Adinolfi attacca i vescovi: «Se non dite che i gay meritano la morte, fate propaganda lgbt»
Adinolfi è solito utilizzare il termine «cristiano» per meri fini populisti e ideologici, motivo per cui è solito utilizzarlo praticamente ogni due parole. Sostiene che lui sia un cristiano che scrive su un giornale cristiano perché da vero cristiano qual è, lui sa che i cristiani debbano cristianamente battersi affinché una parte della popolazione sia cristianamente vittima di discriminazione, violenza e sopraffazione. E chiunque osa avere un'idea diversa dalla sua viene accusato di essere un falso cristiano perché il vero cristiano è chi inneggi alla sua ideologia, non certo all'amore predicato da quall'anti-cristiano di Gesù!
A riconfermarci come il leader integralista paia interessato alla religione solo quando può trarne un profitto politico è un vergognoso messaggio che è stato pubblicato sulla pagina del suo partito. Il tema è il caso del sacerdote sardo che dal pulpito della sua chiesa sostenne che i gay «meritano la morte» sulla base di una lettura letterale delle lettere di Paolo. Sul tema è intervenuto anche l'arcivescovo di Cagliari, il quale ha chiesto scusa per l'atteggiamento del sacerdote ed ha spiegato come quella proposta fosse «un'interpretazione distorta» che ha provocato «gravi fraintendimenti e ha falsato anzitutto il pensiero di san Paolo».
Ma dato che Adinolfi non se ne fa nulla di un religioso che non predica odio e discriminazione, ecco che il suo partito afferma:
Don Pusceddu, da sacerdote, obbedirà al suo vescovo. Noi, da laici credenti e praticanti, diciamo che se un sacerdote dall'altare non può più neanche citare San Paolo testualmente leggendo direttamente la Parola e ricordare il concetto di peccato mortale, allora appendete i nastri arcobaleno sugli altari e dite in chiesa che l'insegnamento di Cristo è Love is Love. Poi però non meravigliatevi se la chiesa la ritroverete vuota e la fila la faranno per iscriversi all'Arcigay. Dopo i vescovi romani che votano Grillo, ennesimo segno di sbandamento dell'episcopato italiano. Don Pusceddu è costretto al silenzio dal suo vescovo e farà bene a obbedire, ma il Popolo della Famiglia è con lui e non con il vescovo timoroso, prono alla propaganda lgbt che, ricordiamolo, ha denunciato il sacerdote e lo vuole a processo. Il vescovo starà con i testimoni dell'accusa convocati da Arcigay?
Ecco che persino i vescovi vengono accusati di fare «propaganda lgbt», quasi come se un orientamento sessuale potesse essere propagandato. Ma, soprattutto, si afferma che il ruolo dei vescovi non è difendere la verità della Bibbia, ma legittimare un uso strumentale che possa legittimare atti violenti ed ingiuste pressioni. C'è da chiedersi se la Chiesa Cattolica sappia quale fanatismo abbia alimentato nel dare credito a chi li ha ammaliati prometteva un po' di omofobia contro i figli di Dio a loro meno graditi.
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