Firenze nega il patrocinio al Pride, ma invia il gonfalone al pellegrinaggio parrocchiale
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale? Non A Firenze, dove il Comune ha deciso di mostrare con i fatti che chi si dichiara cattolico ha diritti esclusivi mentre i gay sono una minoranza da discriminare perché poco gradita ai cardinali.
Dopo le polemiche per il marcato patrocinio del Comune ai Gay Pride, il sindaco si era giustificato sostenendo che «Sulla base di regolamenti e prassi comunale consolidata, non sono mai stati dati patrocini a manifestazioni che hanno direttamente o indirettamente un carattere politico o rispondono a una parte». Ebbene, allora Dario Nardella dovrebbe essere in grado di spiegare come in quella categoria possa essere stato fatto rientrare un pellegrinaggio organizzato dalla parrocchie. Perché se i gay vengono ritenuti «una parte», in che modo i pellegrini dovrebbero essere rappresentanza di tutti? E questo senza neppure ricordare come i diritti di una parte della cittadinanza siano diritti di tutti, dato che è la società a beneficiare della giustizia sociale e non solo chi ne beneficia direttamente (sarebbe come opporsi al fatto che esista la sanità pubblica se non si ha alcuna patologia o se non si devono fare esami: il fatto che esista è a vantaggio di tutti, non solo di chi è ricoverato).
La denunzia è stata lanciata dal consigliere comunale di Sinistra italiana Tommaso Grassi, il quale ha anche diffuso anche una fotografia che mostra la presenza del gonfalone in piazza S. Pietro.
«Nello stesso giorno in cui nega il Gonfalone al Gay pride -sottolinea- il Comune di Firenze lo spedisce in Vaticano dal Papa nell'ambito di un pellegrinaggio delle parrocchie toscane: praticamente, una chiara indicazione di come si schiera Palazzo Vecchio sul tema dei diritti civili. Il pellegrinaggio parrocchiale da Francesco è forse una iniziativa a carattere istituzionale?».
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