ProVita sostiene che i gay abbiano più malattie e che l'Aids non riguardi gli eterosessuali
È attraverso un'immagine di un corpo ricoperto di pustole che l'associazione ProVita Onlus cerca di raffigurare i gay dinnanzi ai suoi lettori assetati d'odio. E quella che su Wikipedia era un'immagine medico, sui loro server viene rinominata in "sifilide lgbt" giusto perché possa uscire sui motori di ricerca dinnanzi a chi è alla ricerca di una legittimazione dell'omofobia.
Non paghi di aver cercato di sostenere che l'omosessualità sia una malattia, ora il gruppo di Brandi si spinge nel sostenere che i gay siano anche contagiosi e pericolosi per la salute.
Probabilmente è necessario essere completamente privi di qualunque morale per essere disposti a strumentalizzare dei dati medici con fini discriminatori, eppure pare che sia proprio questo l'intento di un articolo dal titolo "Omosessuali a crescente rischio MST: ma a dirlo sono gli omofobi?" pubblicato a firma della redazione di ProVita. Scrivono:
Gli uomini omosessuali, che hanno rapporti con altri uomini, si trovano di questi tempi di fronte al più alto rischio di contagio di malattie sessualmente trasmissibili degli ultimi trent’anni.
Si registrano i dati più allarmanti dal 1980, in diversi Paesi (di quelli moderni, avanzati, dove l’educazione sessuale, fin da bambini, è spregiudicata…), circa la diffusione virulenta di certe malattie.
Si passa poi a citare dei dati, curiosamente non presi da una fonte scientifica ma da un noto sito anti-gay statunitense che in più occasioni ha provveduto a riscrivere i dati a proprio uso e consumo. Ed è così che la banda di Brandi afferma:
I dati sono quelli – ad esempio – pubblicati dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitense: Gail Bolan, direttore del CDC, ha sollevato il problema durante un evento di fundraising registrato da CNS News e pubblicato da LifeSiteNews.
Dal rapporto governativo risulta un “aumento preoccupante della sifilide tra gli uomini, in particolare tra i gay e i bisessuali”, dice il rapporto del CDC. “Il ritmo con cui aumentano i casi registrati è allarmante (15,1 per cento in più, nel 2014)”. E’ un aumento che riguarda sia uomini che donne, ma gli uomini rappresentano oltre il 90 per cento di tutti i casi di sifilide primaria e secondaria. Di questi, l’83 per cento fa sesso con altri uomini.
In Canada, nel 2013, il British Columbia Centre for Disease Control aveva pubblicato dati analoghi. Delle preoccupazioni delle autorità sanitarie di Ottawa, avevamo già scritto qui. Nel 2015, il Ministero della Salute in Inghilterra ha pubblicato uno studio che indica un forte aumento non solo della sifilide, ma anche della gonorrea tra gli uomini gay.
Per non parlare del contagio di AIDS, che secondo i dati ufficiali continua ad essere preoccupante solo tra gli omosessuali.
In realtà si è dinnanzi ad una menzogna bell'e buona, peraltro aggravata dal cercare di sostenete che basti essere eterosessuali per non doversi occupare delle malattie sessualmente trasmissibili. I dati reali mostrano come negli ultimi trent'anni i casi di contagio attraverso rapporti sessuali fra eterosessuali è aumentato dall'1,7% del 1985 al 42,7% del 2012, mentre tra gli omosessuali la forbice è passata dal 6,3% al 37,9%. Sostenere che l'HIV sia un problema dei soli gay è come cercare di spingere al contagio le persone (non che l'associazione ProVita sia sia mai interessata troppo nel mettere a repentaglio la vita altrui pur di raggiungere i suoi obiettivi politici).
