per il bene comune e non per la propria agenda politica a danno dalle minoranze.

Si passa così a lamentarsi che l'uniforme non sia preclusa a gay e lesbiche così come Brandi vorrebbe:

Nella stessa occasione è stato anche presentato il gruppo “Vigili contro l’omofobia“, nato la scorsa estate con lo scopo di riunire i vigili del fuoco omosessuali e che rappresenta un unicum a livello nazionale.
Insomma, da questo evento emerge in maniera molto chiara come l’uniforme non sia più preclusa alle persone con tendenze omosessuali, com’era invece fino a pochi anni fa. Una consuetudine, quest’ultima, che di certo non è sempre stata canalizzata in maniera costruttiva e rispettosa della persona (che non è definita nel suo valore dall'orientamento sessuale), ma che poggiava le radici su una convinzione che oggi viene considerata ‘omofoba’: gli atti omosessuali sono contronatura e non possono essere tollerati o, addirittura, incentivati.

Dire che gli atti omosessuali sono contronatura non è solo omofobia, è follia pura. L'Oms ha chiaramente sancito che l'omosessualità è una variante naturale dell'orientamento sessuale e, a meno che Brandi non porti argomentazioni alle sue tesi, non basta certo affidarsi al proprio pregiudizio o al proprio odio per mettere in discussione la realtà.

Sul finale si sostiene che impedire la violenza contro le persone lgbt non significhi prendersi cura delle persone. Non è chiaro se ProVita intenda sostenere che i gay non siano esserei umani o se si lamentino di come quelle posizione contrastino con quella propaganda in cui invitano i genitori bigotti a mantenere versoi i figli degli atteggiamenti che statisticamente possono solo spingerli verso l'autolesionismo o il suicidio:

Un ultimo aspetto, infine. È infatti importante rilevare come il progetto “Forze dell’ordine e Vigili del fuoco contro l’omotransfobia” non intenda affatto prendersi cura delle persone, bensì solamente portare avanti una ben precisa visione ideologica pro-LGBT.
La cosiddetta omofobia, il rispetto e la lotta alle discriminazioni qui c’entrano poco; anche perché, altrimenti, qualcuno dovrebbe provare a spiegare come mai chi è sposato ed è padre di famiglia non è meritevole degli stessi ‘privilegi’…

Sinceramente appare inspiegabile quel riferimento alla famiglia o ai padri di famiglia, ma forse si tratta di una frase buttata lì solo per alimentare quei distingui di stampo fascista con cui sperano di poter imporre per legge una discriminazione delle famiglie formate da persone dello stesso sesso sulla base dell'odio che Toni Brandi ha nei loro confronti.
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