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Tunisia, liberati cinque dei dieci ragazzi arrestato. Caduta l'accusa di "sodomia"

Sono le associazioni Arcigay, Il Grande Colibri, Sentinelli di Milano, Progetto IO, Rainbow Warriors, Rompiamo il Silenzio, Certi Diritti e Alessandro Golinelli a darci alcuni aggiornamenti sul caso dei dieci ragazzi arrestati a Tunesi con l'accusa di "sodomia":

Dopo quasi due settimane in carcere, e dopo non aver potuto vedere per giorni il proprio legale, il caso dei ragazzi arrestati a Tunisi per "sodomia" è ora finalmente a una svolta. Dopo un'irruzione senza mandato della polizia, otto ragazzi e due ragazze erano stati fermati con varie accuse pretestuose, tra le quali appunto quella di "sodomia", mossa in base all’articolo 230 del codice penale tunisino, che ora il giudice ha lasciato cadere: a differenza che in passato, infatti, i ragazzi -tre dei quali erano già stati fermati, arrestati e processati per lo stesso motivo a Kairouan- hanno avuto il coraggio di rifiutare di sottoporsi a “test anale”, e lo hanno ottenuto proprio grazie alle proteste levate nei casi precedenti dalle associazioni per i diritti umani e LGBTI tunisine, nonché dallo stesso ordine dei medici; anche le accuse relative alla prostituzione si sono dissolte, e le due ragazze e tre dei ragazzi sono ora liberi. Purtroppo cinque ragazzi restano ancora in carcere con l'incriminazione di consumo di droga, poiché, durante quella perquisizione, sono state trovate tre "canne". Crediamo che questa sia una vittoria soprattutto per le associazioni LGBTI tunisine e per quella gran parte della popolazione tunisina favorevole all'abrogazione del famigerato articolo di legge; ma abbiamo anche la convinzione che le pressioni internazionali esercitate dall'Italia abbiano avuto un ruolo: segno che mobilitarsi per i diritti, anche per quelli delle persone LGBTI lontane da noi, può portare a risultati. E’ quindi vitale continuare la collaborazione tra il movimento italiano e quello tunisino, e noi, nel nostro piccolo, insisteremo, proprio perché abbiamo la convinzione che nella società tunisina nata dalla rivoluzione si sia aperta anche sui diritti delle persone LGBTI una breccia, che dobbiamo allargare prima che si richiuda. Grazie a chi ci ha aiutato fin da subito, alle associazioni italiane per i diritti civili, a chi ha firmato il nostro appello; grazie alle molte persone che hanno speso un po’ del proprio tempo per il mail bombing sul governo di Tunisi. Vi promettiamo che andremo avanti, con impegno, anche con progetti ambiziosi.


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