Le Lega invita i sindaci Lombardi a non rispettare la legge per impedire con la forza le unioni civili
Se per Fratelli d'Italia i gay non sono altro che persone da spremere per ottenere fondi che possano essere utilizzati a garantire i privilegi altrui (in quell'ottica in cui c'è chi dovrebbe avere uguali doveri e minori diritti nel nome della convenienza economica dei suoi carnefici), per la Lega Nord i gay non sono altro che uno strumenti di propaganda elettorale da discriminare al solo scopo di ottenere voti dal mondo omofobo. Se si odia qualcuno, si può star certi che il Carroccio farà di tutto per cercare di uccidere e far vivere peggio quelle persone nel nome di quel populismo razzista omofobo e antisemita che li accompagna.
Il nuovo invito all'illegalità giunge dal segretario regionale del Carroccio, Paolo Grimoldi, pronto a sostenere che tutti i sindaci leghisti «seguiranno l'esempio del sindaco leghista di Canzo, Fabrizio Turba» che ha già detto «che non farà celebrare nel suo Comune nessun matrimonio omosessuale, e non lo farà celebrare da nessuno dei suoi assessori, e per questo è pronto a farsi commissariare dal prefetto».
A sostenere questa crociata violenta contro i diritti della popolazione c'è la solita gran sacerdotessa Cristiana Cappellini, la sentinella in piedi che organizzò il vergognoso convegno omofobo lombardo, l'illuminazione del Pirellone con scritte a sostegno degli integralisti del Family day nonché quel vergognoso servizio telefonico a cui i cittadini avrebbero dovuto poter segnalare eventuali casi in cui i gay non fossero stati discriminati o indicati come inferiori agli eterosessuali. Ora l'assessore leghista si chiera dalla parte dell'illegalità ed afferma: «Da assessore della Regione più importante d'Italia, leader anche nella difesa e nel sostegno alla famiglia naturale, rivolgo un forte plauso a tutti quei sindaci lombardi coraggiosi che, esercitando il proprio diritto all'obiezione di coscienza, si ribelleranno a una legge palesemente incostituzionale come quella sulle unioni civili, che altro non sono che matrimoni gay sotto mentite spoglie».
Ovviamente la legge non prevede alcuna obiezione di coscienza ma gli unici a sostenere che dovesse esserci erano realtà come Avvenire o ProVita. Ammesso e non concesso che in Italia ci sia ancora un governo eletto dal popolo e che il controllo non sia già nelle mani del clero legato a Forza Nuova, quelle richieste non hanno alcun valore giuridico ed è folle che un membro di un'istituzione suggerisca l'esistenza si un qualcosa che non c'è e che è illegale.