Il consigliere dell'Unione Giuristi Cattolici: «Da oggi il coniuge omo potrà adottare non solo il figlio del compagno ma qualsiasi altro minore»
Ci siamo già occupati di come l'armata del pensiero unico abbia deciso di pubblicare una serie di articoli propagandistici su tutti i siti riconducibili all'integralismo cattolico. Il tutto, ovviamente, con lo scopo di sostenere che la priorità del Paese sia quella di impedire che lo stato possa garantire pari dignità alle famiglie composte da persone dello stesso sesso.
Ad aprire le danze è un articolo del giurista cattolico Paolo Panucci, dal titolo "Cirinnà, un’unione poco civile". Si parte con una dura critica al fatto che le unioni civili non prevederebbero alcuna verifica dell'omosessualità o del reale amore dei due coniugi:
La legge Cirinnà-Renzi-Alfano indica quali siano i requisiti minimi per la formazione di un’unione civile: “due persone maggiorenni dello stesso sesso costituiscono un’unione civile”. Siamo di fronte ad una rivoluzione sociale, antropologica e giuridica: la parificazione del matrimonio uomo-donna a unioni civili tra due persone dello stesso sesso, senza che siano neppure richiesti l’omosessualità o l’esistenza di legami affettivi (che, ovviamente, nessuno potrebbe accertare come realmente sussistenti).
Gli unici requisiti previsti sarebbero il medesimo sesso e la presenza di due persone soltanto: queste potrebbero ottenere tutti i benefici del matrimonio – in particolar modo quelli alla pensione di reversibilità o al subentro nel contratto di locazione, nel caso di decesso di uno dei due, o la partecipazione all’assegnazione delle case popolari – semplicemente dichiarando di voler formare un’unione.
Dinnanzi a questa curiosa tesi c'è da chiedersi se il giurista sia al corrente che durante i matrimoni nessuno si preoccupa di chiedere ai due sposi sono realmente eterosessuali, così come l'abbondanza di matrimoni di convenienza pare confermare che il rapporto affettivo non sia certo un requisito così necessario. Semplicemente le coppie gay potranno avanzare una richiesta sulla base degli stessi principi che regolano le coppie etero. Tutto qui.
L'articolo prosegue poi con un'altro tormentone della propaganda integralista, ossia il sostenere che se due gay si potranno unire civilmente, allora dovrebbero farlo per tutti. È la teoria classica di chi parte dal presupposto che l'amore non conti nulla e che la gente viva con l'unico obiettivo di trarre un vantaggio economico anche dai suoi rapporti. Incuranti di come la convivenza sia comunque espressamente richiesta, l'uomo afferma:
È evidente che qualunque coppia dello stesso sesso (due preti, due studenti universitari fuori sede, due semplici amici), tranne le persone escluse anche dal matrimonio (ossia i parenti tra loro), potrebbe dichiarare di voler formare un’unione e ottenere tutti i benefici del matrimonio.
Ma sorge spontaneo chiedersi: perché solo due e non di più? Perché zii e nipoti dello stesso sesso, che magari cercano di sopravvivere aiutandosi a vicenda, non possono ottenere gli stessi benefici?
Ed è basandosi su quell'assurda ipotesi da lui stesso formulata che Panucci sentenzia:
L’attuale divieto di nozze per zii e nipoti di sesso opposto è facilmente intuibile: essendo il matrimonio finalizzato alla procreazione, il veto mira ad evitare l’incesto e tutto quel che ne consegue. Ma poiché le unioni civili di due persone dello stesso sesso non sono e non possono essere finalizzate alla procreazione (poiché per loro natura non possono generare figli senza ricorrere a terze persone di sesso opposto) perché discriminare ingiustamente i parenti o le unioni poliamorose?
Immancabile è poi il sostenere che sia la Costituzione ad affermare la superiorità razziale di quella nuova razza ariana che loro vorrebbero delineare sulla base dell'orientamento sessuale, motivo per cui si asserisce:
Art. 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Vi è una chiara correlazione tra famiglia e matrimonio, laddove la prima è identificata nella “società naturale” esistente sin dalla preistoria, composta da un uomo e una donna che, insieme, possono generare figli. Non si riconosce e tutela qualsiasi tipo di unione ma solo la famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna per la sua caratteristica peculiare di poter generare i figli, perché questi sono fondamentali non solo per la coppia ma per tutta la collettività. Essi, infatti, assicurano il ricambio generazionale. Immaginiamo una società senza bambini: quante insegnanti, pediatri, educatori, assistenti sociali, editori etc. etc. sarebbero senza lavoro! Il matrimonio uomo-donna è promosso e tutelato perché non si riduce ad una questione privata tra due persone ma coinvolge altri: i figli e la collettività intera.
La Costituzione, quindi, non tutela affatto gli eterosessuali in quanto tali: il legislatore fotografa una situazione, la famiglia composta da un uomo e una donna capaci, insieme, di generare figli, e la ritiene preziosa per la collettività proprio per la sua capacità intrinseca a procreare e ad assicurare il ricambio generazionale.