Non manca il solito passaggio di mero vittimismo, in cui l'integralismo si lagna di non poter dire tranquillamente che gli eterosessuali sono migliori dei gay. E l'evidenza di come il loro vittimismo sia fine a sé stesso è rappresentatore proprio da ProVita, un'associazione che a causa di politici consenzienti viene invitata ad entrare al Senato al posto di essere chiusa dalla polizia a causa dei discorsi d'odio che è solita pubblicare. Quale libertà mancherebbe ad un tizio che scrivere nero su bianco che «l'omosessualità non deve essere accettata»? Forse non potrà inneggiare ad Hilter nel chiedere il permesso di poter uccidere gay e lesbiche per strada, ma l'impressione è che gli venga permesso più del lecito (tant'è che la propaganda omofoba portata avanti da queste associazioni ha causato un'ondata di violenza omofobica mai vista prima). C'è chi rischia la vita a causa dell'ideologia propagandata da Brandi, eppure loro scrivono che:
Però a scrivere e a dire queste cose si corre il rischio di essere etichettati come omofobi. Proprio da quelli che insistono per le campagne di prevenzione – che sono la scusa più diffusa per entrare ad esempio nelle scuole a fare dis-educazione sessuale ai ragazzini.
Chi ha voluto capire ha capito che non basta il preservativo per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, ma serve un’educazione alla “non-promiscuità” (fa troppa “impressione” parlare di temperanza, continenza, fedeltà, castità…). Tra gli omosessuali, però, questo tipo di educazione attecchisce ancor meno che tra coppie di sesso diverso.
Chissà perché.
Si noti che il "Chissà perché" linka ad un articolo in cui il solito Luca Di Tolve sostiene che i gay omosessualizzino le persone e che l'omosessualità possa essere "curata". Buffo che lo si citi proprio mentre si invita a non usare il preservativo, dato che Di Tolve si è beccato l'HIV a furia di fare sesso non protetto con chiunque gli capitasse a tiro (ed è proprio sulla base della sua rabbia per il contagio che ha deciso di non assumersi la sue responsabilità e di sostenere che fosse colpa dei gay se lui si era ammalato).
Ed è con evidente stile terroristico che l'associazione prosegue nel sostenere che l'omosessualità sarebbe uno «stile di vita» in grado di causare malattie. E come abitudine della loro strategia comunicativa, negano ciò che vanno ad affermare nello scrivere:
Certamente, la diffusione delle notizie su questi rischi concreti che corrono le persone omosessuali non è fatta a scopo denigratorio o terroristico: anzi. E’ informazione corretta sulla verità e sulle conseguenze possibili di determinati stili di vita (informazioni che comunque valgono e vanno date anche a chi scelga la promiscuità con persone di sesso opposto), nell’esclusivo interesse delle persone destinatarie del messaggio.
Se per “omofobia” si intende “odio per gli omosessuali”, allora, ancora una volta, i veri omofobi sono coloro che questi dati –sistematicamente– li censurano.
Interessante è come sostengano che i gay vogliano "censurare" questi dati dato che si lamentano di come i gay facciano formazione nell'informare sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili. L'impressione è di essere dinnanzi a personaggi schizofrenici che negano la stessa realtà sulla base della convenienza. L'unica certezza è che il loro articolo ha tutta l'aria di essere un qualcosa che non mira certo a creare informazione, preferendo puntare sull'istigazione al pregiudizio come mezzo per danneggiare quelle persona a cui Brandi vorrebbe negare il diritto stesso all'esistenza.
Si tenga anche presente che l'unico motivo per cui l'associazione ProVita invita i ragazzi a non usare il preservativo (esponendosi al rischio di contagio) è colo perché la loro presunta morale cattolica li porta a ritenere che sia meglio un adolescente morto che dello sperma che non finisce con l'ingravidare la donna. Il sostenere pubblicamente questa teoria richiederebbe quantomeno una presa di pozione da parte del Ministero della Salute, perché mai come ora c'è bisogno di proteggere i nostri figli dal male rappresentato da certe realtà pseudo-cattoliche che minacciano gravemente la loro salute.
Perché o vogliamo credere che al giorno d'oggi si possa andare da un adolescente a chiedergli di rimanere casto a vita perché Brandi non vuole che lui faccia sesso, o bisogna proteggere i ragazzi attraverso i mezzo migliori che possano garantire la sicurezza nei rapporti sessuali.