L'integralismo ribadisce che la loro famiglia non si basa sull'amore, solo sullo spema
È Jacopo Coghe (membro della Manif pour Tous e tra gli organizzatori del Family day) a condividere con entusiasmo la visione di famiglia proposta da tale Silvana De Mari sulle pagine del sedicente sito cattolico "Atelaia". L'articolo parte dall'affermare che «un uomo che si sottragga al diventare sposo e padre sta commettendo una violenza letteralmente distruttiva» per giungere a sostenere che «un uomo non deve chiedersi se è innamorato di una donna incinta di lui, deve sposarla e mantenerne il figlio». Insomma, si sostiene che il matrimonio serva solo a mettere al mondo dei figli, magari condannandoli a vivere in famiglie in cui i genitori si odiano a morte.
E che la donna serva solo a fare figli e che l'uomo serva solo ad ingravidarla viene urlato da chi sostiene che il fine ultimo dell'uomo sia quello di riprodursi il più possibile, magari sino a quando non avrà esaurito ogni risorsa naturale e strappato il futuro alle nuove generazioni (esattamente come farebbe un virus). Dice la donna:
Un vero uomo dovrebbe vivere il ventre sacro di quella donna come il suo territorio. Il mio corpo è mio, hanno gridato le bizzarre rappresentanti del movimento di liberazione femminile, senza capire che millenni di regole sulla sessualità servivano proprio a evitare la dannata tentazione dell’uomo a non spaccarsi la schiena per proteggere e sfamare la sua donna e i suoi bambini. Il femminismo ha reso le femmine del mondo occidentale le donne ideali dei maschi irresponsabili. La libertà sessuale è diventata libertà di promiscuità sessuale, buttando sulle donne una sessualità usa e getta di tipo maschile dove le ragazzine restano incastrate, e soprattutto eliminando ogni responsabilità. Se viene a letto con me chi me lo fa fare a sposarla e perché avere dei figli, se possiamo farne a meno? Noi eravamo le custodi dell’istinto materno, e l’istinto materno è stato annientato dall’irresponsabilità di una sessualità fine a se stessa.
A quelle parole si aggiunge poi il commento di Coghe , il quale pare lasciar intendere che il fatto che un uomo non ingravidi una donna sia da biasimare più di chi picchia sua moglie. Scrive: «C’è una forma di violenza contro le donne più grave dell’urlata e del ceffone, una forma di violenza contro i figli più deleteria del batterli, dello sfruttarli o del venderli. Un uomo che si sottragga al diventare sposo e padre sta commettendo una violenza letteralmente distruttiva».
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Nella foto Jacopo Coghe in compagnia di Matteo Salvini.