È buffo osservare come si sia integrato il testo con le proprie considerazioni. Si sostiene che l'unica finalità del matrimonio sia la procreazione, anche se la legge non prevede alcun obbligo a fare figli, così come si attribuisce al termine "naturale" una specificazione sul sesso dei coniugi che in quel testo non c'è.
Ed è proprio per sopperire a quella mancanza che il giurista si lancia in un volo pindarico nel sostenere che la discriminate sarebbe contenuta dell'etimologia della parole:
Che sia la funzione procreativa il motivo per cui viene tutelato in modo speciale l’unione uomo-donna lo si ricava dal termine stesso “matrimonio” che ha la sua radice nell’unione dei termini mater, madre (colei che genera) e munus (“dovere”, “funzione”, letteralmente “dovere di essere madre”) e da altre norme costituzionali: l’art. 31 agevola le famiglie con tanti figli e, soprattutto, “protegge la maternità”.
Nella Costituzione, quindi, è riconosciuta espressamente la particolare importanza del ruolo della mamma: non si tutela la donna in sé ma “la maternità”, ossia la funzione generatrice e allevatrice di figli: è, quindi, la maternità il vero bene per l’intera collettività, che non si limita al fatto di mettere al mondo i figli ma comprende anche il loro accudimento.
Se così fosse, com'è possibile che esitano famiglie senza figli? E se l'etimologia delle parole deve essere ritenuto determinante nell'interpretazione delle leggi, perché le aziende possono i salari conde i soldi anziché con il sale così come l'etimologia della parola richiederebbe? Inutile è poi aggiungere come il concetto di matrimonio esista praticamente in ogni lingua e come l'etimologia della parola che lo definisce vari da cultura a cultura.
Si arriva così al solito sostenere che non ci sia nulla di diverso a trattare in modo diverso le persone che loro ritengono diverse:
Non vi è, quindi, alcuna discriminazione ingiusta nel trattare in modo diverso le unioni di persone di sesso diverso, rispetto a quelle dello stesso sesso: si tratta di situazioni completamente differenti. Al contrario, trattarle in modo simile significherebbe discriminare in modo ingiusto le prime a vantaggio delle seconde.
Aperta la strada ai distinguo, allora perché non chieder che ai cristiani sia negato ogni diritto perché diversi dagli atei. O perché non legittimare la segregazione razziale sostenendo che la Costituzione legittimi di trattare in modo diverso chi ha la pelle di un colore diverso? Praticamente potremmo dire che qualunque discriminazione sia giusta, dato che una qualche diversità la si troverà sempre.
Ma dato che il mondo dell'integralismo cattolico pare adorare anche il dio denaro, la propaganda integralista ci tiene molto a creare l'idea che i gay toglieranno qualcosa agli etero dato che d'ora in poi non potranno più appropriarsi dei soldi versati all'erario da quei gay che verranno poi esclusi dai medesimi diritti:
Non è poi vero che il riconoscimento delle unioni civili non toglierebbe nulla alle famiglie naturali: il testo di legge fa capire bene che, quando si riconosce un diritto a qualcuno, automaticamente si fa sorgere un dovere in capo ad un altro. In esso, infatti, si stabiliscono i costi che tutti i cittadini dovrebbero accollarsi per le pensioni di reversibilità ai superstiti delle unioni: dai 3,7 milioni per l’anno corrente, sino ai 16 milioni per il 2025, espressamente sottratti al fondo previsto per lo sviluppo del Paese, con sacrificio, quindi, della crescita dell’Italia e dell’occupazione dei giovani. E’ questo che la maggioranza degli italiani vuole?
Stando a questa teoria, allora potremmo anche suggerire di imporre l'uccisione degli anziani in modo da poter risparmiare sulle loro pensioni o chiedere che le chiese siano date alle fiamme (solo con il risparmio dell'8 per mille, avremmo alcuni miliardi in più a disposizione delle giovani generazioni).
Negata la teoria per cui ad uguali doveri devono corrispondere uguali diritti, tutto potrebbe essere tirato in ballo per promettere soldi alla gente e ogni crimine sarebbe legittimato. Infatti la richiesta dell'integralismo cattolico è che i gay siano lasciati morire in totale povertà mentre loro si godono i soldi che gli hanno sottratto.
Tragicomico è poi il passaggio in cui si sostenere che i gay potranno adottare qualunque minore incontrino per strada, così solo perché hanno voglia:
Infine, nella legge sulle unioni civili la stepchild adoption è stata superata dal rinvio alla disciplina sull’adozione: è vero che la legge sulle adozioni non permetterebbe ad una coppia omo di adottare, ma la recente giurisprudenza, più volte, ha già permesso ai conviventi gay di adottare. Ergo il coniuge omo potrà adottare non solo il figlio del compagno ma qualsiasi altro minore.
E queste, stando ai siti integralisti, sarebbero le ragioni per cui la gente dovrebbe pretendere la discriminazione dei gay: un profitto economico personali e il sadismo nel negare riconoscimento agli affetti altrui.