Carlo Gabardini sulla strage di Orlando: «Vedo alcune reazioni e davvero non ci sto»
A poche ore dalla drammatica strage di Orlando, è Carlo Giuseppe Gabardini ad aver rotto il silenzio contro certe insopportabili ipocrisie di chi fomenta un clima d'odio e poi spera di cavarsela con un po' di cordoglio quando 50 persone vengono uccise. Dalla sua pagina Facebook, scrive:
Quello che è successo a Orlando è orribile e ancora troppo recente per addentrarsi nel comunque arduo tentativo di scovarne dei motivi, dei moventi, una qualche sensatezza.
Piango e vorrei starmene zitto a piangere.
Ma vedo alcune reazioni e davvero non ci sto.
Papa Francesco ha rilasciato un comunicato in cui si dice profondamente turbato per il “numero altissimo di vittime innocenti”. E allora -col tono giustificato dal momento di sconvolgimento rabbioso- mi verrebbe da dirgli che si decida. Siamo innocenti o colpevoli? Perché non è che si può essere vittime innocenti se si è al bar a baciarsi fra uomini e fra donne e si muore, ma “essere in stato oggettivo di errore” se non si muore, essere colpevoli se si è vivi, se si fanno le stesse cose di quelle vittime innocenti, ma si ha l'unica colpa di non essere stati ammazzati barbaramente da un ventinovenne dentro una discoteca gay. E le chiedo questo, perché per molte, moltissime persone, la sua parola ha un valore assoluto, di guida, di verbo, di verità, e se per tutte loro è chiaro e risaputo che le persone omosessuali vivono nel peccato, nell'errore che necessita misericordia, potrebbero sentirsi tranquillamente giustificate a pensare anche che dunque meritano una punizione, che sono cattivi cristiani, che spiace ma un pochino se la sono andata a cercare. Ieri, al Pavia Pride, qualcuno ha minacciosamente scritto sul percorso con una bomboletta spray: “Sodoma è stata bruciata!” Ecco, se siamo vittime innocenti, mi piacerebbe che alla prossima occasione, magari dal balcone di San Pietro, dicesse chiaramente che tutti i gay sono innocenti, sia quelli vivi, sia quelli morti che oggi piangiamo.
E poi leggo il signor Mario Adinolfi che twitta la sua solidarietà a tutta la comunità LGBT, e comprendendo anche il suo legittimo momento di dolore, non posso non ricordargli che poco fa scriveva: “a me spaventa la visione antropologica terrificante che la Cirinnà incarna e che si fa legge... davanti al farsi legge del nonsense, bisognerebbe prendere i fucili”.
Creare un clima d'odio, lavorare quotidianamente per ostracizzare il proprio fantomatico nemico, alzare continuamente il livello dello scontro come se questa dei diritti civili fosse una battaglia di religione e non di giustizia, è un piano ben preciso che alcune persone stanno portando avanti nella speranza di convincere i più, che l'omosessualità debba venir debellata o resa marginale. Quando qualche pazzo prende questi signori troppo in parola, ovvero rende azione ciò che loro propagano solo a voce o penna, è inaccettabile che questi signori se ne stupiscano e cerchino di far finta di far parte dei buoni.