Adinolfi dice che non esiste un diritto al matrimonio gay, esiste solo il suo diritto a potersi sposare quante volte vuole

Mario Adinofli è probabilmente l'emblema di una società in decadenza. È un uomo brutale, miogeno ed omofobo che si batte per creare infelicità. La sua intera esistenza non è orientata a creare un bene comune, ma ad impedire che alcune persone possano realizzarsi.
Il suo terreno di caccia è la vita altrui. Il presupposto è che a lui tutti i diritti siano dovuti e che agli altri non sia dovuto nulla. Il tutto senza che la decisione possa avere conseguenze sulla sua vita, senza che ci siano rivendicazioni per sé stesso ma sempre e solo per danneggiare il prossimo. Praticamente non c'è alcuna differenza con un nazista ariano che chiedeva che gli ebrei fossero uccisi perché tanto lui non ne sarebbe stato toccato.
Premesso ciò, ecco che si comprende la violenza di chi gode nel sottrarre la dignità al prossimo, invocando la sacralità del matrimonio dopo che lui si è risposato in tuta da ginnastica a Las Vegas. Ma la premessa è sempre quella: i gay non si devono poter sposare ma lui deve potersi sposare tutte le volte che vuole.

Ed è così che sulla sua pagina Facebook ha pubblicato l'ennesimo insulto alla dignità umana in un testo intitolato "Non esiste il diritto al matrimonio omosessuale". L'integralista, scrive:

Qualche ora fa la Corte europea dei diritti dell'uomo ha emesso a Strasburgo una sentenza che fissa il principio che "non esiste il diritto al matrimonio omosessuale" fuori da apposite leggi che devono essere democraticamente approvate dai Parlamenti nazionali. La sentenza ha valore storico, spiega che non esiste un diritto di due gay ad essere trattati come uomo e donna che si sposano, non c'è nessun automatismo possibile, non è il "diritto umano inalienabile" che hanno provato a spacciarci. Decidono i Parlamenti: possono promuovere tali leggi oppure no, alla fine decidono i cittadini con le loro democratiche opinioni che possono essere per il sì oppure per il no. E non è che chi è per il sì è Martin Luther King e chi è per il no e il KKK. No, entrambe le posizioni hanno piena legittimità. La sentenza è storica e il casus belli è stato il "matrimonio" gay celebrato da un leader lgbt francese, Noel Mamere, nel 2004 quando era sindaco. La giustizia francese ha annullato quel matrimonio e oggi la Corte di Strasburgo ha sancito che ha fatto bene a farlo, la giustizia francese non ha violato nessun "diritto umano" perché non esiste il diritto al matrimonio gay.Inutile cercare la notizia sui media italiani e stranieri. Pochissimi siti l'hanno data. In Italia neanche uno, non esiste neanche una riga di traduzione in italiano su nessun mezzo di comunicazione. Domani La Croce aprirà su questa storica notizia. Continuons le combat.

La premessa è dunque il sostenere che una persona abbia il diritto di opporsi alla vita altrui al pari di un nazista, sostenendo che quella sia una posizione "pienamente legittima". Non è invece legittimo opporsi al suo matrimonio, mettere in discussione le tutele delle sue figlie (così come lui è solito fare contro i figli dei gay) e non vuole assolutamente si possa ridiscutere quella fantomatica libertà religiosa che l'integralismo ha trasformato in una legittimazione ad un nuovo nazismo.
Ormai uniformatosi al linguaggio neonazista di Forza Nuova, anche lui inizia a parlare di matrimonio fra virgolette se riferito ad un gay, evitandole solo quando parla dei delle due sue unioni. Ed ancora, di afferma che non esistano diritti umani che possano paventare l'equiparazione far la sua eterosessualità e quei cittadini di serie-b a cui deve essere negata pari dignità.

Il fatto che nessuno abbia dato la notizia è perché non c'era alcuna notizia. I due ricorrenti possono già sposarsi dal 2013 ed il resto della sentenza è un richiamo al caso di Schalk e Knopf del 2010. Il caso viene espressamente citato nella sentenza, così come viene ricordato anche nel la Francia aveva già introdotto le unioni civili e che ciò la rendesse diversa dal caso italiano (la generalizzazione adinolfiniana risulta quindi inesatta se non direttamente scritta in mala fede).
Il caso riguardava il ricorso alla Corte europea di una coppia che si era visto annullare il matrimonio che avevano celebrato nel 2004, quando ancora non erano in vigore le nozze gay. Il loro appello faceva leva sugli articoli 12 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
I giudici hanno tenuto nel cassetto il caso per nove lunghi anni ed ora se ne sono usciti citando una sentenza del 2010 in cui si sosteneva che gli stati liberi abbiano « un certo margine» nel decidere se aprirsi al matrimonio egualitario o garantire istituti analoghi. Allo stesso modo, i giudici hanno notato che «sulla base della legge del 17 Maggio 2013 i ricorrenti sono ora liberi di sposarsi». Da qui a parlare di una rivoluzione ce ne passa... eva anche ricordato che la sentenza CEDU non è definitiva e che le parti hanno tre mesi di tempo per decidere se richiedere il rinvio del loro caso alla Grande Camera, la suprema autorità della Corte Europea.

Ma forse la reale domanda è un'altra. In che modo l'assenza di un obbligo ad un atto di civiltà dovrebbe escludere tale possibilità? In fondo non esiste neppure un obbligo che impedisca di mettersi a ridere mentre si guardano le immagini di bambini che muoiono di fame, ma questo di certo non renderebbe quell'atto ignobile una una posizione "pienamente legittima" così come sostiene Adinolfi.
Ed ancora, neppure il Vaticano ha l'obbligo di modificare le sue leggi che fissano l'età del consenso per avere rapporti sessuali a soli 12 anni (o 15 se vi è una relazione di dipendenza l'età), ma questo non significa che sia legittimo sostenere la necessità di una sessualizzazione precoce dei bambini solo perché lo fanno i preti. E l'elenco potrebbe essere infinito.

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Nella foto: Adinolfi durante la celebrazione del suo secondo matrimonio, celebrato in un casinò di Las Vegas.


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