Manif Pour Tous e Uccr: «Noi siamo famiglie e loro formazioni sociali, per legge valiamo di più»
Per mesi e mesi l'integralismo cattolico ha basato la su propaganda d'odio su slogan populisti volto a sostenette che la privazione di ogni tutela ai bambini fosse nel loro interesse e che le unioni civili fossero «un matrimonio sotto falso nome». Ora che le unioni civili sono diventate legge, quella stessa gente pare abbia improvvisamente capito che la parità è lontana e che i gay resteranno comunque discriminati. Ma se dinnanzi alla "moralità" di certo gruppi integralisti c'è poco da stupirsi dinnanzi a voltafaccia finalizzati solo al ritorno propagandistico, difficile è comprendere come i loro seguici siano disposti farsi prendere per in giro in una maniera così sfacciata.
È ad esempio la Manif Pour Tous (vergognosamente a lutto per l'approvazione delle unioni civili in quel clima violento ed offensivo che caratterizza la loro stessa esistenza) a rilanciare rilanciare un articolo dell'Uccr in cui si gongola nel sostenere che si potrà tranquillamente continuare a trattare i gay come cittadini di serie-b.
La storia che vien racconta è come sempre abbastanza distante dalla verità, sempre e solo finalizzata a legittimare omofobia ed odio contro chiunque non sia eterosessuale. Presentando il tema con l'immagine che vedete in apertura (ci sarebbe anche da chiedersi mai perché la donna sottomessa della famiglia eterosessuale paia avere le gambe spezzate, ndr) e negando una serie di verità evidenti, quelli dell'Uccr scrivono:
Se fino a ieri -in assenza di regolamentazione- le coppie omosessuali venivano chiamate genericamente “famiglie”, da oggi possono essere definite solamente come “specifiche formazioni sociali”, come vuole la nuova legge.
Mentre “famiglia” è soltanto la società naturale fondata sul matrimonio (art. 29 della Costituzione), il premier Matteo Renzi -aiutato da Ivan Scalfarotto e da Monica Cirinnà-, ha chiaramente indicato che la coppia omosessuale non può essere affatto paragonata alla coppia di sesso opposto, per loro il matrimonio è talmente vietato che il governo attuale -senza mai essere stato eletto da nessuno- ha dovuto imporre con la forza (chiedendo la fiducia per ben due volte) una legge apposita per regolamentare la loro particolare “formazione sociale” (non famiglia).
In realtà la Consulta ha dichiarato che il matrimonio egualitario sarebbe potuto tranquillamente essere introdotto anche senza bisogno di modifiche alla Costituzione, ma ovviamente qui si è dalla parte di quella gente che vuole sentirsi migliore solo perché si scopa delle donne. E se quello è il loro merito maggiore, forse già abbiamo capito tutto sul loro conto.
Dopo aver strumentalizzato l'opinione di alcuni attivisti che non hanno festeggiato dinnanzi ad una legge che diminuisce la discriminazione ma non la annulla, il sedicente gruppo "cristiano" aggiunge:
Molti attivisti in difesa della famiglia naturale sono giustamente arrabbiati contro la legge appena approvata, lo siamo anche noi, si stanno organizzando meritorie iniziative per chiedere l’intervento del presidente Sergio Mattarella, per indire un referendum abrogativo e per cacciare l’allegro ducetto Matteo Renzi al referendum costituzionale di Ottobre. Lo stesso attivismo vorremmo però indirizzarlo anche per iniziare finalmente una politica sociale a favore della famiglia, che preveda sgravi fiscali e sostegno alla maternità. Per quanto ci riguarda, tendiamo però come sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno e ributtiamo il confronto a livello antropologico. La riflessione della Marzano dice tutto: «La norma è stata svuotata: di fronte a un piccolo passo giuridico in avanti, ne è stato fatto uno enorme indietro sul piano culturale». Ovvero: la famiglia naturale è tutta un’altra cosa, oggi lo stabilisce anche la legge sulle unioni civili.
Basterebbe leggere queste vergognose righe per comprendere il perché sia importante iniziare già da oggi da pretendere una legge sul matrimonio egualitario: non è accettabile che questa gente possa attaccarsi alle discriminazioni che sono riusciti ad ottenere perché si senta anche legittimata a promuovere l'omofobia e la discriminazione.