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Secondo ProVita, la polizia non deve punire i crimini omofobi o la gente penserà sia lecito essere gay
Forse all'associazione ProVita Onlus non basta più promuovere l'omofobia, ora pretende che la polizia non difenda gay e lesbiche vittime di reati omofobi. L'inaccettabile affondo è contenuto in un articolo dal titolo "Poliziotti, siate omosessuali con gayezza” in cui la banda guidata da Toni Brandi esordisce con una serie di insulti alla dignità umana:
Omosessuali in divisa. Con gioia… o forse sarebbe più corretto dire ‘con gayezza’.
Non è il primo d’aprile, è realtà. Mercoledì 11 maggio si è infatti svolta, presso la Scuola allievi agenti di Polizia di Stato di Peschiera, una ‘lezione’ “organizzata dal direttore della scuola Gianpaolo Trevisi nell’ambito del progetto seguito in collaborazione con l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), organismo interforze della Polizia e dell’Arma dei Carabinieri creato per agevolare le persone vittime di reati a sfondo discriminatorio“. E non è neanche la prima volta che la polizia si piega a questo genere di cose: proprio un anno fa era stata la volta delle scuole di Alessandria e Brescia.
Una persona normale non fatichetebbe a comprendere che la formazione è il primo passo per garantire la sicurezza dei vari gruppi sociali. C'è chi è specializzato in violenza sulle dinne, chi nei reati razzisti o chi giustamente vuole conoscere un problema per poter offrire risposte concrete. Ma questo non piace a chi vive di pregiudizi e di istigazione all'odio, motivo per cui quelli di ProVita passano immediatamente agli insulti personali:
A sedere in cattedra, di fronte ad oltre 150 giovani, l’agente Alessandro, portavoce degli omosessuali in divisa, in quanto membro del direttivo dell’associazione Polis Aperta.
Ha detto: «Dichiarare il proprio orientamento sessuale, è stata una scelta positiva, che ha migliorato i rapporti umani con i colleghi e mi ha dato una serenità maggiore sul lavoro».
Ohibò! Allora dov’è l’omofobia? A che servono tutte queste manfrine?
Inutile a dirsi, basta leggere il disprezzo che traspare da quella loro derisione per comprendere come alcuni violenti si adoperino con ogni mezzo (lecito o illecito) per peggiorare la vita delle persone lgbt per mero pregiudizio se non per qualche nostalgia nei confronti del nazismo.
Così come qualcuno nega che l'Olocausto sia mai avvenuto, allo stesso modo quelli di ProVita negano di avere dei seri problemi nell'accettare e garantire pari dignità alla popolazione lgbt. In un passaggio al limite del surreale, scrivono:
Naturalmente, come i nostri Lettori ben sanno, ProVita tiene in massimo conto ogni persona, al di là dell’orientamento sessuale. Ma è evidente che l’iniziativa della scuola di polizia di Peschiera in favore dei poliziotti omosessuali non era affatto volta al rispetto della singolarità di ognuno. No, la lezioncina aveva tutt’altro scopo, ossia quello di fare propaganda, un vero e proprio inno all’omosessualismo, nel subdolo tentativo di convincere l’opinione pubblica che “si può fare tutto” e che “l’importante è che una coppia si ami (il solito love is love: tra due o più persone, di qualsiasi età e perché non tra persone e animali o cose?) non conta“. E’ la sagra del degrado umano e sociale, ancora prima che morale.
E meno male che dicevano di non avercela con nessuno, dato che poi dicono sia importante discriminare i gay in modo che l'opinione pubblica sia portata a ritenere inaccettabile l'omosessualità. Sarebbe come dire che Hitler stimava gli ebrei, solo non voleva che l'opinione pubblica potesse pensare che avessero anche loro un qualche diritto di poter vivere.
Ma la violenza dell'articolo non si ferma qui:
A conferma di quanto affermiamo, è sufficiente la frase pronunciata a margine dell’incontro dal direttore Trevisi: “Gli allievi poliziotti, come dico sempre, devono essere istruiti con le lezioni teoriche e addestrati con le lezioni pratiche (lasciamo ad altri l’onere di capire quali ‘esercizi’ vengano proposti agli allievi in questo ambito, ndR), ma anche plasmati per diventare ancora prima che ottimi poliziotti dei bravi cittadini: per questo servono tutte le possibili lezioni di vita, come la testimonianza che abbiamo avuto oggi“.
Insinuato che la polizia abbia fatto strani "esercizi" che presumibilmente quelli di ProVita sperano possano essere associati ad atti sessuali, si arriva al negazionismo più puro:
Invece di rendersi conto che la cosiddetta omofobia non è un’emergenza italiana, e che anzi l’Italia è uno dei Paesi più gay-friendly, anche nell’ambito delle forze dell’ordine bisogna piegarsi di fronte all’ideologia. Avevamo già parlato qualche mese fa degli omosessuali in uniforme contro l’omofobia a Trento, ora il caso di Peschiera conferma.
Insomma, si dice che l'omofobia non esiste (anche se curiosamente esistono le vittime di omofobia, ndr) e si spergiura che i diritti dei gay non sono una priorità così come sarebbe neppure il garantire loro un minimo di sicurezza dinnanzi al crescente numero di reati violenti che si registrando (e che pare difficile dissociare dalla promozione dall'odio di certi giornali che si definiscono "cattolici").
Non che ci si possa aspettare molto da gente che si dice convinta dell'esistenza di fantomatiche "Ideologie gneder", ma qui il distacco dalla realtà pare al limite del surreale. Così come non basta dire che Babbo Natale esiste per renderlo reale, allo stesso modo non basta dire che l'omofobia non esiste per potersi assolvere dall'omofobia che si sta promuovendo.
E nel leggere le loro parole ci sarebbe anche da sperare che un qualche bravo psichiatra possa prendersi cura di loro, magari cercando di di capire perché non perdano occasione per sostenere che loro vorrebbero vigliano fare sesso con degli animali ogni qualvolta qualcuno gli parla di amore. L'impressione è che siano davvero convinti che abbiano sposato una donna solo perché la legge non permetteva le unioni civili, altrimenti loro avrebbero preferito sposare cani o oggetto... una tesi davvero preoccupante oltre che follemente perversa!
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