Don Massimiliano Pusceddu è stato rinviato a giudizio per lesioni personali


Don Massimiliano Pusceddu è recentemente finito alla ribalta delle cronache per aver sostenuto che i gay «meritano la morte». Sempre dal pulpito della sua chiesa, ha detto ai fedeli che un gay non può avere fede in Dio e che i cristiani devono impedire con ogni mezzo il riconoscimento dei diritti della comunità lgbt. Tanto gli era bastato per divenire l'idolo dell'integralismo cattolico, con tanto di assoluzioni pubblicate da Il Giornale e beatificazioni celebrate da estremisti come Mario Adinolfi.
Quelle parole vennero poi ribadite anche in una recente intervista a "La Zanzara" su Radio 24, durante la quale ribadì la sua opinione per cui «gli omosessuali vanno contro natura, sono nemici di Dio e meritano la morte. La coppia è solo tra uomo e donna».

Seppur per un'altra questione, il parroco quarantenne di Vallermosa risulta ora rinviato a giudizio dal Gup di Cagliari con l’accusa di lesioni personali, minacce e porto di pistola. Il prete dovrà comparire il 4 novembre prossimo in Tribunale per essere processato dai giudici della seconda sezione.
I fatti risalgono 15 novembre 2014, quando il sacerdote avrebbe estratto una pistola dall'abito talare per minaccia il marito di una sua parrocchiana che gli aveva confessato alcuni presunti problemi di coppia. La donna temeva che l’uomo la tradisse. Il sacerdote lo avrebbe anche colpito con il calcio dell'arma, peraltro illegittima dato che il porto d'armi per difesa personale gli era stato revocato qualche mese prima dal questore Filippo Dispenza.
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